versamenti
di un artista suonatore, il
signor Berlioz non possedeva i mezzi di
formarsi da sè stesso la propria celebrità,
egli aveva bisogno dell’altrui concorso per
giugnere al possesso di quella fama che al
presente sì degnamente lo premia: e questo
altrui concorso vieppiù dilFicil cosa esser
doveva ottenerlo a lui che dotato di potente
fantasia non creò che opere ardite
e colossali le quali escono dalle ordinarie
proporzioni e domandano un intero popolo
di esecutori maestri a validamente interpretarle.
Berlioz è alla musica ciò che il
pittore inglese Martin è alla pittura} egli
non ama le vie già segnate e battute dagli
altri} egli si ride degli ostacoli e delie ostilità
dei poveri di spirito che invidiano e
abborrono in lui una incontestabile superiorità
di intelligenza e di dottrina. E ben
fa: quando si è nel caso suo, e si può vantare
tanta forza d’ingegno, tanto vigore di
giovinezza e di immaginazione, sta bene
r attendere senza impazienza il momento
della giustizia del pubblico, per trionfare
della turba dei rivali pigmei.»
Ammettendo anche che in queste parole
del corrispondente della Gazzetta Musicale
di Parigi ci sia dell’esagerazione dettata
dall’amicizia, abbiamo voluto riportarle,
perchè tutte le espressioni di encomio rivolte
al sig. Berlioz riescono gradite a noi
che amiamo in lui un artista dedicato con
tanto nobile ardore ai culto della musica,
un artista che se anche talvolta non seppe
frenare gli slanci di una maschia fantasia,
ebbe però sempre di mira di innalzare la
sua arte facendola ispiratrice di forti e generosi
sentimenti, e non effeminata corrutrice
degli animi e molle serva di un volgare
sensualismo.
Ogni compositore il quale si porrà su
questa via sarà certo delle simpatie dei
veri amatori delFarte di Mozart, di Beethoven
e di Rossini} a coloro che fanno della
musica una fiacca blanditrice di passioncelie
da romanzo, o un mestiere di guadagno,
o un iene e soave narcotico dell’anima,
o tutte queste cose insieme, non verranno
mai concedute le lodi del giornalismo
non venduto.
Dopo questa forse troppo seria digressione,
che per altro può aver significato
importante pei lettori non disattenti della
nostra Gazzetta, torniamo ai sig. Berlioz.
Fra i diversi pezzi dei grande Concerto
di cui teniamo parola, quasi tutti di composizione
del sig. Berlioz, nulla vi ha che
abbia un’impronta di maggior novità del
prologo della grandiosa sinfonia Giulietta
e Romeo, della Marcia de’ Pellegrini che
cantano la preghiera della sera, della romanza
del Giovine pastore brettone, e finalmente
della grande Sinfonia funebre e
trioiifale per due orchestre e cori, composta
per la traslazione delie spoglie delle
vittime di Luglio e per l’inaugurazione della
colonna della Bastiglia. In questo ultimo
pezzo la marcia e l’orazione funebre hanno
un carattere maestoso degno della maggior
attenzione. Ma sopra ogni altra cosa, apoteosi
produsse un effetto magico e destò
un vero entusiasmo. Gli applausi scoppiarono
con una forza che a mala pena bastava
a gareggiare colle duecento parti d’orchestra
che eseguirono mirabilmente questo
pezzo capitale.
DIZIONARIO MUSICALE
CRITICO UMORISTICO’
Fedi il foglio JV. 1 2 e 29 di questa Gazzetta.
