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azione clericale-borbonica, sdegnato prima contro i correligionari della camorra, e della bottega di Napoli, era poi sdegnatissimo contro i generali di Francesco II che con un immenso e brillante esercito, s’eran lasciati battere da un pugno di rompicolli.

Come abbiam veduto, egli avea lavorato in Napoli con un accanimento straordinario per suscitare il partito ad un movimento d’insurrezione, che avrebbe servito di potente diversione a favore dell’esercito di Capua. Egli avea assistito a tutte le riunioni della camorra, avea picchiato a tutte le porte dei conventi, dei prelati e dei parroci. Ma vi vuol altro: — l’affare era arduo per i grassi ministri di Dio! Si trattava della pelle — e benchè sicuri della gloria del paradiso (non ridete), morendo per una causa santa, — essi, i candidi leviti che appartengono ad un mondo superiore, amano un tantino le delizie di questo. E perciò il nostro settario di S. Ignazio, maledicendo alla codardia dei ben pasciuti coccodrilli, recossi al campo del re di Napoli.

Corvo assisteva a tutta la battaglia del 1° ottobre; vero genio del male, egli moltiplicavasi in tutti i punti più importanti, animando i soldati alla zuffa; — e fu veduto col crocifisso alla mano nel più forte della mischia, eccitando, col gesto e colla voce, e gridando con quanto avea di polmone: «Avanti!» Ma là pure gli toccò ad indietreggiare, e si contava d’un prete, che mentre tutta la truppa davasi alla fuga, esso per l’ul-