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NOTIZIE VARIE. — Milano. La mattina della scorsa domenica il nostro Ricordi diede nelle sue sale un molto distinto trattenimento musicale. Si cominciò colla Sinfonia della Linda di Chamounix dell’illustre Donizetti, eseguita ad otto mani con bella maestria dai signori Mazzucato, Fasanotti, Croff e Ricordi. Piacque non poco agli intelligenti questa stromentale composizione del genere elaborato. Libera e sicura ne c la forma, lo stile non ridondante di frasi piccanti nè troppo caldo di movimenti ispirali, procede però con singolare eleganza e chiarezza. Piene, vigorose e con fino gusto intrecciate ne sono le armonie. Insemina questa sinfonia, se non è la più gustosa e popolare (nel significalo più umile di questa parola) tra le tante del fecondissimo Donizetti, vuoisi dire la più studiala, anzi la sola del gran genere i cui modelli ci furono dati dal sommo Mozart; Con questa nobile sinfonia il Donizetti ha mostrato di saper gareggiare nella fina e sentita elaborazione sgomentale coi migliori tedeschi. 11 suo ingegno potentemente ricco di risorse sa piegarsi a tutte le esigenze dell’arte c far pompa di fantasia e di scienza quando o l’una o l’altra o entrambe collegate occorra mettere in chiaro. Nella mattinala musicale del Ricordi si distinse il signor Hermann, il quale esegui con agilità e sicurezza di mano una sna fantasia per pianoforte sopra due motivi di Bellini, indi due altre fantasie su pensieri del Nabucodonosor. L’ultima di queste tre composizioni piacque per gustoso intreccio di pensieri melodici e di armonie. Madamigella Bertucat, distintissima artista, eseguì con rara finezza di tocco c con molto sentimento due pezzi per arpa, il primo di sua composizione l’altro di Labarre. La direzione della parte vocale dell’accademia fu come al solito saviamente affidata al bravo maestro Mazzucato. La scelta dei pezzi parve conveniente ai mezzi dei distinti cantanti tra i quali brillarono gli egregi dilettanti signora C e sig. Besana, non che il distinto tenore sig. Paglieri e la signora B — Vienna. (Da lettera 15 coll’.). Giovedì scorso più di mille parti nella vastissima Cavallerizza dell’1. R. Corte eseguirono il Giuda Macabeo di Haendel. Bisogna proprio venir qui per sentire come va interpretato quel sublime genere di musica! Gli italiani non possono aver giusta idea di una esecuzione sì colossale e nell istcsso tempo sì perfetta: sembrava una voce, un istromento solo, tanto era l’accordo nel complesso, il colorilo nei piani e ne’forti, e la precisione negli staccati: in somma era una vera meraviglia. I cori di questo imponente oratorio piacquero a preferenza degli a soli, che bisognerebbe udire più volte per gustare pienamente. Corre voce a Vienna che finalmente nella splendida capitale.della Lombardia si pensi ad avere una Società filarmonica per la musica classica. Si bramerebbe che un tale lodevolissimo progetto fosse presto posto ad esecuzione. L’arte non può che guadagnarvi molto (I). E IL — Parigi. Académie royale de musique. - Le Vaisseau-fantôme, opera in due atti, poesia de! sig. Foucher, musica del sig. Dietsch, fu variamente giudicata dai giornali parigini. Quanto al soggetto del libro, basti a noi il dire che da una leggenda marinaresca che si trova nei racconti fantastici di Grulzen, scriltor irlandese, Marryat, il celebre romanziere-capitano, trasse l’idea e le principali scene del suo romanzo thè Fantòm-Ship, e che da questo il sig. Foucher, alla maniera dei poeti melodrammatici d’oggidì, cavò la materia prima di un discreto pasticcio scenico nel quale l’interesse, la passione, il misterioso ed il cupo sono alia meglio manipolati e si couchiudono con una apoteosi a fuoco del bengala, in mezzo alla quale si vedono i due protagonisti, dopo lunga serie di travagli, premiati con una felicità irreperibile! Ma e la musica? - Oh quanto alla musica, esclama la France Musicale, quanto alla musica c’è molto da dire: essa è profonda, e dotta; è corretta e robusta, massimamente quando cantanoicori. - E poi? - Oh non chiedete l’impossibile: poiché vi ho detto che la c profonda, dotta, corretta c robusta, che cosa volete di più?... - Voi riedite quel ch’essa è, ma dimenticate di dirne quel che dovrebbe essere; spiegatevi. - Dunque colle spiccio, vi dirò prima di tutto ch’essa non è punto originale, poi ch’essa non è punto gaja, poi ch’essa non è nè troppo aggraziata