Accademia. — Centone musicale, ove i più disparati
elementi concorrono a formare un trattenimento, il cui
pregio principale è appunto la varietà: pezzi stroinentali,
pezzi vocali, Sinfonie, Concerti, Calcatine, Variazioni, Fantasie, Canzoni, Duetti, Cori, pezzi serj,
bulli, buflo-serj. Questo genere di trattenimento potrebbe
essere di grande giovamento al far progredire l’arte musicale,
al propagare il buon gusto, all’eccitare fra i Dilettanti
e gli Artisti una bella e nobil gara, ma oimèl sono
d’ordinario di grave danno alla musica, perchè d’ordinario
presiede a direzione delle accademie musicali, ben
altro che un sentito amor dell’arte. Un po’ di vanità, un
po’ di ganimedismo, ecco le molle, che con rare eccezioni,
mettono in movimento le accademie private. E lo scopo
primissimo, la mira finale della maggior parte delle accademie
a pubblico affìsso qual è?... 11 maggior peso
possibile del bacile. Talvolta il peso del bacile fa onore
alla filantropia del pubblico e degli artisti, salvo il caso
ove la maschera del filantropo non copre il disinvolto
artista. (V Beneficenza) (Y. altri articoli sotto la parola
Accademia)
Accademia privata. — Uno dei più graditi trattenimenti
sociali, ove l’amore della soavissima fra l’arti belle
tien luogo del dotto Tarocco, dell’importante Scacco o
di simili spreca-tempo, che occupai! seriamente il cerebro
nelle ore destinate ad alleviarlo dalla fatica dello studio,
dal peso delle cure della vita; trattenimento ove le alternate
melodie o patetiche, o energiche, o gioviali, danno
elasticità all’anima di chi non l’abbia del tutto floscia
0 borichina. Questo nobile divertimento potrebbe essere
di molto vantaggio all’arte, alla civiltà, ai costumi se
come d’ordinario, chi le dirige, non pensasse ben più
alla scelta di belle invitate, al numero e simmetria delle
steariche, od ai proprii guantini sopraflìni, che non alla
scelta de’pezzi di buona musica, di senso poetico chiaro
per sè solo, gradevole, utile (V. Cavatina)’, e se una
falsa urbanità non vi profondesse l’adulazione. Esca pure
dal corallino labbro di una signorina Dilettante la più
sdolcinata Romanza, sian pure a stento inleljigibili le
parole da lei cantate, o scminullo o falso l’accento, o
mal applicate o soltanto abbozzale le fioriture, bisogna
applaudirla a furore, bisogna decantarla una professora,
bisogna dire che sa la musica a fondo, c simili insulti
alla verità, per cui la signorina Dilettante Professora
non pensa nemmen per sogno a correggersi, a cambiar
maestro c metodo, come farebbe forse quando non ricevesse
che gli applausi di civiltà e incoraggiamento.
(V. questi articoli). Il signor Dilettante Cajo canta
un’ina buffa con sonnifera vena comica, o con lazzi
non buffi ma bu/fonici, con sali insipidi o sporchi?
Bisogna battere generosamente palme a paline, bisogna
dire che canta con una gran comica, che ha un gran
spirito, è un genio... e’1 meschinello se la beve; fa il
bocchino del ritroscllo a tanta gloria, ed invece di correggersi,
di cambiar stile, di cercare quel vero sale comico
che eccita la giovialità senza ricorrere alle caricature,
alle scempiaggini, e senza offendere il pudore delle
uditrici educate, non civettine, non sciocchine, fa ogni
studio per toccare la gloria di scr Pagliaccio. E ’1 peggio
si è poi che costui quando va al teatrò è il primo ad
applaudire l’artista sguajato che colla lusinga di acquistarsi
la simpatia dell’udienza, impresta dal trivio i scurrili
equivoci, da Brighella la mimica; con quell’applauditore
del mal gusto fa tosto pieno coro la race maulonniere
degli applauditoli per riverbero; il pseudo-artista crede
aver tocco il non plus ultra dell’arte, e così, con tutto
il bisogno di imparare, non tenta di andar plus ultra.
Ed ecco partire dalle accademie private il danno al Dilettantismo,
agli artisti, all’arte ed al gusto del pubblico,
in grazia dell’adulazione buttata senza risparmio
dai vagheggini, dagli ultra-devoti al Bon-ton, dai giornalisti
di pasta slra-dolce, e soprattutto dai Lioni pranzófìli.
Accademia pubblica. — All’entrare in un’accademia
musicale pubblica si paga una moneta sempre piccola
in confronto di quel caro diritto compralo di esternare
con urbana libertà il propro giudizio sul merito dei Cantanti,
dei Sinfonisti, sulla regolarità della disposizione dell’orchestra
(Vedi Orchestra - CembaloJ, sulla scelta dei
pezzi, sulle convenienze rispettale senza pettegolezzi fra
Artisti e Artiste, fra questi e Dilettanti (V. Convenienze
- Dilettanti - Dilettantismo), sulla giustizia o falsità
degli applausi della massa, e via dicendo. Altro diritto
che si acquista col biglietto tascato si è quello di provarvi
grate sensazioni, di sentirvi canto significante e non
garrulette suonatine di gola, di gustarvi eloquenti melodie
slromentali e non continui sforzi di mano, non le
interminabili chiacchierine, insignificanti Variazioni, non
1 pasticcini Capricci, non le pazze strampalate Fantasie
da giocolieri musicali non da professori, non pezzi insomina
che se anche eseguiti con tutta la precisione
possibile, assicurano bensì che l’esecutore ha leste le
dila, intonalo l’orecchio, buoni i polmoni, ma lasciano
però in dubbio se abbia anima pielo-armonica senza la
quale si potrà (la capiscano una volta gli Euterpei) si
potrà dilettare le orecchie, di qualunque dimensione siano,
ma toccare le anime, movere i cuori non mai. Ben dirette
le accademie, potrebbero essere di un utile grandissimo
all’arte, ma appunto per iscarsità di buon gusto,
di criterio musicale, di vero amore dell’arte in chi ne
forma il piano e le dirige, riescono d’ordinario dannose.
