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64 primo periodo.

Il combattimento durò poco, ma fu micidiale; non morì gran numero di gente, perchè ve n’era poca a bordo; degli ufficiali esistenti nei tre legni però io rimasi solo in vita.

La squadra nemica entrò tutta, facendo un fuoco d’inferno con artiglieria e moschetti. Favorita dal vento e dalla corrente, che ne raddoppiava la velocità, essa ebbe poco danno, e gettò l’àncora a tiro di cannone da noi, continuando a cannoneggiarci con pezzi di calibro superiore ai nostri.

Io chiesi gente al generale Canabarro per poter continuare la pugna, ma ebbi in risposta di dar fuoco ai legni nostri e ritirarmi colla gente in terra.

In tale missione avevo mandato Anita, ingiungendole di non tornare a bordo; ma essa non mandò, tornò colla risposta; e veramente io dovetti all’ammirabile sangue freddo della giovine eroina il poter salvare le munizioni da guerra.

Seguitando il nemico a fulminarci colle sue artiglierie, ed io, quasi solo, dovendo incendiare la piccola nostra flottiglia, ebbi molto da faticare per eseguire r intento. Ebbi pure a sopportare il doloroso spettacolo dell’incendio dei cadaveri de’ miei fratelli d’armi, impossibilitato di dar loro altro genere di sepoltura, o far loro gli onori che meritavano.

Passando successivamente a bordo dei vari legni nostri per incendiarli, vi era un macello di cadaveri e di membra sparse per la tolda. Il comandante della Itaparica, Juan Enrique, del paese della Laguna, lo trovai tra altri cadaveri, passato nel mezzo del petto da un biscaino (mitraglia tonda di ferro). Il comandante della Cassapara, Giovanni Grigg, aveva ricevuto tale una mitragliata, e sì da vicino, che il solo busto rimaneva intiero del suo cadavere. E siccome era biondo di volto ed era rimasto appoggiato alla murata dalla parte opposta da dove era stato colpito, ei somigliava vivo.

In pochi minuti le ceneri di quei valorosi compagni eran sommerse dalle onde, e più non esistevano le navi,