Pagina:Gandolin - La famiglia De-Tappetti, Milano, Treves, 1912.djvu/18

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mandante in capo galoppa di qua, di là, facendo ondeggiare marzialmente il ricco pennacchio che pare una nuvoletta di bianchi vapori. Romba il cannone. Le bande musicali suonano l’inno reale. Agenore non istà più nella pelle. Un drappello di carabinieri splendidi, come campioni di un torneo, entra nel recinto. Sono i corazzieri.

Ecco il re, seguìto da un codazzo di splendide, svariate, pittoresche uniformi.

— Papà! Io non vedo niente; qual è il re?

— Vedi: è quello laggiù, pallido, con quei grandi baffi.... non lo vedi?

— Li hanno tutti i baffi.

— Non capisci niente. Non mi seccare.

— Lo so che non capisco: ma la mamma dice sempre: “Papà non sa mai quello che si dica„.

Policarpo dà un’occhiata fulminante al piccolo Agenore, che si ficca il dito nelle narici.