Le cause principali della cattiva riuscita delle accademie
sono la scelta di que’ pezzi d’Opera clic non possono
ottener effetto staccali dal complesso drammatico, spogliati
de’ prestigi della scena, le stomachevoli pretese
di convenienze di certi artisti di canto, le basse gelosie
di alcuni sedicenti professori invidiosi o sprezzatori per
VARIETÀ.
11. SI». ETTORE BEREIOZ
A BRESSEEEES.
Colla scorta della Gazzetta Musicale di
Parigi riferiamo alcune particolarità intorno
alla grande Accademia musicale data
a Brusselles dal signor Ettore Berlioz.
Il signor Ettore Berlioz arrivò a Brusselles
preceduto da una grande fama la
quale egli molto difficilmente doveva poter
confermare. Se non che ei confidava nei
mezzi grandiosi che gli sarebbero stati offerti
a far mostra del forte suo ingegno;
egli sperava di poter disporre di un orchestra
di duecento parti e non meno. La
sola Società reale della Grande Armonia
poteva offrirgli le grandiose e vaste risorse
vocali e stromentah necessarie alla sua riuscita.
<t Per verità, il signor Berlioz, così si
esprime il corrispondente della Gazzetta
Musicale di Parigi, non pare a suo agio che
allorquando dirige e comanda a un esercito
intero di parti musicali. Epperò egli
fa una magnifica figura al legto, allorachè
con un solo gesto o con uno sguardo scatena
o modera dei turbini d1 armonia, il
suo temperamento forte e nervoso ha bisogno
di esercitarsi in simili giganteschi
sperimenti, nel modo stesso che il suo maschio
ed acre spirito si pascola nelle gare
delta polemica e nei conflitti del Giornalismo.
Dotato di ferma, anzi di ferrea volontà,
irremovibile nel mirare al suo scopo,
non può mancare di coglierne o tosto o
tardi quel compenso che, malgrado 1 invidia
e le stupide arti della mediocrità, è
dovuto agli ingegni distinti. E tosto o
tardi il signor Berlioz sarà veramente risarcito
di tante fastidiose tergiversazioni e
accanite nimistà contro le quali altro artista
meno forte di lui avrebbe da un pezzo
soccombuto.o sarebbesi stancato. Ben diII
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gran fatica di braccia e di fiato fa loro penetrare
per l’orecchio ciò che non possono
rilevare cogli occhi, accade alcuna volta
che il loro esordire non è senza qualche
buon rispltamento, frutto il più sovente
della freschezza della voce o della novità
del soggetto. Ma le promesse di simil gente
sono ìùochi fatui che scompaiono coll apparire.
Esciti da una meschina educazione,
crescono ad una carriera più meschina, benché
tu i l’altro sia il premio che ne ritraggono.
Essi non si mantengon poveri che
nel sapere. Chi volesse raccogliere tutte le
incongruenze, tutte le assurdità, tutte le
ridicolaggini che si commettono dai cantanti
anche de’più famosi a’nostri giorni,
intraprenderebbe un’opera senza fine. Chi
scrive queste parole si ricorda di aver udito
su un teatro di cartello, un cantante di
cartello, il quale, rappresentando il Pollione
della Norma, dopo di aver cantato i primi
versi di recitativo della sua cavatina, spiegando
tutta quanta la voce che aveva in
petto, giunto laddove dice airamico di parlar
sommesso, allora pareva che a bello studio
sciogliesse ancora la sua voce più forte.
Egli che gridava a tutto fiato pregava l’amico
di parlar sommessamente. Ma, ripeto,
l’intraprendere una narrazione di questi fatti
ci porterebbe all’infinito. Ne daremo alcun
altro esempio col ritornare che faremo su
quest’argomento che riescirebbe troppo
ampio per un articolo.
G. V.;iano,
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ndati
nma:
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