Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu/29

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fu ancor posta a conflitto con altre idee ben diverse, non ebbe ancora a subire l’urto di opinioni contrarie, di piccole passioni e interessi di indole affatto nuova per la inesperta sua mente. Domani la scena sarà per lei mutata del tutto: non più le rigide discipline della scuola, non più i severi aforismi de’ maestri, non più quell'aura di venerazione per le classiche tradizioni del bello musicale, che quasi per una segreta violenza ella dovea respirare ad ogni pie' sospinto in quell’augusto palazzo.

Ora le si apre un mondo tutto nuovo di impressioni, di pensieri, di sentimenti; ora nuove materiali e morali influenze si disputeranno l’impero del suo spirito e dei suoi affetti. Un padre, che già da qualche anno ha fatto i suoi castelli in aria sul valore della gola della femminea sua prole, e già numerò nel suo pensiero i grossi quartali cui potrà pretendere l’esimia di lei virtù nel canto; una madre che in prevenzione pascolò la rimbambita fantasia delle più strampalate immagini di trionfante celebrità, di opulenza e di agi signorili, di adorazioni illustri e fors’anco di più illustri sponsali; fratelli o cugini squattrinati che si nutrono della speranza di poter pagare i debiti scaduti e scadenti col sopravanzo degli enormi guadagni della futura gloriosa debuttante; tutti costoro si stringono in serio congresso di famiglia e nell’alto loro senno librano i primi destini della innocente creatura sventuratamente lasciata in balia di sì improvida naturale tutela. Ma che! Accorti speculatori già adocchiarono da lungi la ghiotta preda e si proposero di ghermirla con unghie foderate di velluto. Una, due, tre scritture da firmare per queste o per quelle scene, per un corso più o meno lungo di stagioni teatrali, già furono offerte con ben simulata indifferenza, od anco come atto di confidenziale protezione, o quale prova generosa di mecenatismo impresariesco. I patti proposti si esaminano con avida curiosità; si ventilano, si discutono nel crocchio domestico. Si tratta di una giovinetta ancor novella alle fatiche della vita teatrale, non avvezza ai vincoli gravosi della professione; di una giovinetta che esce di recente dalle abitudini metodiche di un’esistenza vuota di emozioni, placida, serena, semiclaustrale! Sarebbe il caso di anteporre le profferte di quel più discreto appaltatore che si obblighi a servirsi coi maggiori riguardi della nuova sua stipendiata, che con provido accorgimento la consigli a star contenta di prodursi nelle parti, non le più clamorose e brillanti, ma le più convenienti a’ suoi mezzi e meno faticose; in quelle parti nelle quali l’esordiente, rinunziando sulle prime alle romorose apoteosi, potrà venirsi preparando a poco a poco con lenti ma ben maturati progressi alle vere soddisfazioni dell’arte. - Però, la scrittura di contratto che ingiugne queste modeste ma savie condizioni non può proporre i lauti onorarii cui osano pretendere l’albagiosa vanità della madre, la cupidigia iperbolica del padre e de’ fratelli della novella virtuosa. Vien data in vece la preferenza a quell’altra scrittura di contratto nella quale un appaltatore più ghiotto e volpino, ha saputo far ampio sfoggio di promesse di vani onori, di elette distinzioni, ec. Non più le attribuzioni umilianti di semplice prima donna comprimaria, non più la scelta degli spartiti dettata a misura delle non ancora sviluppate forze della giovine cantante; si volgono dispettosamente le spalle al prudente e onesto impresario che, stolto, al dire dei parenti e degli amici di casa, non ha saputo apprezzare il tesoro che si ebbe la bontà di offrirgli. La vittima è gettata ad occhi chiusi in balia di quell’altro che ha saputo e voluto pagarla con più largo stipendio, non già perchè ne apprezzi meglio la virtù ma perchè nel suo segreto si propone di vantaggiarsene a suo modo, indi logorata ch’ella sarà, gittarla da un canto come merce scadente e già emunta.

