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CAPITOLO XXIV.

ROMA.

Son le tue zolle sante, ed i tuoi colli
Templi, ove l'uom che ne respira l'aura
Se non risente dignità — la creta
Sortiva dello schiavo!...
 (Autore conosciuto).



Io m’inchino davanti alla grande metropoli del mondo, davanti... alla grandissima meretrice!

Panteon delle maggiori grandezze umane, ed oggi fatta lupanare d’ogni schiuma di ribaldi dell’universo.

E tale doveva esser la sorte dell’orbe!

Calpestando sotto i suoi piedi d’acciaio le nazioni, e dalle nazioni precipitata all’ultimo grado della scala umana.

Papi ed imperatori altro non furono che carnefici della giustizia suprema!

Eppure m’inchino davanti a te, Roma!... perchè in te spero, in te che lavata dall’immondizia di cui sei insudiciata, oggi riapparirai risplendente dell’aureola della libertà come a’ tempi de’ tuoi