Vai al contenuto

Pagina:Garibaldi e Medici.djvu/31

Da Wikisource.

— 29 —

Sopraggiunta la notte, visto che sarebbe stata, più che temerità, follìa il prolungare quella disperata resistenza, raccolse i suoi soldati in colonna serrata e a bajonetta in canna si aperse un sanguinoso varco tra le file nemiche, seminando tra di esse tale scompiglio, incutendo loro tale spavento, da spingerle col favor delle tenebre a vicendevolmente sbaragliarsi alla cieca.

Riuscito fuor della fitta cerchia in aperta campagna, giunto ad una lega da Morazzone, per meglio provvedere alla comune salvezza, licenziò gran parte della suprestite schiera, consigliandola a dirigersi al confine Svizzero alla spicciolata. Egli, con pochi de’ più intimi, li raggiungeva il dì dopo a Lugano: d’onde, immensamente addolorato per l’Italico rovescio, partì subito per Genova.

Così ebbe fine la quasi singolar tenzone, che sparse tanta luce di gloria sul nome italiano per opera di quel Grande, di cui può dirsi al dì d’oggi:


. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Nè sa quando una simile
Alma guerresca e prode
La sua gloriosa pagina

Ad emular verrà!