Pagina:Gandolin - Guerra in tempo di bagni, Milano, Treves, 1896.djvu/10

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dente, poi escì dall’atrio del Grand Hôtel e si fermò sopra l’ampia gradinata, a fumare rabbiosamente una favorita, guardando, spazientito e distratto, il Tirreno troppo turchino e troppo tranquillo, in desolante monotonia, e la rotonda di Pancaldi, popolata di sonnolenti leggitori di giornali, di mamme industriose, assorte nei lavori di uncinetto, nell’ombra dei larghi tendoni, che riparavano dai raggi torridi, non dai fastidiosi riflessi d’un sole tremendo che pareva l’ira di Dio.

Ogni tanto, il bagnino Tenebrone, con le carni del colore del bronzo, traversava la rotonda e, col sorriso ebete e cortese, diceva a qualche signora, toccando rispettosamente il cappello di paglia:

— Signora Teresina, la baracca è pronta.