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meno che nelle dotte transizioni nel bel concerto della parte strumentale, e nella unità del pensiero. Pezzo Vili. Aria e coro. Comincia colle parole Inflammatus et accensus. E voce di I.° soprano la parte principale che canta questa preghiera che tale appunto la presentano le parole. Non sappiamo perchè venga intitolata Aria. Qualunque però ne sia il titolo, la composizione rimane la stessa e brilla di singolare splendore. Eminentemente filosofico è il preludio che precede il canto, e nel quale il chiaris0. autore comincia a tratteggiare la grande scena del giudizio finale. Alle tinte forti ch’ei quiv’impiega, sussegue un canto in cui tutte stanno espresse le angustie e le speranze di quel core appassionato che si rivolge supplice alla Madre di Dio. Termina questa strofa colle parole in die judicii, e là, finita la cadenza del periodo musicale cantato dal solo soprano, l’eg.° compositore, con ottimo intendimento fa ripetere le ultime parole in die judicii da tutto il coro, che all’unisono e all’ottava, sostiene la nota del tono fondamentale do, mentre gl’istrumenti si fanno a riprodurre con tutta forza il ritornello. Ciò continua per otto battute; dopo che tace il coro, e prevalendosi l’illustre maestro della imitazione proposta nel seguilo del ritornello, si conduce al mi bemolle corrispondente al do minore in cui ha principio il pezzo. Basterebbe questo per giudicare di un raro genio e di un sommo artista. Continua la preghiera colle parole Fac me cruce custodivi. Qui l’autore opportunemente impiega lo stesso movimento che servì ad accompagnare la precedente strofa. Il carattere patetico del canto si trova benissimo conservato, e sommo è l’effetto del coro che lo alterna. Le ingegnose combinazioni artistiche che qui trovansi sparse, meritano lode tanto maggiore quanto che sono rese più semplici, nè lasciano intravvedere quell artificio, che al dire di Torquato Tasso - Quanto si scopre meri, tanto e più bello. Finita questa stanza, il nostro autore fa ritorno al primo motivo in do minore ove ripete la stessa prima frase, non meno che il coro su le parole - in die judicii - di cui abbiamo parlato. Giunto alle parole - Fac me cruce custodivi - cangia il tono in do minore, al maggiore, ove ripete le stesse frasi e progressioni armoniche di prima, sino alla cadenza. Non è a tacere che prima della cadenza finale, trovasi una frase di pregevolissimo lavoro, colla quale, sotto la nota di do acuto, fanno passaggio parecchi acrnrrli tirmnniQ rio r»nì irionn cordi d’armonia da cui viene schiuso l’accesso alla dominante ed al compimento di questo stupendo lavoro. Pezzo IX. Quartetto senz’accompagnamento. Comincia colle parole - Quando corpus morietw. - Il basso propone il motivo, o meglio il soggetto d’imitazione, se così vuol dirsi. - 11 tono è di sol minore; la cantilena di carattere patetico è formata con note semitonate discendenti. Alla proposta del basso risponde il tenore alla quinta sopra, accompagnato in armonia dal secondo soprano e dal basso. Dal tono di re minore il nostro autore giunge all’impensata al tono di si bemolle, ov’entra il primo soprano che continua la imitazione proposta colla quale viene cantato anche il secondo verso - Fac, ut animee donetur - nel primo tono sol nel quale rimane chiusa la frase. Sulle parole dell’ultimo verso della strofa - Paradisi gloria è notevole quel passo di carattere lieto e brillante che serve ad esprimerle a maraviglia. Rossini ha voluto di sicuro significare con questo musicale concetto, come si sprigioni lo spii’ito dal carcere della vita, per volare fra le eterne contentezze. Dopo questo e’ riprende le parole Quando corpus, ecc., - colle quattro parti, e si fa a modulare quanto prima ha proposto, col far discendere di semitono il basso dal si bemolle fino al re con accompagnamento di $ oa, 5a e 7a che con una così detta finta, va a cadere al mi bemolle con 5“ e 5a e poi dalla 4.a del tono con 6.a minore, passa alla 5.a (re), e termina il periodo in sol minore. Da qui dopo una fermata riprendendo le parole - Quando corpus, ecc., - in modo diverso da quello di prima, ma ugualmente ingegnoso, vanno modulando le quattro parti in concerto, partendo dal tono di mi bemolle e discendendo in armonia con gli accordi di settima diminuita sino a che giunto il basso alla corda in do bequadro, fa il nostro autore il rivolto del suddetto accordo in quello di la (seconda del primo tono) con 5,a 4a e $ 6,a e poscia, dal sol minore arriva alla dominante, dalla quale passa a ripetere, anche qui d improvviso, il bel passo su le parole - Paradisi gloria, come pure tutta la frase, chiudendo per fine il periodo. È osservabile lo stretto su l’antecedente proposto, in riflesso al sommo magistero che si manifesta nelle imitazioni qui raccolte, e negli acconci e dotti accordi a cui sono legate. Quest’analisi, a vero dire, potrebbe sembrare superflua, chè l’opera di cui trattiamo è pubblicata per le stampe, ed ognuno può averne notizia. Noi però, uell’interesse dell’arte, abbiamo creduto doverosa cura decomporre le parti di questa composizione onde rilevarne le più minute particolarità. Ora che abbiamo detto paratamente su questo Pezzo IX, ne sia concesso osservare in genere, che l’artificioso lavoro delle idee proposte, la espressione che in esse ebbe a ricevere la poesia, il tipo caratteristico che le medesime ci presentano, e la stretta osservanza delle discipline dell’arte, meritano