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capitolo ventesimoquarto. 75

nare Lagos e ripiegarci sulla provincia del Rio Grande, temendo l’avvicinamento del nemico, contro cui non avremmo potuto sostenerci. Il resto della forza così menomata, mancante del necessario, particolarmente di vestimenta, in un paese di montagna ove il freddo cominciava a divenir insopportabile, stava demoralizzandosi, e ad alta voce si chiedeva di tornare ai focolari, cioè nella parte bassa ed aprica della provincia.

La provincia del Rio Grande è divisa in due regioni: la bassa, limitata a levante dall’Atlantico, ed a ponente e maestro dalla Serra do Espinasso, è regione quasi tropicale, per mite temperatura: il caffè, lo zucchero, gli aranci ec, beano quella felice contrada, che ha di più il vantaggio d’immensa quantità di bestiame, ed una bellissima popolazione, forte a cavallo quanto i figli delle Provincie del Plata; l’alta regione della Sena, con una temperatura assai più fredda, possiede le frutta tutte che appartengono a clima più rigido, cioè pomi, pere, pesche ec., ed è coronata dall’estremità meridionale dell’immensa foresta di cui accennai antecedentemente, i cui pini giganteschi vi fanno l’effetto di colonne di templi.

Il colonnello Teixeira fu dunque obbligato di cedere a tali esigenze, e mi ordinò di scendere la Serra cogli avanzi della fanteria e della marina, e di riunirmi all’esercito, preparandosi esso pure a seguirci colla cavalleria.

Quella discesa fu ardua, per le difficoltà della strada e le ostilità accanite degli abitanti della contrada, nemici acerrimi dei Repubblicani. Cosa strana eppur verissima, la classe dei contadini, che più d’ogni altra dovrebbe amare un reggimento libero, lo detesta e lo combatte.

Noi scendemmo per la piccada (sentiero nella foresta) di Peluffo: eravamo in sessanta circa, ed avemmo ad affrontare terribili imboscate, oltrepassate con incredibile fortuna, grazie alla risolutezza degli uomini ch’io comandavo ed alla poca pratica di combattimenti ne’ nostri nemici.