rinunciare alle forme della musica italiana
fin allora da lui‘seguite. Vogel era morto
da poco tempo: sapevasi comunemente aver
egli lasciato nelle sue carte un’Opera pur
essa intitolata Demqfoonle., la cui sinfonia
due volte crasi eseguita con clamoroso
effetto al Circo Olimpico si aspettava
quindi un’Opera degna della sinfonia,
tanto clic dominati da si grande prevenzione
gli ascoltatori si mostrarono severi
per uno spartito dettato sul medesimo tema.
Nella seguente estate prodottosi il DernoJoonle
di Vogel, non fu punto più fortunato
di quello del maestro italiano. La sola
sinfonia sopravisse e divenne celebre. La
musica di Cherubini è jjoì notevole per
elaborata fattura, superiore a tutto ciò che
allora in Francia conoscevasi ( è il signor
Fétis che parla) e superiore alla portata
dell’intelligenza ordinaria de’ frequentatori
del teatro dell’Opera; il qual merito essi
non credevano potesse bastare a compensare
il difetto di calore e d’interesse
drammatico che polevasi rimproverare all’insieme
dello spartito. Nel Demofoonte si
distinguono varj pezzi ed in ispecie un
coro (Ah! vous rendei la vie) i quali pel
merito dell’istrumenlazione, per la disposizione
delle voci, e per la purezza di stile,
all’epoca in cui l’Opera fu scritta, poteansi
dire vere creazioni e preconizzavano una
nuova scuo a.
Nel 4789. Léonard, parrucchiere della Regina,
ottenuto il privilegio del Teatro Italiano,
associossi Viotti, che si trasferì in
Italia, onde porre insieme quell’eletta compagnia
che per molto tempo formò la delizia
de’ parigini ed in cui annoveravansi
Viganoni, la Moricbelli e l’inimitabile Raffanelli.
Là direzione del Teatro Italiano volle
affidarsi a Cherubini, il quale colle assidue
sue cure ed i suoi consigli non solo fu
giovevole all’esecuzione delle Opere che
venivano rappresentate con mirabile perfezione,
ma ben anco, pel vantaggio delle
medesime Opere, e può darsi eziandio per
soddisfar a’ capricci de’ cantanti, riprese 1 uffizio
di collaboratore anonimo. Non pochi
amatori ed artisti si ricordano ancora del delizioso
quartetto - Cara., da voi dipendeposto
ne Viaggiatori felici; dell’altro quartetto
meno conosciuto ma non meno bello
per l’Opera Don Giovanni-di Gazzaniga;
e del trio inserito nell Italiana in.Londra
squarci che, confrontati al Demofoonte ed
in ispecie alla Lodoislca scritta nell’istesso
tempo, attestano che il loro autore possedeva
a quel tempo due maniere assai distinte:
una semplice, soave e spontanea
come quella di Cimarosa e Paisiello; l’altra
severa, meno melodica, proclive agli effetti
delle modulazioni e dell’armonia, ricca
e vigorosa nell’istromenlaziono, più drammatica
ed energica, ed appoggiata a felici
contrasti di colorito. Questa seconda maniera
è quella che caratterizza i lavori di
Cherubini destinati alle scene francesi e
la maggior parte della sua musica sacra.
La Lodoislca rappresentassi nel 1791 al
teatro Feydeau, e questa bella composizione
grandiosamente condotta produsse
una sensazione profonda, e giusta, il già citato
Fétis, fece una rivoluzione nella musica
francese, e fu l’origine della musica
di effetto che tutti i compositori moderni
hanno imitato con varie modificazioni. Pertanto
furono veduti i maestri della scuola
francese, particolarmente Méliul, Steibelt,
Berton, Lnsueur, Gretry stesso, mettersi in
quella nuova via ed introdurvi soltanto al’liiy,
cune differenze risultanti dal loro genio.
Per verità l’immortale Mozart colle ]ozze
di Figaro e col Don Giovanni aveva già
rivelalo tutto l’effetto che le grandi combinazioni
armoniche, le belle disposizioni
istromentali unite a vaghe melodie, potevano
produrre: ma quelle Opere, forse
intempestivamente comparse, e stiam per
dire, superiori alla intelligenza degli stessi
compatrioti! di Mozart, a quel tempo erano
interamente sconosciute agli stranieri. Non
rimane quindi dubbio che Cherubini non
abbia ubbidito alle sue proprie inspirazioni
nel genere da lui introdotto in Francia: il
che è poi provato fino all’evidenza dal paragone
del suo stile con quello dell’illustre
suo predecessore.
