Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu/149

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e della musica da chiesa; ci si parlò con entusiasmo di un suo Requiem e de’ molti miglioramenti ch’egli potrebbe introdurre nell orchestra se ne1 professori di questa regnasse maggior condiscendenza verso il loro zelante capo; - Uccelli, abile maestro al cembalo dell’istesso teatro; - Novella che fu ammaestrato dall1 egregio Mireki, del quale quanto prima avremo occasione di parlare allorché verrà fatto di pubblica ragione il nuovo suo metodo per pianoforte, da lui vantaggiosamente già esperimentato con molti allievi; Biellati, autore dell’Opera il Coscritto; - Franchini che produsse gli Empirici; - Costa maestro deìifstituto musicale, stabilimento mantenuto dalla generosità de’privati e che ci si disse non essere in uno stato troppo florido; - Madamigella Abbadia fu quivi educata; - Adelaide Gambaro applaudita artista che a’suggerimenti del celebre suo cognato il maestro Mercadante attinse le norme del bel canto; Becali, oboista; Preve, violoncellista; Gambaro, il provetto suonatore di clarinetto; - Martin Lobia, Ravano, Ronco, Schiaffici ed altri mercè il cui ingegno, dottrina e zelo artistico grande eccitamento e vantaggio debb1 essere procacciato alla musica a Genova. Il pianoforte in molte case risuona toccato da vari amatori, a1 quali non manca che l’opportunità di essere dagli applausi stimolati a più alacri sludj; che, come da autorevole persona ci venne riferito, nelle società genovesi, tranne poche eccezioni, la musica stromentale non ha il potere d’impor silenzio e di cattivarsi la generale attenzione. Qui trovatisi alcuni buoni islromenti fabbricati in Francia da Erard, Pleyel, Pape, Boisselot, ecc; uno di Erard tra gli altri, posseduto dalla più distinta dilettante di Genova sotto molti rapporti è il migliore da noi udito: Thalberg in segno di soddisfazione vi appose il proprio nome. Quel pianoforte ha una voce magnifica, e mirabilmente si presta ad ogni gradazione di tocco. Anche il canto qui possiede volonterosi e piuttosto abili interpreti come pure il flauto. - Siamo poi in grado di annunciare colla massima soddisfazione la ricuperata salute di Emanuele Borgatta, quell1 immaginoso giovane genovese che nel suonar con anima il pianoforte a pochi era secondo, e che diede al teatro Carlo Felice la Francesca da Rimini, spartito non privo di pregi. Chi voglia dire alcuna cosa della musica a Genova commetterebbe una grave trascu ranza se non accennasse alle brillanti serale settimanali dello splendido marchese di Negro che di ogni ameno ed utile studio fa suo diletto e singolare ornamento, e presso il quale concorrono tutti gli eletti ingegni del paese e tutte le notabilità letterarie e artistiche che visitano questa magnifica città. Jeri sera (22 luglio) all1 incantevole Villetta di quell1 illustre e compitissimo signore (*) ci venne fatto di conoscere un istromento della specie delle fisarmoniche da poco tempo posto in uso e chiamato Melo fono, stromento già descritto in uno dei passati fogli di questa stessa Gazzetta. Di esso stromento e dei sig. Dessane che con tre suoi figli ebbe a suonarlo nulla diremo, giacché anche in Milano avrassi (1) In questa stessa serata musicate si fece udire l’egregia nostra dilettante di pianoforte ia signora.Cirilla Cambiasi la quale esegui con somma perizia alcuni pezzi di Thalberg c di Dohler c n’ebbe quindi lusinghevoli attestazioni dCgradimento. L’Estens. - 139 campo di darne giudizio, dacché il suonatore parigino ed autore di un metodo per l’istesso lilelo/òno, si propone di recarvisi fra pochi giorni a dare un pubblico esperimento. I. c. Genova 24 luglio. CRITICA MELODRAMMATICA LAZZABFXLW, V il uva Opera del maestro Maiii.ivm. La nuova Opera Lazzarello del maestro Marliani si produsse la sera dello scorso giovedì sulle scene del teatro Re. Del felice esito di essa avranno già a quest1 ora parlato i diversi nostri giornali teatrali. Noi per adesso ci limitiamo ad osservare che le novità di stile e la libertà nelle forme rivelano a primo tratto l1 origine francese di questo spartito. E questo non diciamo in tuono del menomo rimprovero. Noi abbiamo già altre volle fatto professione di simpatia per una scuola musicale che vanta molti insigni capolavori ed ebbe gli omaggi del genio dei più grandi compositori italiani delFepoca nostra, Cherubini, Paer, Spontini, Rossini, Donizetti, ecc. Eppoi per principio, ci professiamo nemici acerrimi delle esclusioni, e siamo disposti a ripetere quando che sia la nota sentenza di Voltaire «Tous les genres sont bons, hormis l’ennuyeux <■<■. Nel Lazzarello di Marliani (che non è altro che la Zacaiilla da lui data a Parigi come Opéia-comique, indi, se non erriamo, ampliata notevolmente, e forse mal approposito, per le scene di Venezia) appare evidente la felice tendenza di un bell1 ingegno a rendere gradito anche all1 Italia