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Pagina:Garibaldi - I Mille.djvu/194

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CAPITOLO XXXV.

LA CONVERSIONE

Non v'accorgete voi che noi siam vermi,
Nati a formar l'angelica farfalla
Che vola al suo Fattore senza schermi.
(Dante).


La conversione! La conversione di due ebrei che dalla stupida fede d’Israele passano alla non meno del cattolicesimo. Che trionfo per la Santa Stalla!1

Potete rallegrarvi, cattolici, massime quelli che i preti hanno venduto allo straniero, settantasette volte; ed oggi, non avendo compratori tra i potenti cattolici, si raccomandano a Lutero, e mancando Lutero, a Maometto, per tener loro bordone alle insaziabili libidini di potere e di lussurie.

Una conversione solennissima, sì! per la maggior gloria di Dio (sacrileghi!). Ed i quiriti ed i discendenti di Scipione, vestiti a festa, preparansi ad assistere degnamente a cotesto trionfo! Che differenza tra gli antichi che trascinavano i mo-

  1. Ho pensato bene di adottare stalla in luogo di bottega dei preti, perchè significantissimo e di più suggeritomi da un contadino.