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336 il governo del monaco.


maggior lucro all’artista, che quello di qualunque sovrano d’Europa. —

Era veramente una gran bella figura di brigante quel vecchio Gasparo — ma di buon brigante? di quelli che l’hanno a morte coi birri — ma che non si macchiano con azioni infami — come quei mostri assoldati dai preti che commettono eccessi da far inorridire una tigre. —

Anche il successore di Gianni., avrebbe fatto un’idonea comparsa in un quadro caratteristico — e certo per rappresentare la paura in tutta la sua bruttezza — nessuno avrebbe potuto servir meglio di lui. — Inchiodato al muro cui appoggiava le spalle — egli lo avrebbe rovesciato — forato — se la forza fosse stata pari alla volontà — coll’intento di potersi allontanare un pò più da quei quattro tremendi osservatori — lì — davanti a lui, fissi, impassibili, — e che pure meditavano la sua rovina — forse il suo esterminio. —

La voce austera di Muzio — dell’antico capo della contro-polizia di Roma — fu la prima che s’udì rompere quel sepolcrale silenzio. — «Dunque» disse egli: io ti voglio contare una storia o Cencio — forse da te conosciuta — come Romano — e che