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Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/190

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176 il governo del monaco


«tanto tempo. — Un grido di sorpresa e di gioja m’uscì incontanente dal petto — e lo confesso — tutto il mio pudore di donna — bastò appena per trattenermi dal corrergli incontro e gettarmi nelle sue braccia. — Il mio carattere solitario — e sdegnoso de’ costumi della Capitale — mi aveva mantenuta in una innocenza eccezionale — ed io prole di principi — appartenente alla più corrotta delle corti del mondo, era rimasta una semplice ed ingenua figlia della natura. —

«Irene! mi disse una voce che mi scese nel più profondo dell’anima. — Irene! potrei avere la fortuna di dirvi due parole — là o qua giù. come a voi piace?

«Scendere mi sembrò più conveniente che introdurlo nelle mie stanze — e scesi! — Ei mi prese quasi timidamente la mano — poi mi condusse verso il bosco — e là ci sedemmo sopra un banco campestre l’uno accanto all’altro — all’ombra delle piante. — Egli avrebbe potuto condurmi seco fino agli estremi confini della terra: — io mi sarei lasciata guidare dove a lui meglio piaceva.

«Stemmo un pezzo silenziosi — finalmente rompendo il silenzio egli mi disse: Irene! voi perdonate il mio ardimento — non