nè troppo drammatica. Ricapitolando le idee conchiuderemo in breve: la musica del Fantòme è un’opera di coscienza molto elaboratamente scritta e che farebbe onore ad un professore di contrappunto. Ma il fuoco sacro, quella piccola cosa che in buon volgare si chiama ispirazione, venne meno al compositore. E un primo saggio, si dirà: questo è vero; opperò bisogna dar merito al si^. Dietsch di aver saputo torsi con sufficiente abilità dagli impacci di un poema anzi che no antipatico e vuoto di idee drammatiche. La Gazette Musicale de Paris ohe professa principii d’arte diversi da quei della France Musicale si esprime in questi altri termini. «La musica del sig. Dietsch reca l’impronta di molto studio e scienza; essa spira un’aura distinta di buon gusto e d’eleganza e non difetta di tinte vigorosamente segnate. Le cantilene melanconiche e vaporose si mischiano a dei cori pieni di energia... - Con un po’ più di esperienza drammatica, il sig. Dietsch avrebbe sentito il bisogno di mettere maggiore varietà in una sequela di pezzi, i quali tutti dal più al meno, e salva l’eccezione or accennata, si rassomigliano dal Iato dell’ispirazione e del carattere. La sua partitura pecca in ispecie di monotonia. Magnus e Troll vi cantano quasi al modo stesso, eppure nessuna analogia di linguaggioe di costumi può esservi tra questi due personaggi.^ In conchiusione però il sig. Dietsch ha composto un lavoro. (1) Ne fu fatto cenno nel N. 46 di questa Gazzetta e ne riparleremo. onorevole e che gli sarà messo a conto e gli gioverà pel suo avvenire». — Al teatro reale dell’Opéra-Comique fu riprodotto giorni fa il capolavoro di llerold, il Zampa, questa musica deliziosa nella quale le elaborate bellezze del contrappunto sono profuse al solo scopo di dar più vivo spicco all’originalità deliispirazione melodica, e di prestare al linguaggio musicale il vigore necessario alle molteplici esigenze della scena. - «La musica di Zampa, «così si esprime la G. M. de Paris, collocala nostra «scuola all’altezza ch’essa deve occupare nell’Europa <«musicale, e la riproduzione di quest’opera è una «buona ventura pei partigiani della nostra musica na«zionale non che pel teatro (ìeVOpéra-Comique». Quando questa bellissima opera di llerold si diede anni fa alla Scala, il pubblico non ne potè gustare i pregi distinti che la fanno si stimata nel concetto dei buoni intelligenti, e ciò fu in parte per colpa dell’imperfetta esecuzione, in parte per forza dei pregiudizii che allora, più che al presente, dominavano contro ogni musica di genere non italiano. Ma se a’ dì nostri lo Zampa di Herold si riproducesse e lo si eseguisse coll’accurata precisione, gusto e lina interpretazion drammatica che esige, ben saprebbe comprendere la sana parte del pubblico che la musica di tutte le scuole e di tutti i generi deve essere ammirata quando unisce l’eleganza dello stile e una giusta libertà delle forme, e sa toccare il cuore c.scuotere lo spirito mercè la originalità dei pensieri, la grazia eia ricchezza dell’ispirazione; all’opposto la musica, di qualsiasi scuola o genere, vuoisi bandire c condannar all’obblio, quando annoja e disgusta la ragione, sia colla pedantesca ripetizione di forme vecchie e disusate, sia colla insipidezza dei motivi, sia colla sciocca manumissione del buon senso e della verità drammatica. Su questo soggetto della varia e pregiudicata distinzione di generi di musica e di scuole che si fa dai chiacchcrini superficiali, oltrì il già detto nell’articolo sulla Bianca di Belmonte, torneremo quanto prima con proposito più risentito. Dal fare che il pubblico musicale della nostra Italia si formi. un’idea più o men giusta del modo di sciogliere questa quistione, dipende, a nostro giudizio, in gran parte l’avvenire dell’arte melodrammatica italiana. Parrà questa a primo tratto una proposizione troppo ardita, ma chi ci pensi con attenzione ci troverà il germe di una importante verità. — Al Teatro Italiano si dispongono le prove ddl’^nna Bolena di Donizetti. Il genio fecondo del celebre nostro maestro sta per fare nella corrente stagione le spese principali di quella scena, dedicata al culto delle migliori nostre produzioni melodrammatiche. L’Elisir d* Amore, già data, La Linda di Chamounix (I), e la nuova opera espressamente composta e della quale non sappiamo ancora il titolo, e per ultimo l’Anna Bolena, ecco gli spartiti di Donizetti che il pubblico eletto del Teatro