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Adr. Ninfa di te più bella
Unqua l’Asia non ebbe negli Esperidi,
Nè Roma vide mai nelle effemeridi.
Ma che vuol dir quella selvaggia crate,
Che ti cinge la fronte?
Cib. Sono gli allori del Caucaseo fonte,
Dove ebber culla i nostri primi amori.
Adr. Rimembranza felice!
Cib. Or, giacchè non mi lice
Nel gran Soglio di Roma esserti accanto,
Torno infelice (ah che mi scoppia il pianto!)
Alla capanna. Adramiteno, addio.
Adr. Non coglionar, ben mio.
Già di Roma i tumulti son depressi,
Già il Popolo, le squadre, ed il Senato
Stan preparando l’aureo serto ornato
Di pietre false comperate al ghetto.
Esultano gli Ebrei,
E sol pochi baggei
Ci son nemici, ma saranno oppressi.
Cib. Tutto già so, ma ancor di te pavento.
Adr. Come? d’un tradimento
Reo mi credi ancor?
Cib. Anzi son grata
Al tuo amor, a’ tuoi doni:
Pur, se rifiuto la tua destra, e il Soglio,
Sol per tuo ben divento ingrata, e voglio,
Che il mio error tu perdoni.
Ti tesse in Roma insidiosa trama
Elvia matrona, ed ha superba brama
Di salir sposa tua teco all’Impero: