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il duello. 353


ficio — si posero loro in agguato nei dintorni dell’Albergo Vittoria — aspettando la comparsa del T. - — il quale verso mezzanotte arrivò, e fu seguito nella sua stanza dagli amici suoi — che gli palesarono la trama dei porporati — ed ogni loro scoperta.

Era troppo nobile d’animo il principe per mettere i suoi amici a parte dell’imminente duello. — Orazio specialmente — il cui animo ardente ei conosceva — e che non avrebbe concesso ad altri la parte di secondo. — Pure d’un secondo egli abbisognava — e profittando d’un momento di calda discussione tra gli amici, con un’occhiata chiamò Attilio al balcone, e lo richiese di fermarsi con lui per quella notte. —

Orazio, Muzio e Gasparo si congedarono, ed Attilio rimase col pretesto d’affari particolari. —

Alla prima alba, un giovine in camicia rossa picchiava alla porta della stanza N. 8, nell’Albergo Vittoria — e presentava al principe T. — un cartello firmato Morosini espresso in questi termini: «Io accettai la vostra sfida e vi sto aspettando alla porta dell’albergo nella mia gondola. — Ho meco delle armi — ma se non vi convenissero, portate le vostre. — I padrini stabiliranno le condizioni del duello.» —