Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/348

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334 il governo del monaco.


prese seco. — Con lui venne a Venezia — e mentre il padrone s’intratteneva nei saloni del palazzo Zecchin — il poco paziente domestico, che s’era fermato sull’ingresso del palazzo a godersi le scene del popolo festante — vedendo i tre romani, che amava come figli — fendere la folla con tanta precipitazione — volle seguirli — e così anche lui si trovò all’osteria sulla Riva degli Schiavoni alle calcagna di Cencio.

Descrivere lo stupore e la paura del mercurio clericale — in mezzo ai quattro — è cosa ben difficile. — Essi lo condussero nella stanza più recondita dell’osteria in un piano superiore — dissero al cameriere che portasse loro da bere, e poi li lasciasse — perchè dovevano trattare d’affari — chiusero l’uscio a chiave — ordinarono allo sgherro di sedersi contro il muro — presero posto su di una panca collocata al di qua della tavola — e coi gomiti sulla medesima — e cogli occhi fissi sul malvivente rimasero in attitudine di giudici inesorabili.

In altre circostanze forse — il malandrino avrà sentito rimorsi, e si sarà pentito de’ suoi tradimenti — ma in questa — vi assicuro che egli ne avea ben d’onde. —

I quattro amici — freddi e tranquilli, co-