Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/446

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432 il governo del monaco.


marle tutte, in guisa che di pochissime quei di dentro potevano disporre. —

Si aggiunga il tradimento che si preparava a questo popolo infelice: istigandolo a fare alcuni tiri di fucile — anche all’aria. — poichè sarebbe bastato, si diceva, per far volare l’esercito italiano dalle frontiere — e si avrà un’idea dell’infernale perversità — con cui da Firenze s’ingannava il popolo di Roma — e gli eroici suoi amici. —

E i-tiri di fucile li fecero — i poveri Romani — e si batterono senz’armi per le strade — contro l’immensa soldatesca ben armata — e birri — e preti e frati pure in armi — e fecero saltare una caserma di zuavi con una mina — e col solo coltello pugnarono da disperati — contro le famose carabine dei mercenarj.

In Trastevere — s’eran riuniti i nostri vecchi conoscenti — Attilio — Muzio — Orazio — Silvio — e Gasparo — e con loro tutti quelli dei trecento — su’ quali la polizia non aveva ancora posto le mani1.

Il popolo avea trovato capi atti a guidarlo — e vi fece il suo dovere.

  1. Si facevano ascendere a diecimila i patriotti arrestati in Roma in quest’ultimo movimento — dal paterno Governo dell’angelico. —