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dai popoli ai loro oppressori — e che non trova paragone in nessun tempo ed in nessuna delle storie delle Nazioni.

Italia! terra dei morti — secondo uno di quei grandi che vengono nominati tali, perchè nacquero tra generazioni di piccoli. — Italia, dico, depressa oggi, umiliata — e detto in onor del vero — anche disprezzata — conta dei fatti che nessun popolo della terra uguaglia.

1° Giunio Bruto, condannando a morte i proprii figli perchè creduti implicati in una congiura contro lo Stato.

2° Manlio, dittatore, facendo decapitare in sua presenza il valoroso suo figlio vincitore d’un gigante latino che avea sfidato a pugna singolare i migliori dell’Esercito Romano, perchè avea trasgredito il divieto dittatoriale di non uscire dalle fila. Questi due fatti d’insuperabile disciplina sono forse la chiave di quella severissima disciplina romana che condusse le Legioni su tutto l’orbe conosciuto, e di cui si trovò un saggio sotto le ceneri di Pompei, d’un legionario che coll’arma al piede lasciossi coprire dalle ceneri senza muoversi.

3° E i Vespri? Un popolo che conta i Vespri ne’ suoi annali, può durar poco nel servaggio. — E ricordatelo bene voi che nei tempi presenti (1870) cercate di imbavagliarlo con delle concessioni e delle carezze più o meno scellerate e sempre gesuitiche. — Voi che nascondete le ugne d’acciaio degli antichi signorotti sotto uno straccio di carta che presto, speriamolo, per il decoro del-