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la ritirata 153


sorta colla superba aureola di libertà e d’indipendenza — sì caramente acquistata per virtù de ’ suoi figli — la si vedeva ravvoltolarsi spudoratamente nel fetido brago dei corruttori e persecutori del genere umano.

Ma torniamo indietro al nostro racconto.

Una sera dei primi di marzo — in una stanzaccia sul di dietro della casa di Manlio in Trastevere — s’eran riuniti, Attilio. Muzio e Silvio per conferire sul da farsi. — Dal 15 febbrajo eran rimasti in Roma per tentare la fortuna — ma la fortuna di Roma era intricata in un labirinto tale — che tutto il generoso patriottismo dei nostri giovani eroi — e de’ loro trecento bellicosi compagni, non poteva trovarne l’uscita.

«Oggi;» diceva Attilio; «non v’è più merito a dar la vita per il proprio paese — quando è santificato il principio del non fare per non disturbare il bell’andamento di cose ordite dal moderantume. — I nostri amici di fuori sonosi rappattumati vergognosamente con questi nemici d’Italia — ma noi! ... come lo potremo mai? Potremo noi vivere in famiglia e concordi cogli scellerati, che ci venderebbero cento volte allo straniero — che corruppero — che depravarono questa nostra città e la prostituirono