Pagina:Garrone-Ragazzoni - Edgar Allan Pöe, Roux Frassati, Torino, 1896.pdf/153

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III.


Determinate così la lunghezza e l’intonazione del mio poema, mi misi a ricercare, per via d’induzioni del tutto comuni, una qualche curiosità artistica ed interessante, di cui potessi servirmi come di chiave per la sua costruzione; di qualche perno, su cui far girare la mia macchina.

Meditando attentamente sopra tutti gli effetti di arte conosciuti, o, più propriamente, sopra tutti i mezzi d’effetto (la parola intesa nel suo senso scenico), non potevo a meno di riconoscere immediatamente che nessuno era stato più generalmente impiegato che quello del ritornello.

La generalità del suo uso bastava a convincermi del suo valore, e mi risparmiò la necessità di sottometterlo all’analisi.

Considerai tuttavia che, essendo il ritornello ancora allo stato primitivo, era suscettibile di perfezionamento. Così, come lo si usa comunemente, il ritornello, non solo è limitato alla poesia lirica, ma anche il vigore della impressione che deve produrre, dipende unicamente da una potenza di monotonia, tanto nel suono, quanto nel concetto.

Il piacere che ne risulta non proviene altro che dall’identità e dalla ripetizione.

Io stabilii di variare l’effetto, allo scopo di aumentarlo; di restare, cioè, generalmente fedele alla monotonia del suono, mentre alteravo continuamente quella del pensiero: vale a dire, io mi promisi di produrre