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capitolo lxi 381


luogo vicino ad una morente, passò in quella stanza, e contemplò il miserando spettacolo del gesuita, che si stracciava le vesti, e batteva il capo contro le pareti, per cui, strappate le fasciature del viso, trovavasi tutto insanguinato. Egli era diventato pazzo furibondo, e con fatica fu legato, per essere condotto al manicomio.

Tutti piangevano, intorno al letto di Marzia, e dato sfogo all’odio possente suscitato dai procedimenti dell’abbominevole chercuto, tutti lamentavano la società italiana, cotanto ancora travagliata dalla istituzione bugiarda del prete; e lamentavano tanto tesoro di bellezza, di valore e d’intelligenza, contaminato e precipitato in un letamaio, per la indecente lussuria di quella setta immonda.

Marzia sentiva vicinissima la morte, ma dotata di un supremo coraggio, e di quell’eroismo filosofico capace di affrontarla come una conosciuta, come una transizione naturale della materia, essa, in seguito dell’orgasmo necessario ad una manifestazione vera e solenne verso gli amati dal suo cuore, riprese alcuni momenti di calma, che le permisero di articolare ancora le seguenti parole: « Lina» essa diceva alla cara compagna: «Lina! quante volte nei bivacchi della superba nostra carriera, io sognava, od ardiva sognare alla vita beata, che avrei vissuto presso di te e del fratello tuo, là, nelle belle vallate dei nevati baluardi d’Italia. Ma era sogno, poiché, svegliata, io avevo la coscienza di non meritarla tale felicità!