Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/27

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la congiura. 13


I preti non mancan di spie — e spie famose sono i preti stessi — onde ad alcuno sembrerà strano che una massa di congiurati potesse riunirsi impunemente in Roma. — Ma bisogna riflettere che nella santa città vi sono deserti — e che il Campo Vaccino, principale di quei deserti — racchiude tante rovine — quante forse non sono tutte insieme le rovine del mondo. — Poi, in una città come quella — un mercenario — che ama la pelle sopra ogni cosa del mondo — e fa servigi più in apparenza che in fatti — non corre ad avventurare la codarda sua vita in quelle macerie, assai men secure delle vie di Roma — ove un uomo onesto — è già sì poco sicuro.

In una città superstiziosa — come è la Metropoli cattolica — non mancano leggende di apparizioni tra le rovine — nè manca chi ci crede — anzi si conta: — che in una notte tempestosa come questa, due sgherri più avventati degli altri — avvicinandosi nelle loro ricerche al Colosseo — scorsero una certa luce e contenti di tale scoperta — si fecero innanzi per riconoscerla — ma che procedendo verso quella — parve loro vedere fantasmi così spaventevoli, che sopraffatti dal terrore se la diedero a gambe — perdendovi uno il cappello — e l’altro la sciabola — che aveva tentato di