Italiano di Parigi avrà uditi in breve giro di mesi. (I) Leggiamo ora nei giornali parigini che la Linda di Chamounix fu data al Teatro Italiano la sera del 18 corr. e v’ebbe esito felicissimo. Il Moniteur lodale forme e lo stile di questo spartito per una severità e gastigatezza superiore a quanto offrano in questo proposito le altre opere di Donizetti scritte per l’Italia. Nel jmossimo foglio daremo notizie più particolari di questa nuova gloria del celebre nostro ^maestro. — Il detto Teatro Italiano di Parigi ha riprodotto ultimamente la Norma di Bellini nella cui parte di Adalgisa esordì felicemente madamigella Niscn. La Grisi’ nella parte protagonista (così la G. M. de Paris) fu energica, passionata, impetuosa come al solito. Solo si teine che quanto prima ella esageri il sentimento per volere di troppo spingere l’espressione drammatica. Per ciò che riguarda il canto, ella non pecca ancora di questo eccesso. Finché saprà conservarlo puro come sempre il conservò, non vi sarà nulla a dire in contrario. Madamigella Grisi, nella parte di Norma, sa molto saviamente contenersi all’espressione di un terrore imponente e grandioso! Il detto giornale parigino si lagna che la Direzione del Teatro Italiano, sì mal fornita come di bassi, siasi lasciato sfuggire Ronconi. — Trascriviamo dal giornale dei Debats le seguenti righe: «Dagli Huguenols in poi Meverbeer non aveva più pubblicata in Francia veruna sua composizione di importanza. Ora l’autore del Robert le Diable ha regalato i suoi ammiratori d’un pezzo, di somma bellezza intitolato Canlique du Trappiste. E una melodia religiosa composta espressamente per la voce di Geraldy. L’estro, l’originalità e la forza del celebre compositore si trovano congiunte in questo bellissimo pezzo in istile sublime». - La France Musicale annunzia come sua proprietà questa nuova composizione di Meverbeer. — Londra. La Società d’Armonia sacra aprì ultimamente la sua stagione invernale col celebre Oratorio di Haendel, il Sansone, capolavoro che compie ora un secolo d’esistenza, essendo stato composto nel 1742 dall’illustre maestro al suo ritorno dall’Irlanda. La sala dei Concerti, per quanto vasta era zeppa. A Londra è maggiore di quel che si crede il numero di coloro che saniio comprendere ed apprezzare le severe bellezze della musica sacra. Questa Società. d’Armonia sacra e l’altra The Musical Àntiquarian Society adoperano con molto lodevole zelo a conservare e coltivare questo amore alle classiche composizioni. La seconda riunione annuale della Società degli Antiquarii in musica, ebbe luogo il 2 novembre nelle sale della Società reale dei musici. Il rapporto del consiglio riferì che la società aveva raggiunto il numero completo di 950 membri, cui è limitata dagli statuti, e che molti altri candidati aspirano a divenir socii. II totale degli introiti e delle sottoscrizioni nello scorso anno ammontò a 977 lire sterline, (oltre 24000 franchi) Qual esempio e qual soggetto d’emulazione per Parigi! così esclama il foglio francese dal quale abbiam presa questa notizia. | — Leggiamo nella G. M. de Paris. • La sinfonia funebre del sig. Berlioz ottenne lunedì scorso all’Opéra un successo trionfale. Le due orchestre dirette, una dal sig. Habeneck, l’altra dal medesimo sig. Berlioz, gareggiarono di calore e di precisione, e il solo dell’orazione funebre venne eseguito con superior talento dal sig. Dieppe. I cori non erano forse abbastanza numerosi per dominare come voleasi le due orchestre: e nondimeno quando i tre gruppi di coristi si unirono nella rientrata del tema dell’apoteosi, l’effetto fu sì grande, che gli applausi da ogni parte, interruppero per un momento l’esecuzione. AI line il sig. Berlioz dovette presentarsi due volte a ricevere le acclamazioni del pubblico e degli artisti. — Leggiamo nel suddetto giornale^: «Rubini trovasi ora a Weimar. La Granduchessa gli manifestò il desiderio di udirlo alla Corte. È noto che in questi (giorni grandi feste si celebrano in occasione del matrimonio del Granduca ereditario colla figlia del Re d’Olanda. Rubini si alTrettò di accondiscendere a! desiderio della Granduchessa. e cantò per la prima volta la domenica 23 dello scorso mese. L’entusiasmo fu strepitoso. L’incomparabile tenore si fece udire in un pezzo del Don Giovanni di Mozart e in un altro dello Stabat Mater, non che nella famosa aria della Niobe. II 27 susseguente doveva cantar di nuovo». — Leggiamo