Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/387

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la sepoltura. 371


di tanto apparato alla sepoltura d’un cadavere — ridere direi (se la morte potesse ridere) — per tante fandonie di lutto — che sovente altro non è che gioia nell’animo del vorace erede — e nei più — indifferenza. —

E i piagnistei per moneta — non sono cose da far compassione? Io ho veduto in Moldavia — (e lo credo uso d’altri paesi) all’accompagnamento del cadavere d’un Bojardo — una frotta di donne — pagate per piangere. — E che pianto! e che grida, mandavano quelle sciagurate! — Del dolore che ne risentivano, lascio giudicare i miei lettori. —

Cotesti piagnistei — li ho ricordati qualche volta, alla lettura delle discussioni parlamentari — ove certa gente pacata — o che spera d’esserlo — si sfiata ripetendo dei bravo, bravissimo — alle insulse e sovente liberticide ragioni di questo o di quell’altro primo ministro. —

Il feretro dei principe T. — fu seguito da molta gente — perchè si seppe — egli essere un principe — e nella massa degli uomini che accompagnavano il titolo — per altro colla maggiore indifferenza, — si distinguevano pure alcune fìsonomie meste — e queste erano i veri amici del defunto — Attilio, Muzio e Gasparo. — Quest’ultimo si vedeva chiaro avere gli occhi gonfi dal pianto.