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278 i mille


L’ordine mio, nel lasciar l’esercito, era di gettar delle bande sulle linee di comunicazione del nemico, non di prender posizione fissa a poche miglia dall’esercito borbonico, con un fiume come il Volturno fra mezzo agli occupatori poco numerosi di Caiazzo, ed i loro sostegni sulla sponda opposta.

Il valorosissimo colonnello Simonetta, che comandava sulla sponda sinistra del fiume, e che sostenne come potè la ritirata dei nostri vinti di Caiazzo, piangeva di disperazione al miserando spettacolo, giacchè i volontari non pratici dei passi del Volturno, e perseguiti da vicino dal nemico, furon obbligati di gettarsi nel fiume, senza scelta, e caddero in un sito rapido e vorticoso.

Intanto l’impresa infelice di Caiazzo imbaldanzì il nemico, demoralizzò la parte nostra, ci obbligò dall’offensiva passare alla difensiva, e fu per i borbonici un fortunato preludio della gran battaglia meditata, che sarebbe stata differita senza dubbio, e che per ciò ebbe luogo pochi giorni dopo, il 1° e 2 ottobre.