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inghirlandate con squisite dorature, ed i sedili dello stesso ricoperti di finissima e candida seta, abbarbagliavano nel fissarli. E su quei sedili? sedevano a destra e a sinistra due preti, ambi conosciuti da noi; a destra il generale dei gesuiti, ed a sinistra il più astuto di quella setta — monsignor Corvo — sul davanti un vecchio a bianca capigliatura sul volto del quale scorgevansi i segni dell’atroce tortura. Al posto d’onore stavan due donne coperte da bianco velo, e candidissimo era tutto il resto dell’abbigliamento. Dalla statura, dal portamento della persona e dalla corvina capigliatura, esse parevan sorelle; gli occhi e l’impronta degli anni era difficile discernere da lungi sotto il velo sottile. Ma da vicino, anche attraverso le maglie del mussolino, chi avrebbe potuto sostener la scintilla che sfavillava dagli occhi nerissimi delle due giovani trionfatrici? Chi eran desse? Lo sapremo presto.

La processione procedeva maestosa, solenne, com’al solito si eseguiscono le pompose mascherate della negromanzia, e siccome credo gl’impostori sian sempre stati gli stessi e colle stesse propensioni in tutti i tempi, mi figuro essere stato il mondo composto sempre di cretini e di furbi, dagli oracoli dei Greci agli aruspici dei Romani e sino ai roghi degli odierni chercuti. Diviso il mondo, dico, tra carogne e birbanti.

Ma che diavoleria è succeduta nell’ordinata, solenne maestosa processione dei preti! Che baccano nella moltitudine! baccano tale che nella