quel fare musicale che volentieri assomiglieremmo alla pittura così detta fiamminga, come quello che si compiace dehnenomidettagli della composizione e se ne serve come di abbondante e ricca tavolozza all’uopo di dar risalto e vita ai variati contorni, e trar profitto dei più piccoli contrapposti. In l’atto nella nuova Opera del maestro Marliani è notato dagli intelligenti un laborioso studio dell1 istromentazione e dell armonia che con incessante artifizio si occupano a porre in rilievo le menorae frazioni della frase musicale, a ingannare di continuo le cadenze, e a dare alle modulazioni quel non so che di indeciso e di sfumato che mentre aiuta la varietà e dà maggior verosimiglianza al discorso musicale, giova molto bene a disavvezzare le orecchie italiane dalla monotona pedanteria dei periodi così detti quadrettati,! i quali da un bel pezzo dovrebbero essere anbandouati alle contraddanze e alle suonatine per gii allievi di pianoforte o di chitarra. Però, osserviamo che anche questo genere a minuto ricamo d’armonie e a scrupoloso artifizio stromentale va usalo con molta accortezza e riserbo, per non cadere nel soverchio della indecisione melodica, che sarebbe il difetto opposto a quello della troppo simmetrica riquadratura dei periodi. In alcuni pezzi del Lazzarello (e furono i più applauditi), il maestro Marliani si è molto bene tenuto in misura tra i due estremi. Citiamo la graziosissima canzone de1 contrabbandieri, nell1 atto primo, che pioco poi con molta finezza e garbo vieu richiamandosi alla memoria del giovinetto Lazzarello; indi, nella seguente scena, la barcarola che il medesimo Lazzarello piglia a cantare nella speranza di trar in inganno sul conto suo i contrabbandieri fra mezzo ai quali si trova addotto a brutto rischio. - Si nòta una tal quale analogia di carattere tra queste due graziosissime composizioncine; analogia molto bene trovata dal compositore che in tutto questo primo atto si propose principalmente di addimostrarsi fedele alla natura del suo soggetto drammatico, che gli ingiugneva uno stile popolaresco e un colorito a vivaci risalti di lumi e di ombre, alla maniera di Teniers e di Paolo Wouverman, se è lecita questa comparazione. Altri dotato di maggior dottrina musicale della nostra saprà additare in uno dei prossimi fogli le più recondite bellezze di composizione per le quali è pregevole questo spartito. Noi non taceremo in questi brevi nostri cenni un altro rilievo che crediamo importante. La rigenerazione delle forme melodrammatiche, in forza della quale a poco a poco è dato intero bando al manierismo pedantesco e alla scolastica servilità, viene compiendosi anche tra noi con sempre più felici tentativi e con ottimi risultamenti. Alcuni tra i più valenti giovani maestri italiani, spronati dall’esempio de1 sommi loro modelli, sono ormai convinti della necessità di rompere la cerchia di certe tradizionali convenzioni, che se giovavano quasi meccanico ajnto alle povere e sonnolenti fantasie, erano di imbarazzo e di peso ai liberi voli del vero genio. Il campo della creazione melodrammatica estende ogni dì più i suoi confini; e ormai anche il pubblico delle nostre più colle platee, nauseato alle solite sbiadite e insipide rinipastocchiature, vuole della verità neViimitazione t1) caratteristica, della libertà e dell1 ardire nello sviluppo del canti e nel loro impasto coll1 armonia, e cerca novità negli effetti e varietà nelle impressioni, foss’anche a costo di dover acconsentire che per arricchirsi di simili pregi la musica teatrale del dì d1 oggi ha duopo di assumere vezzi, maniere e artifizi che sappiano alcun po1 del gusto oltramontano. Con questo non vogliamo dire che non sia da raccomandarsi caldamente ai giovani maestri italiani di non dimenticare che la melodia fu sempre il sovrano prestigio della musica italiana e dovrà sempre esserlo, sotto pena di degenerare dalia bella e luminosa sua natura. Nondimeno si rifletta che se i tedeschi e i francesi (massimamente gli antichi) ebbero il torlo di voler colla loro musica parlar troppo allo spirito e alla mente, e troppo poco si curarono della sensazione e dell’affetto, gli italiani all opposto fallirono il grande scopo dell arte allorquando credettero che la musica non si componga che di solo canto. A nostro credere, il cauto sta nel vasto regno della musica, come la lirica nel vasto regno della poesia - La musica melodrammatica, che tutti gli altri generi in sé comprende e riassume, ha il grande obbligo di ritrarre l’uomo interno e di dipingere ad un tempo il mondo che intorno all ucino dispiega il tesoro delle sue bellezze e la immensa varietà delle sue modificazioni. Nei capolavori di Rossini, di Meyerbeer, di Auber, di Donizetti e di pochi altri questa irresistibile tendenza del genio musicale a rompere i lacci della scuola per poter spaziare più libero nel (t) Intendiamo imitazione nel significato estetico, non in senso di playio. hSiM