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GAZZETTA MUSICALE | ||
N. 39 |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
A questo numero si unisce il Pensiero
funebre ed elegiaco in morte del duca d Orleans,
composto per pianoforte da G. Battista
Cramer, il qual pezzo è il terzo di
quelli che l’Editore-proprietàrio della Gazzetta
musicale si propose donare a benevoli
Associati come da manifesto 23 giugno.
Quanto prima si darà il N. 8 dell’Antologia
Classica.
ESTETICA MUSICALE.
E>a musica considerata indipendentemente
dalla Poesia.
(Fedi i fogli 19,
3, 24, 26, 28, 34, 36 e 37/
1 alle riflessioni fatte, mentre
schiara apparisce la potenza
^espressiva che è nella musica
i per la relazione che essa ha colla
" v’,a’ si scorge pur anche essere
qu ^ta espressione affatto generica, né potersi
individuare i sentimenti dalla medesima
rappresentati, se non col soccorso della
parola articolata. In fatti, spoglia la musica
di questo soccorso, vi dipingerà sì al vivo
una vitalità gettata, a così dire, nel pelago
delle umane vicende, combattuta o favorita
dalle circostanti potenze: vi farà bensì conoscere
e la natura degli urti, e il piacere
0 dolor che ne prova, e la forza che è in
essa o non è, di reagire; ma non potrà dire
1 nomi con cui noi possiamo intendere e
il personaggio di cui si tratta, e la passione
clic lo agita e le circostanze che gli
danno favore o gli s’attraversano. Ed ecco
il vero, per non dire il solo motivo, per cui
agli stromenti più caratteristici ed espressivi
si preferisce la voce umana, motivo
che dovrebbe bastare a persuadere i cantanti,
siccome la chiara e ben distinta pronuncia
della parola è per essi principalissimo
dovere.
Ma se ella è così la cosa dovremo noi
rinunciare alla musica istromentale per ciò
solo che la sua espressione non può essere
individuata? Mai no; chè anzi l’esperienza
ne dimostra prendersi grandissima parte a
questo linguaggio, e per poco che vi siamo
avvezzi ecì educati ritrarre anzi piacere da
quel vago e indeterminato che lo distingue,
forse perchè ne lascia di poterlo interpretare
secondo noi stessi, forse perchè ne
desta reminiscenze di affetti da noi provati,
e più verisimilmente perchè la vaghezza
nulla toglie alla verità.
XLI. Se però riflettasi che il linguaggio
musicale, oltre all’essere così generico
e indeterminato, è poi anche sommamente
fugace non sarà difficile persuadersi
non bastare al vero bello la chiarezza
e verità di espressione, ma essere necessarie
a quest’arte più che ad ogni altra
l’unità, la varietà, la ordinata disposizione
o condotta, e la più squisita esecuzione.
Delle quali cose, dovendo ora discorrere
il faremo dando insieme un’occhiata di
confronto alle arti sorelle, affinchè da ciò
che hanno fra loro di comune o differente
più chiare emergano alcune verità principali.
L’uomo è il tipo primitivo, ed insieme
lo scopo essenziale cui mirar debbono
le arti belle, epperciò qualunque sia
il mezzo materiale di ciascuna, esse debbono
convenire in alcuni punti, la cogniziou
dei quali non può che tornar utile
all’artista. Oltre a ciò se è vero (come non
può dubitarsi) che le arti giovansi a vicenda
e ravvivasi il genio dell una alle ispirazioni
dell’altra, gioverà sempre lo intenderne
l’intima natura ed il particolare linguaggio,
il che non sapremmo inai troppo
raccomandare ai giovani artisti d’ogni genere.
XLII. Ciò che costituisce la principal
differenza fra le arti, anziché nei mezzi
materiali o nel senso su cui agiscono, già il
dicemmo, consiste nella mobilità o immobilità
di cui sono dotate, e nell’influenza
che esercitar possono sulla vita.
Arti mobili sono la Poesia oratoria, la
Musica e la Mimica, arti immobili sono le
Plastiche e l’Architettura.
