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Pagina:Garibaldi - I Mille.djvu/204

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180 i mille


dochè i servi di Dio, ministri dell’Onnipotente, sono sempre sotto l’egida di una provvidenza di ferro, sia essa nostrana o straniera. — Sarà anche per la maggior gloria di Dio, che i preti hanno tanta paura della pelle? E le legioni d’arcangeli colle loro spade di fuoco, pare preferiscano star lontani da questi puzzolenti chercuti.

Nell’emiciclo, alla sommità di cui stava il Papa, e proprio appiedi del suo trono, scorgevasi un inginocchiatoio con ricchi cuscini coperti da raso bianco, e questo inginocchiatoio, si capisce, era destinato per le due vittime — che al canto d’un Veni Creator e alla sinfonia d’un organo che faceva rimbombar i sette colli, discese dal carro trionfale, avanzavasi verso lo stesso, con in mezzo la contessa N. N. ed ai lati il generale dei gesuiti e Corvo.

Lo sventurato vecchio portava sulla sua canizie tracce incontestabili di terribili patimenti sofferti nelle torture, per avviar anche lui, povero diavolo, alla gloria del paradiso, e strapparlo al fuoco eterno dell’inferno, ove tutti gli ebrei e tutti i nati fuori del cattolicismo, devono piombar senza che ne possa scappar uno solo.

Nel fuoco eterno! mi capite, lettori — Eterno! eterno! sì! ed a cotesti inventori del purgantissimo ritrovato, se voi presentate un zolfanello acceso sotto la pulita del naso, essi vi staranno con quell’aria sorridente, con cui si contengono al cospetto d’un fiasco d’Orvieto, ed a lato delle loro amabili Perpetue — provatelo e vedrete. —