Pagina:Garzoni - La Piazza Universale - 1593.djvu/90

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sẽpre difesa, et che la discordia d'ogni suo male era stata cagione. Perciò bẽ disse Cornelio Frãgipane huomo di rare lettere in una sua eloquẽtissima oratione a messer Frãcesco Donato Doge di Venezia. O buona, et dolce pace, figliuola di Dio ottimo massima madre del riposo, et della trãquillità, sorella dell'amore, et della carità, nutrice dell'arti, delle scienze, et delle facoltà, cõservatrice delle republiche, et delle città. Chi mãtiene i cieli se nő armonica cőcordia ricevuta dal primo motore? Chi regge questa grã machina della terra, se nő la pace del suo eterno governatore? Chi dà vita quieta a tutti gl'animali del mődo se nő questa cőcordia, questa pace? Chi ruina, chi dissipa, chi distrugge, chi annichila il tutto, se nő la discordia? Potrà mai saggiamẽte governarsi le Republiche, e Religioni Christiane, quãdo vi sarà nominato in lor l'essecrabil nome di discordia, partimẽto, e divisione? Che cosa vuol dire la scelerata introduzzione di queste fattioni, di queste patrie, di queste parti propriamẽte, che tirano seco tãte seditioni, tãti scãdali, tãti amutinamẽti, tãte rebellioni, tãti eccessi? Chi è potissima cagione, che la Republica vada in ruina, se nõ il mal governo, la tirannia, l'ingiustissimo giogo posto a sudditi, cõ quella inimica d'ogni bene, pestifera discordia, nõ seminata, mà generata nelle viscere de' suoi principali? Et che tira all'ultimo esterminio la madre cõmune, se nõ quel tristo, e iniquo reggimẽto inventato dall'ambitione d'huomini seditiosi, nati per porre il giogo come Silla, e Nerone alla dolẽte madre da si dolorosi figliuoli afflitta indegnamẽte, e calpestata? Chi ha poter d'usurparle la libertà, e darla in preda a ladroni perpetui, se nõ la cieca discordia di quegli, ch'amano più i favori tirannici, che 'l debito, l'honore, la salute, la vita nella Republica istessa? Hor quãto bene scrivẽdo Seneca [Seneca.] a Lucillo disse all'hora quãto disse. Nõ essere amico d'huomini sediciosi, perché basterãno poi a rivoltarti, ne diventare affettionata di novità, perché potrãno poi alterarti, che a dirti il vero nõ vidi nella nostra republica novità, che nõ generasse ella scãdalo, ò che qualche sciocco nõ l'invẽtasse. Onde procede la dura servitù, che affligge molte dignissime persone, e travaglia lo stato de' virtuosi, se nõ dal cõto che si tiene ognora nell'accordarsi insieme al bene, et mettere i corpi, gli animi, le forze, l'ingegno, l'amicitie, i danari, i favori, cõtra la malitia, la perfidia, l'ingiustitia, la protervia, la sfrenata ambitione de gl'huomini (se pur huomini sono, e non maladetti demonij infernali) cupidi più che Lucifero di signoreggiare? Tutto il dãno adũque, tutta la strage, tutta la ruina procede dalla discordia. E però bisogna, che i Governatori sian molto saggi in mantenere la cõcordia, et la pace nelle città, ò Republiche, o Religioni governate da loro. Ma perché il fondãmẽto della pace è la giustitia, onde nella sapiẽza è scritto. In disponẽda cõcordia est lex iustitiae. E nel salmo si legge. Otietur in diebus eius iustitia, abữdavit pax. è necessario che i Governatori sian giusti, e retti, se questa pace s'ha da introdurre, e con-