Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/363

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il principe t... 347


«gui e raggiungi la scivolante fuggitiva — che porta seco l’anima mia! E perchè non sarà essa l’anima mia quella fanciulla leggiadra — quella bellezza adriaca — che io sognai mille volte — quando le lagune erano schiave come lo è la mia Roma?»

«Perchè? — perchè non la vidi che un solo istante? ma essa mi saettò con quel suo occhio di fiamma che mi vinse, e mi fe’ suo per l’eternità? Però non feriva essa colle sue luci tutti i circostanti egualmente! Non spargeva essa un’atmosfera di balsamo — che se inebbriò me — doveva anche inebbriare gli altri? —

«È questo poi amore? — E questo quel passatempo — che i mortali succhiano come l’arancia — e scaraventano poi nel letamajo? — oppure è quell’amore celeste! — sublime! che avvicina la creatura al creatore — che trasforma i disagi di questa misera vita... i pericoli... la morte — in delizie indescrivibili?

«Potente della terra — vieni a toccarmi questa mia donna — ch’io amo d’amore che non posso descrivere. — Vieni col tuo esercito di sgherri — fossero essi mille volte più numerosi — Vieni! e tocca soltanto il lembo della sua veste — questo