in diversi fogli francesi che negli ultimi concorsi ai premii del Conservatorio di Parigi si distinsero diversi allievi del nostro Bandcrali, il quale nel suo insegnamento seppe recare tutta la purezza ed eleganza del metodo italiano perfezionalo dallo studio sugli ottimi lavori tecnici e pratici di Garcia, ed altri stimati professori francesi. — Quasi tutte le città dipartimentali della Francia vantano la loro Società Filarmonica alla quale, oltre i primarii professori istromcntali ed artisti di canto sono iscritti i più distinti signori del paese, e quasi tutti i dilettanti. Fra queste società filarmoniche sono principali, quella di Lione, quella di Digione e quella di Bordeaux. DIZIONARIO MUSICALE CBITSCO IIMOBIS1TCO (Vedi i N., 2, 29 e 43-44.) Ambizione. - Questa passione che non di rado apin*e uomini più grandi che alti a magne cose, talvolta a basse ed anche ad abbomincvoli, e che porta i più tondi che aguzzi a guadagnarsi il derisorio disprezzo, trascina troppo spesso gli artisti di musica e in ispecie cantanti alle più golTc caricature, e li copre di ridicolo dal capo ai piedi. Lasciamo da un canto quelli che, per giungere:alle;loro malintese ambizioni impiegano i mezzi vili della maldicenza a danno dei colleghi, fan giuocare l’intrigo, le cabale concertate coi Claqueurs di professione, coi Procoli, o con vendibili Giornalisti (V. Claqueur - Giornalista - Procolo), lasciamo costoro che sono la feccia, la mondiglia del ceto filarmonico (ceto stimabile perchè esercente una delle arti liberali, arti nobili), e consideriamo per esempio quella Prima donna assoluta che vuole ad ogni costo dall’Impresario un abito in seta coi ricami in oro anche quando debba rappresentare una castalda, una pastorella, che vuole lo strascico di velluto quando sarebbe in carattere colla veste corta di umile stolta, non è ella una esimia ridicola?... Crede la poveretta“di fare bella mostra di sè, ed invece il buon senso vede in lei una povera vanarella, che vuol coprire col lustro dell’abito la pochezza dell’ingegno, che vuol mostrarsi tanto ignorante da non sapere che l’acconciarsi in carattere è di grandissimo ajuto all’illusione scenica, da non sapere che una Perpetua p. e. vestita da serva potrà essere interessante per tutti gli spettatori che han sale in testa; ma se avrà il guarnello di moerro, e per giunta un po’ di frangia, non lo sarà che pei suoi spasimanti acciecati dalle sue attrattive. (V. Abbigliamento). E quanto non è mai ridicola l’ambizione di quel Primo Tenore che si gonfia come la rana d’Esopo, e pretende agli applausi anche degli intelligenti, e vuole articoli con l’Egregio, ed aspira persino al ritratto (V. Ritratto), non già perchè presuma di cantare con bel metodo, con pronunzia giusta e chiara, con azione animata e vera, ma perchè (oh! risum...) perchè sa buttar fuori un classico si di petto, pregio che madre natura regala anche ad un professore di scarpe senza obbligarlo a pagar il maestro di solfeggio. E quel Primo-A ssoluto-Basso-Cantante-Serio che vi rappresenta Belisario coi capelli à la renaissance, col belletto alle guancie, come se l’antico Capitano avesse fatto un regresso sulla fresca età delle sue glorie, non è esso un vanerello che per ambizione ama meglio comparire un ignorante che non ispiacere forse a qualche svcntalella sotto le simulate sembianze di un vecchio?... E quel?... ma sarebbe troppo lungo il novero delle ambizioni poverine che spingono molti dei musici, singolarmente Cantanti, e più di tutto Cantatrici, a fare assai maggior caso di certe apparenze sceniche, di preminenze, di titoli incompetenti, che non de’veri pregi dell’arte, della fama di bravi, discreti, ragionevoli, educati, e perciò giustamente distinti e stimati artisti; poverini che non pensano che quelle cose che essi chiamano Convenienze sono riconosciute veri capricci fastidiosi, ridicoli pettegolezzi, impertinenti presunzioni, goffe inconvenienze! Di queste ambizioni che mettono in ridicolo non pochi de’ Musici di professione, ed anche qualche dilettante, si troveranno dettagli in altri articoli del Dizionario, e specialmente sotto i vocaboli ConvenienzePreminenze - Pretese - Primario - Assoluto - Sortita Bravura-Dilettante - Accademia. N. E. Cattaneo. GIOVACI E*IC©I*DS EDÌTORE-PROPRIETARIO. Ball’I. B. Stafoilfimcnto 3Vazioaaa3e Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di BlOYiJìKI BK)©BM Contrada degli Omenoni IV. 4720.