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capitolo ventesimoquinto. 79

I coraggiosi liberti, fieri della loro imponenza, diventavano più saldi, e vera selva di lancie somigliava quell’ incomparabile corpo, composto di schiavi liberati dalla Repubblica, e scelti tra i migliori domatori della provincia, tutti neri, tranne gli ufficiali superiori. Il nemico non aveva mai veduto le spalle di cotesti veri figli della libertà, che certo combattevan per essa. Le loro lancie, più lunghe della misura ordinaria, i loro nerissimi volti, le robuste membra, indurite a perenne e faticoso esercizio, e la loro perfetta disciplina, incutevano terrore ai nemici.

Già la voce animatrice del generale in capo aveva percorso le fila. «Oggi ognun di noi combatterà per quattro,» erano state le poche parole di quel sommo, dotato di tutte le qualità del gran capitano, meno la fortuna. L’anime nostre sentivano il palpito delle battaglie e la fiducia della vittoria. Giorno più bello e più magnifico spettacolo non m’era capitato mai!1 Collocato al centro della fanteria nostra, nel sito più alto, io scopriva l’uno e l’altro esercito.

I campi sottoposti seminati da poche e basse piante nessun ostacolo ponevano all’occhio, e si potevano scorgere i benché minimi movimenti. Lì sotto ai miei piedi, tra pochi minuti sarà decisa la sorte del maggior pezzo del continente americano, il Brasile! Deciso il destino d’un popolo! Codesti corpi sì compatti, sì floridi, sì brillanti, a momenti saranno sciolti, disfatti, orribilmente amalgamati e respiranti libidine di distruzione! Tra poco il sangue, le infrante membra, i cadaveri di tanta superba gioventù brutteranno i bellissimi e vergini campi! Eppure si aspettava anelanti il segno della battaglia. Ma invano! quello non doveva esser il campo della strage!

II generale nemico, intimorito dal fiero contegno dei Repubblicani e dalla fortissima posizione da noi occu-


  1. Che gusto per un discepolo di Beccaria nemico della guerra! Ma che volete: ho trovato sul sentiero della mia vita gli Austriaci, i preti ed il dispotismo!