E in fatto osserviamo ora il quadro da un altro lato. Vedete là sulle tavole di quel misero teatruccio di provincia (e si noti che noi continuiamo nella nostra supposizione, e che nulla che non sia strettamente ideale vi ha in questa nostra pittura) vedete quella giovine cantante che ha tocco appena il quinto lustro, e che sotto uno strato di minio nasconde un viso già solcato e pallido, e con una voce che a stento esce da due esausti polmoni si sforza a modulare le stiracchiate frasi di un cattivo spartito messo di voga dai capricci della moda e dalle depravazioni del gusto? Voi siete indispettiti dal falso manierismo di quella virtuosa di terzo cartello, e vi offendono il timpano dilicato le imperterrite sue stonazioni, e vi move a sdegno la sua azione esagerata e strana. Eppure, se fate attenzione, avvisate tosto che la natura ben l’avea dotata di ottime disposizioni e che le sbiadite rimembranze di un felice insegnamento elementare tradiscono in lei una savia educazione musicale offuscata da perfidi consiglii, da stolte aberrazioni! E per vero, vantaggiata dei favori di una provida istituzione, solo tre o quattro anni fa l’abbiam veduta uscire piena di avvenire da un’ottima scuola di canto; ma poi per soddisfare alla brama di oro di incauti congiunti, astutamente stuzzicata, per volere dar retta a un cieco orgoglio fomentato in mal punto, la povera inesperta si vendeva ad un impresario... era fatta correre per le poste da uno ad altro teatro, era condannata a fare strazio della sua gola e de’ suoi polmoni per servire alle irrequiete mire di lucro del suo despoto... Stancavasi talora la sua rassegnazione? Sgomentavasi il suo naturale buon senso e voleva ritrarre atterrita il piede dal sentiero funesto sul quale l’aveano per suo ultimo danno gittata? Indarno: i patti inesorabili della scrittura erano più forti della sua volontà; aveva acconsentito a cingere la catena, bisognava trascinarsela dietro! E di tanto in tanto si trovava modo a riaccendere i suoi smarriti spiriti, a rinfuocare il suo amor proprio impaurito. Ad ogni sua prima recita veniano collocati ne’ diversi angoli della platea de’ ben distribuiti drappelli di applaudilori prezzolati, i quali avevano comando di acclamarla, non già quando ella cantava con miglior garbo e contegno, non già quando dava segno d’aver meglio compreso lo spirito della drammatica situazione e di sapere saviamente interpretarlo, ma sì allorachè più forte strillava, allorachè accumulava nei passi più patetici i più bizzarri gorgheggi, allorachè con più sbracciate smanie falsava l’espressione, il gesto, il contegno.... Il pubblico, tanto facile a ricevere impulso da chi primo lo muove, faceva eco ai menzogneri comperati clamori, e salutava a gran schiamazzi col nome di somma l’ingannata artista, e al calar della tela la chiamava tante e tante volte all’onor del proscenio che la tapina ritiravasi nel camerino poco meno che spenta dalla fatica. Ma pure, a poco a poco, ella andò pigliando gusto a quelle strepitose ovazioni, le quali diventarono per lei una specie di bisogno, sicché sentiasi quasi suo malgrado costretta a rivolgere ogni suo sforzo a meritarsele anche a costo di porre in non cale i buoni precetti non tanto scolpiti nella inesperta sua mente che non avessero a potere facilmente cancellarli gli inebbrianti incensi della popolarità. Messo sul cattivo sentiero questo primo passo, non le fu più possibile ritrarlo. Dalla dimenticanza de' precetti di un’ottima scuola alla corruzione del gusto, dalla corruzione del gusto all’abuso dei più falsi e riprovati mezzi di effetto, ella trascorreva in breve all’ultima fase del suo decadimento, e coglieva il peggior frutto di questa lenta ma fatale prevaricazione, l’esaurimento delle forze vocali, cui teneva dietro il morale avvilimento, il dispetto, il dolore di non poter più trascinare all’entusiasmo il popolo che ben presto cominciò a non più curarsi di lei, a volgerle le spalle, preparandosi a fischiarla quanto prima con beffa e disprezzo.

E questo è il momento nel quale colui che la eccitò e quasi la costrinse al suo traviamento, e ne cavò il miglior profitto, ora le ritira i suoi favori, e scaduti gli obblighi del vecchio contratto, si ricusa con sarcastico sorriso a riassumerli di nuovo. - Addotta a questo sciagurato punto della sua carriera melodrammatica la ingannata artista, si sente stretta dalla necessità di altri appoggi. Ora è d’uopo ricorrere ai giornali che puntellino l’edifizio crollante della sua fama, ora è d’uopo affidarsi agli Agenti teatrali, onde alla bell’e meglio sappiano raccomandare una merce che stenta a trovar esito. - La disgraziata precipita di abisso in abisso. B.

(Sarà continuato).




NOTIZIE MUSICALI.

Berlino. — Il Regio Teatro dell’Opera solennizzò il 4 novembre passato con una Accademia drammatico-musicale la sua fondazione, che sotto gli auspicj di Federico il Grande ebbe luogo nel 1741. Questa festa secolare, altrettanto magnifica quanto varia per la scelta de’ pezzi vocali ed istrumentaii, destinata ad un pio scopo, eccitò un interesse tale, che dovette essere ripetuta il giorno susseguente a spese della regia Cassa teatrale.

L’idea di presentare i progressi della musica drammatica in 20 Decennj, era lodevole in sè, ma non troppo felice riguardo alla scelta de’ pezzi di musica, che dovevano indicare lo sviluppo progressivo dell’Opera. E perchè si sceglievano soltanto i maestri tedeschi? non esistevano forse in quel secolo un Paesiello, Ciinarosa, Cherubini, Spontini, Boieldieu, Rossini, Auber ed altri maestri esteri, le cui opere vennero rappresentate frequentemente assai sulle scene alemanne? E, stando anche coi soli maestri tedeschi, perchè si dimenticarono p. es. un Naumann, un Weigl, un Weber (B. A maestro di cappella prussiano) un Lindpaintner, Marschner, un Meyerbeer, l’orgoglio di Berlino?....

In riguardo estetico sarebbe stato più conveniente di dare in ogni partita di 50 anni i pezzi di musica dell’Opera seria in primo ordine, e quelli dell’Opera buffa in secondo, in vece di fare un miscuglio di entrambe, che produsse un effetto veramente burlesco. Ma andiamo piuttosto ai singoli pezzi di musica.