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Pagina:Garibaldi - Memorie autobiografiche.djvu/52

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40 primo periodo.

senza speranza, essendo essa fidanzata ad un figlio del presidente. Io adoravo il bello ideale in quell’angelica creatura, e nulla avea di profano l’amor mio. In occasione d’un combattimento, ov’io ero stato creduto morto, conobbi non esser io indifferente a quell’angelica creatura, e ciò bastò a consolarmi dell’impossibilità di possederla. D’altronde bellissime sono le Riograndensi in generale, come bella la popolazione. Non indifferenti erano pure le schiave di colore, che si trovavano in quei compitissimi stabilimenti.

Come si può capire, ogni qualvolta un vento contrario, una burrasca, una spedizione qualunque, ci spingevano verso l’Arroyo Grande, era per noi una vera festa.

Il boschetto di tirìvà (sorta di palma altissima), che c’indicava l’entrata del fiumicello, era riveduto sempre e risalutato con vero piacere, e con fragorosissime grida.

Quando ci toccava poi a trasportare i gentili e cari nostri ospiti sino a Camacuan, ove andavamo a visitare donna Antonia e l’amabile di lei compagnia, allora era un ravvolgersi, un affaccendarsi in cure, in attenzioni verso le belle viaggiatrici! un pavoneggiarsi a chi più potea, un certo che infine d’affetto, di rispetto, di venerazione, per quelle carissime creature!

Esistevano tra l’Arroyo Grande e Camacuan alcuni banchi di sabbia, chiamati pìintaì, che partivano dalla costa occidentale della laguna, e si stendevano quasi perpendicolarmente alla costa in quasi tutta la larghezza della stessa, giungendo colla loro estremità orientale vicino alla riva opposta, ov’erano terminati dal canale detto dos barcos. Se si fosse dovuto spuntare quei banchi nel tragitto dall’Arroyo Grande a Camacuan, sarebbesi prolungato il cammino moltissimo; ma siccome con qualche fatica potevasi valicare i banchi, cioè gettandosi tutti all’acqua e spingendo i lancioni a forza di spalle, tale spediente era quasi sempre adottato, massime quando onoravano i nostri lancioni le preziose viaggiatrici. Con qualunque vento giungevano i lancioni