Pagina:Garibaldi e Medici.djvu/28

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Nella precipitosa fuga gli Austriaci, invasi da vero terrore, buttarono, seminandoli per via, sacchi, fucili, giberne, non soffermandosi più che alle porte di Varese.

Vittime di questo fatto d’armi furono una cinquantina fra morti e feriti dalla parte di Garibaldi; del doppio e d’un centinajo di prigionieri da parte degli Austriaci.

Medici ebbe ordine di inseguire col suo battaglione i fuggiaschi; ma sopraggiunta notizia che un secondo corpo, più poderoso del primo, si avanzava a nuova offesa, soffermossi a Germignaga, ove fece in un subito costruire barricate, praticar fori nelle muraglie, disponendosi a respingere qualsiasi sorpresa od assalto notturno.

Nel frattempo Garibaldi aveva staccati picchetti perlustratori in diverse direzioni, ed indi, rassicurato essere quest’ultimo un falso allarme, diede ordine di portarsi a Ghirla e di là per Induno a Varese, precipitosamente sgombrata dai Tedeschi, appena seppero del suo avvicinarsi.

È indescrivibile la gioja quasi delira dei Varesini nel rivedere il valoroso Condottiero entrare trionfante in città, fedelmente vestito alla foggia americana, con tunica rossa e spada pendente dalla cintura di cuojo, seguito dal suo Stato Maggiore. Verso le 5 pomeridiane ricevette dal Peregrini la bandiera tricolore, stata da lui nascosta qualche di prima, per salvarla dagli austriaci artigli. Entusiasticamente acclamato dal popolo festante, prese alloggio in casa Ponti, mentre i suoi soldati, parte occupavano le alture di Biumo, parte serenavano alle porte della città.

Invitato al Palazzo Municipale, si presentò al pubblico acclamante, a cui tuonò queste maschie parole: «Non è colle grida e cogli applausi che si combattono i nemici della Patria, ma coli’ armi e col sangue. Ogni oggetto atto ad offendere, un fucile, un ferro, una falce, un bastone, un arnese qualunque può tornare utilissimo alla guerra che noi dobbiamo adesso incominciare e proseguire ostinatamente contro lo sgherro vilissimo dell’Austria. Imperocchè non trattasi ormai più d’affrontare le schiere compatte ed ordinate d’un esercito in campo, ma di molestare invece da ogni parte, alla spicciolata, all’improvviso, senza tregua, il nemico. Ricordate, o cittadini, che ogni Croato che si uccide, è un sudiciume di meno per l’Italia. Chi di voi