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la scoperta. 187


«Io non ti sono nemico — Orazio» disse Gasparo. — poichè era egli stesso — «anzi io vengo ad avvisarti di un pericolo che ti sovrasta — e che potrebbe essere la tua e la rovina de’ tuoi compagni.

«Che non mi sei nemico» — rispose Orazio — «lo prova il tuo contegno — tu avresti potuto uccidermi se lo fossi — pria ch’io mi trovassi in istato di difesa — e so di più — che Gasparo sa servirsi asti bene della sua carabina.

«Sì;» rispose il bandito — «vi fu un tempo in cui di rado mi occorreva di tirare un secondo colpo al cervo ed al cignale — ed oggi stesso, benchè gli occhi miei comincino a fallirmi — io non starò indietro ad alcuno, quando si tratti di assalire un nemico. — Ma sediamo — devo narrarti cose importanti.»

Seduti sul fusto di una vecchia pianta rovesciata, Gasparo cominciò a favellare dei disegni della corte papale coadiuvata dal Principe C. — Narrò che lui stesso era stato inviato dal Principe per scoprire ove potevano trovarsi i liberali — ed infine che egli — Gasparo — bramoso di vendicarsi del go verno dei preti — offriva invece il suo concorso ad Orazio — colla sola condizione di esser accolto nella banda liberale.