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CAPITOLO XXXI.

LA BELLA IRENE.

Sui peristilio del castello ove giungevano i nostri quattro viaggiatori — scorgevasi una giovine donna, il cui aspetto indicava la matrona romana — forse un po’ più delicata del tipo antico.

Ai suoi vent’anni — al vederla — si avrebbe potuto aggiungere un lustro di più — perchè al suo sorriso angelico — corrugavansi alquanto le bellissimo guancie. — Neri gli occhi e la capigliatura — il suo portamento era incantevole e maestoso.

Inconscia della presenza delle compagne che venivan con lui, corse ad Orazio — ed uno di quegli amplessi che il solo amore vero sa dare — confortò per un istante l’uno e l’altro volto — nella effusione di un inesprimibile affetto.

Avvertite le donne, con un inchino graziosamente le salutò, mentre Orazio le diceva: «Irene, ti presento Silvia e Clelia, la sposa