Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/211

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l'assalto 197


riferito — per liberare la sorella che credeva in mano d’assassini, — ma quando conobbe ch’erano tutt’altro gli uomini coi quali aveva combattuto — e Romani — egli sentì orgoglio di tanta bravura de’ suoi concittadini. — Poi egli doveva la vita a quel magnifico e valoroso soldato della libertà ch’era Orazio — e venne a conoscer esser lui lo sposo legittimo di sua sorella, ch’egli teneramente amava.

Allora cambiò concetto. — E tutte le suddette considerazioni militarono in favore della nostra Irene — quando — riconosciuto il fratello — essa diede un grido di sorpresa — e si precipitò ai suoi ginocchi stringendoli fortemente — e dirottamente piangendo — commossa nel rivederlo, anche perchè la presenza di lui richiamavale il genitore perduto che il fratello maggiore rappresentava per l’aspetto e per l’autorità.

Il Principe sollevò Irene gentilmente — ed ambi rimasero per più minuti abbracciati; spargendo lacrime di commozione. Orazio. — commosso lui pure sino al fondo dell’anima, — prese la spada del Principe, per la punta — e presentandogli l’elsa gli disse: «Un valoroso non deve essere privo dell’arma.» Il -Principe l’accattò con gratitudine. — e strinse