LaPoesia, l’Oratoria e l’Architettura hanno
un’influenza immediata sulla vita, le prime
colla potenza di persuadere le altrui volontà
a tali più che a tali altre azioni, opinioni
e credenze: l’altra perchè, non all’immagine
di un oggetto rappresentato,
ma all’oggetto reale dà forma conveniente
a palesarne l’intimo scopo e natura.
Quindi è che questa ritrae il suo bello
dalle nozioni che tutti abbiamo intorno
alla proporzione delle forze materiali, ed
all’equilibrio dei gravi, e da quelle analoghe
allo scopo dei monumenti che erige.
La vastità, eleganza e ricchezza di un
tempio non solo vi parlano della maestà,
dell’essere a cui è consacrato; ma eziandio
della pietà e grandezza di chi lo volle
eretto. La magnificenza dell’Arco della
Pace in Milano (il più bello che esista) è
monumento che attesta e la grandezza degli
esseri che n’erano gli arbitri, e quella del
popolo cui fu recata, e il desiderio che
era in esso della medesima.
Le arti plastiche sono immobili, ma la
Pittura, benché non possa rappresentare
che un punto unico nel tempo di un fatto,
di un affetto, ha un vantaggio sulla statuaria
nelfuso dei colori, delle molte figure,
e della scena, per lo chè il campo
del pittore è assai più vasto. Nella statuaria
se disdice il colore, ben più disdice
la molliplicità delle figure (se non trattasi
di rilievi) a meno si possano riunire in
un sol gruppo, come non ammette scena,
e vi sono inesprimibili le circostanze del
tempo. Le quali cose obbligano lo scultore
ad una somma semplicità di concetto, e
rendono disdicevoli alla statua tutte quelle
vesti che, inutili al carattere, o nascondendo
troppo le forme naturali, ne toglierebbero
il linguaggio delle modificazioni
dei muscoli.
Per le quali cose se non siano ammissibili
(nè sempre lo sono) alcuni segni simbolici
a servire di quasi nome al soggetto,
il linguaggio della statua è generico quanto
quello dei suoni inarticolati.
Massima dillicoltà e dovere precipuo
delle arti immobili si è il dar vita e un
quasi moto ai soggetti rappresentati, i
quali perciò debbono essere immaginati o
còlti nel miglior punto di azione, clie sarà
sempre quello in cui l’affetto può meglio
manifestarsi, servata la ragion della grazia.
Mirabile fu in ciò l’arte del Sanzio e spiccò
massimamente nel dipinto rappresentante
1 incendio di Roma, nel quale, a far
conoscere l’impeto del vento che le fiamme
dilatava, espresse una donna quasi corrente
le di cui chiome e vesti, invece di sventolare
all indietro come al solito, le si raggruppano
sul davanti. Nè meno valente fu
il Canova. Osservatene l’Ebe. Vedendola
in profilo sembra veramente ch’ella debba
muovere il passo, tanto la persona è sporgente
oltre la linea d’equilibrio, e se ponete
mente all’aderire che fanno le vesti sul
davanti mentre svolazzano all’indietro, vi accorgerete
come essa indubitatamente corre
fendendo 1 aere.
Bellissima del pari è la mossa con cui
Monti di Ravenna atteggiò la statua monumentale
di Parini, e vi rappresentò il
poeta che sta cercando un’acconcia parola,
la quale dal sorriso di cui brillagli il volto,
accorgerete già balenargli nel pensiero, e
pare perciò ch’egli stia ad un punto di
muovere il braccio sospeso a segnarla sulla
tavola che sostiene colla sinistra.
XLIII. Per l’opposto nelle arti mobili
l’artista ha da studiarsi di arrestarne
quasi la fugacità e renderne tanto più profonde
quanto meno durevoli sono le impressioni.
A questo fine conviene che l’artista
(Oratore, Poeta, o Musico cii’ei sia)
scelta un’idea principale, in modo s’adoll
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