Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/258

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CAPITOLO XLIII.

IL SOLITARIO.

Era una di quelle aurore che ti fan dimenticare ogni miseria della vita — per rivolgerti tutto intiero alle meraviglie — colle quali il Creatore ha fregiato i mondi. — L’alba primaverile che spuntava dall’orizzonte. — così graziosamente tinta dei bellissimi colori dell’Iride — t’incantava. — Gli astri minori impallidendo erano scomparsi nella brillante atmosfera di luce del grandissimo benefattore della natura, e l’aura mediterranea che appena increspava l’onde, ti dilatava il cuore.

Con tinta cenerognola usciva l’Isoletta dall’onda all’Occidente. — e la Clelia spinta da leggerissima brezza da Levante, lentamente s’avvicinava.

Partito il giorno antecedente da Porto Longone lo Yach, aveva avuto una traversata felice e breve, con molta soddisfazione dei passeggieri romani in ispecie — ed in quella bellissima mattinata primaverile — esso spuntava