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ed a prostituire i domestici focolari — si chiamino essi francesi, austriaci, turchi od altro — e che dovere di tutti — giacché si tratta della causa di tutti — si è di distruggerli con tutti i mezzi possibili. Operando in tal modo ed obbligando alle armi chi vuole e chi non vuole, cioè due milioni di militi (10 per 100 come in Svizzera), la nostra Italia è invincibile.

Il loiolita, con tutta la malizia che gli conosciamo, aveva saputo adoperare tutti i mezzi e tutti gli stratagemmi di guerra in cui molti dei generali borbonici avrebbero desiderato di eguagliarlo. Egli disse tra sé: «Questi demonii di rompicolli, per argine che loro si opponga in Isernia, finiranno per superarlo: e questi cafoni, anche dopo d’aver distrutto la metà dei nemici, finiranno per darsela a gambe. — Quindi, meglio far un deserto della città, ove nulla potrà più trovarsi, e portare la guerra in una posizione vantaggiosa al di fuori, in cui, dopo fuggiti i miei codardi, almeno i nemici non troveranno altro che feriti e cadaveri».

Con tale ragionamento diabolico, e dopo d’aver ordinato quanti ostacoli era possibile al progresso dei trecento, egli comandò la completa evacuazione della città in nome del re e della religione.

L’evacuazione fu eseguita in modo da non lasciare nella città che pochissimi vecchi infermi, non trasportabili. Le vicinanze delle montagne e dei boschi presentavano dei nascondigli inaccessibili ai non pratici; ed ogni specie di vetto-