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386 il governo del monaco.


«E i birri? — Dovunque — la più trista canaglia del mondo — in nessuna parte arrivano alle tristizie di quei di Roma — i birri dico — codardi per natura — e lenti per la vita infingarda che menano — invece di correre sul sito a smorzare il fuoco — si misero a squarciagola a far schiamazzo — per svegliare il vicinato — ed al fuoco non si appressarono — se non quando buon numero di vicini, d’ogni parte accorrenti, giungeva sulla scena d’azione.» —

«Tocca ora a me, pensai — e mi precipitai nel vortice di quel tramestio. — Le monache potevan stare allegre che un bel liberatore ce lo avevano alla porta — e potevano star allegri anche i birri, che avevano acquistato in me un famoso compagno.

«Le cose meglio non potevano riuscire. — Al clamore di quei di fuori — le monache non tardano a destarsi — spalancando l’inferriata — giungono anche esse alla riscossa — con secchie piene d’acqua — e bugliuoli e catini — e quanti recipienti davan loro alla mano — le poverette! — Dopo aver fatto mostra di smorzar anch’io dalla parte di fuori — sempre fisso però il mio occhio di lince verso il di dentro — vedendo la partita ben impegnata — mi slanciai nel-