Pagina:Garrone-Ragazzoni - Edgar Allan Pöe, Roux Frassati, Torino, 1896.pdf/209

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Pöe passò la primavera del 1849 a Lowel, e fu qui, in casa di un amico, che egli compose il suo famoso poema Le Campane, poema che una volta di più dimostra la versatilità del suo ingegno ed il suo talento di verseggiatore.

Le Campane hanno nell’originale un valore fonetico che nella versione non può essere interamente serbato, ed infatti le fantasticherie mirabili dell’autore sono qui così abilmente ricamate fra le combinazioni dei ritmi e dei suoni, così finamente intrecciate, che il lettore, a un certo punto, non sa più se lasciarsi guidare dalla magia della concezione o cullare dal fascino dell’armonia, finchè abbarbagliato davanti a quel miracolo di equilibrio poetico è costretto ad esclamare con Byron:

«One shade the more, one shade the less
Would half impair the nameless grace».

(Un’ombra di più, un raggio di meno avrebbero guastata quella grazia senza nome).

La storia di questo poema è curiosa. Nella sua forma e disposizione attuale non venne pubblicato che dopo la morte di Pöe: quando la prima volta fu dato alle stampe nel Sartain’s Magazine esso non constava che di 18 versi:

LE CAMPANE

(Canzone.)

     Oh le campane! senti le campane,
          le allegre campane nuzïali!
          e le campane piccole d’argento!
          Che melodia magica s’eleva
          da ogni pulsazione argentina