per nostro avviso, che questo componimento venga offerto a modello di musica sacra nelle scuole W. Pezzo X. Finale a quattro voci con il coro. Comincia con li tre accordi generatori del primo tono sol minore. Le voci cantano sulla parola Amen. Dopo questo preludio attacca la Fuga. Siffatta specie di composizione che, al dire del celebre Marpourg (2), immune dalle fantasie della moda, non fu mai soggetta a riforma, appartiene alla classe di quelle denominate del Tono, per lo motivo che la proposta e risposta sono circoscritte entro i confini della ottava <3). Questa Fuga. è composta di soggetto e contro-soggetto: è osservabile in oltre l’aggiunta delta comunemente coda, la quale viene ad mestarsi col primo soggetto e continua dal principio sino alla fine. Diciamo osservabile, perchè si hanno (1) Vcggasi il N. i. della nostra Antologia Classica. (2) Marpourg. Traité de la fui/uo et du Contrepoint. (-3) Martini. Saggio sul Contrappunto. P. IL C. XXVIII. così due contro-soggetti, per cui la Fuga diventa più artificiosa ed aggradevole. Il soggetto comincia colle parole - In scempiterna scecula-, - ed il contro-soggetto, con l’Amen. Appoggiandoci a’trattatisti, tra quali Zarlino e Rousseau U), dovremo notare come scorrezione quel salto di quarta, che fanno per moto retto contemporaneamente il soprano ed il tenore sul termine della seconda battuta - E nel vero, il primo soprano, dal sol ascende al do, nel mentre che il tenore dal si, passa al mi - Ciò, avrebbe potuto facilmente evitarsi; notando, che riesce tanto più sensibile in quanto che viene eseguito per li soli soprano e tenore, e viene meno inteso nel progresso della Fuga, allor che cantano le quattro parti. Se non che, trattandosi di soggetto, molte licenze vengono accordate e praticate anche da’ compositori di prim’ordine (2). Proseguendo a dire brevemente di questo componimento, che appartiene al sublime dell’arte, accenneremo a quel divertimento che sussegue le pr oposte e r isposte delle quattro parti; divertimento ricavato dal soggetto e contro-soggetto, e del quale assai opportunamente fa uso il nostro autore per la modulazione. Con questo ei si conduce al mi bemolle, ove il soggetto riprende tra il -i.° soprano ed il tenore, cui rispondono il 2.” soprano, ed il basso, che, dal tono di si bemolle. passano a quello di fa maggiore ove riproduce il divertimento. - Assai avvedutamente vedesi qui considerato il tono di fa, siccome quinta del si bemolle, che invece di maggiore viene costituito minore, e da cui con regolare andamento il nostro autore si conduce al tono di fa minore, dal quale, dopo aver riprodotto il soggetto e contro-soggetto, fa passaggio al do minore, e per fino, al primo tono di sol minore. Crediamo osservare siccome singolare bellezza, la improvvisa sospensione della cadenza, col dare alla fondamentale anzi che il proprio accordo di 3a e 5a quello di |j o $ 4a e b 6a - il bel giuoco, o meglio.. rivolto di parti che segue per quattro battute sul detto accordo; - e la dotta imitazione che viene introdotta dal d.° soprano, dopo fatto ritorno alla dominante; imitazione che viene risposta dal tenore alla ottava sotto, e poscia all’unisono dal 2.° soprano, colla quale si riconduce al primo tono. A prima giunta, potrebbe parere in questo lavoro alcuna deviazione dalla Fuga; noi però nel suo intreccio crediamo scoprire un tratto di finezza dell illustre compositore, che, addottrinato dalla esperienza, volle spogliare questo genere di componimento, per quanto gli era possibile, da ogni soverchia gravità del primo soggetto, ed operare con sicurezza d’efietto, mediante acconcie digressioni su la massa dell uditorio, facendo trovare a così dire delle oasi, più arido avrebbe potuto apparire il cammino. - E gli artisti i più severi, che sembrano avere in custodia il palladio dell’arte, hanno ben d’onde soddisfarsi nella parte relativa allo stretto, che per unanime consenso dei più valenti compositori, è una delle parti più difficili della Fuga. Lo stretto di quella di cui trattiamo, ne pare sommamente ingegnoso; conserva la identità del soggetto, e ciò che è più, si presenta facile e naturale. Allo stretto del soggetto, succede quello del contro-sogget buzione c? collocai e per ultimo, noi stia la chiusa, ri grine transizioni.. Le transizioni abbiamo parlato, tano particolare ■ novità e naturale fetto che arrecali lutarsi, dacché a ì sizioni, sono noi non pochi scritto parola d intesa. ] nate fantastielieri Egli è dopo h il nòstro autóre viene di nuovo contro-soggetto, Avanti questa, il genio di Ross raggio, in quelli primo motivo d la parola Amen denza finale. Noi, scriveiul mirandone gli ( tanto più di bv torna ad onore sini derivò i prc noi stessi, il cc padre Mattei, ca in oggi si onor all’Italia ed all’compositori, gi i giorni, di vedi la sua eredità ’ Maesti di (1) Rousseau. Diz.° musicale pag. 225. Zarlino. histituzioni armoniche. Cap. 20, pag. i. (2) Martini. Saggio sul Contrappunto, parte I. pag. 27. Milano, la c con tutto il pi’1 delle sue forni nòcinii, ebbe trionfali; Milai Quaresima de più care abitu un altro genei quasi timida potere si tien tenta della reli maggior tempi al cielo i pur Rtnunziand se nel nuovo; milanese eulr della moda. qualche settii nostri croccli di salmi, di Palestrina e che altro un. si vuol rendei e mondano cl tempo, ossei zione, clie q dizii. queste occupano di e disusato 01 augurio pei vuoisi in gl’i meraviglioso do musicale E diciann gione dell i posizione n