La rivoluzione.principiala dallaLodoisha
all’istesso teatro, con esecutori più atti
alle grida che a dar risalto alle bellezze del
vero canto, venne compiuta coll Elisa o il
Monte di San Bernardo (1794): nella quale
Opera è notevole la magnifica introduzione
col coro di frati in cerca de’viaggiatori seppelliti
sotto la neve, componimento pieno
di un carattere vero e toccante, non che
l’originale scena della campana che senza
interruzione si fa sentire dal principio alla
fine del pezzo; colla Medea (1797) Opera
di uno stile severo, e più completa delle
precedenti; in essa madama Scio fu ammirabile;
coll’Osteria Portoghese (1798)
che non ebbe esito fortunato abbenchè preceduta
da un’eccellente sinfonia e ricca di
un bellissimo terzetto buffo; e finalmente
colle famose Due Giornate. E qui si noti
che non abbiamo voluto tener conto delle
composizioni di secondaria importanza, come
a dire la cantata in morte del Gene: ■ale Iloche.,
la Punizione. Prigioniero scritta in
compagnia diBoieldieu, 1 Epicuro con Mehul
e lo Kou/ourgi rimasto inedito, e non mai
rappresentato.
Si fu nel 1800 che per la prima volta apparve
al teatro Feydeau 1 OperaleZW Giornate
o il Portato:’ di acqua. Bovilly compose
l’interessante melodramma, ben altra cosa
delle ridicole ed agghiacciate azioni liriche
che tanto avevano nociuto all’effetto de’precedenti
spartiti di Cherubini. L’esecuzione
era affidata alla Schio e Gavaùdan, e a Gaveaux,
Jausserand Juliet. l’abile protagonista
e Platel. Più di duecento consecutive
rappresentazioni non iscemarono punto
l’entusiasmo de veri conoscitori per questa
composizione musicale, in modo singolare
distribuita, ossia all’eccezione di un duetto
e di una canzone, composta per intero di
pezzi concertati e di cori. Una tale distribuzione
sovverti bruscamente le abitudini
che aveansi in un’epoca in cui non poche
Opere si componevano presso che di sole
arie.
La musica delle Due Giornate si distingue
per uno stile pieno di vigore e di venustà:
le armonie e le parti istromentali
vi sono dispostele condotte con spontaneità,
forza e chiarezza sì mirabili, da superare
anche oggidì ogni confronto, ove sieno messe
a paragone colle composizioni moderne,
nella più parte delle quali le negligenze
e gli errori passano qualche volta inosservati
in grazia dello strepito e della confusione
che regna’ nell’orchestra e nelle soverchie
combinazioni armoniche. - La sinfonia è
di un carattere assai marcato. 11 magnifico
finale del primo atto non potrebbe esser
concepito con maggior espressione e verità
drammatica e seducente varietà di colorito:
questo pezzo vien annoverato fra le più
grandi creazioni dell’arte musicale. Quello
del secondò atto, di un genere differente.
merita pure illimitati encomj: in osso soprattutto
deve ammirarsi l’inesprimibile fi- &
nezza de’movimenti istromentali in singoiar
modo appropriati alla situazione del
dramma: allorché i due offiziali dicono:Executez
Ics ordres dii cèlebre Mazarin o
qualche cosa di simile, l’orchestra fa sentire
una marcia ad armonie religiose, una
specie di canto fermo elaborato che si direbbe
destinato a ricordare con finezza imitativa
le gravi eminenti funzioni del prelatoministro:
l’andamento delle viole al momento
dell’evasione del conte, ha qualche
cosa di misterioso che seduce; ed il coro, che
si unisce ad una marcia brillante, è di effetto
al sommo pittoresco, e si offre ricco
di un lavoro armonico di gusto sì squisito
che il prestigio di quella invenzione già
tanto originale è a più doppii accresciuto.
Il terzo alto, quasi tutto a cori, è degno
del rimanente dell’Opera: i ritornelli che
framezzano il dialogo ordinario, sono di
una bellezza rara.
Nella prima rappresentazione delle Due
Giornate, allorché si udì l’inspirato slancio
e la sublime transizione sulle parole - o
celèste providence - del finale primo, l’entusiasmo
non ebbe più limiti, e tutto il teatro
rintronò d’inusitate acclamazioni e grida,
ed appena calata la tela, molti allievi
del Conservatorio, scavalcata l’orchestra
si arrampicarono sul palco scenico e là vollero
abbracciare il sommo maestro. Terminala
l’Opera, Grefry, clic pur non amava
altra musica traimela propria, postosi a capo
de’ migliori compositori che allora si trovavano
a Parigi, andò a congratularsi con
Cherubini.
In Germania le Due Giornate sono tuttora
nel repertorio di molti teatri; quanto
prima a Parigi verranno riprodotte all’O/ièra-comir/iie.
In Italia, a’giorni nostri così
dal pubblico come in parte anche da’ signori
maestri e dilettanti, questo insigne
spartito di Cherubini é abbandonato all’obblio,
nel modo stesso che più non si hanno
in verun conto tutte le grandi produzioni
che precedettero quelle di Rossini. E quando
mai avverrà che noi, che pur ci vantiamo
il primo popolo musicale del mondo, sapremo
rintuzzare la taccia pur troppo meritata
che di continuo ci vien mossa da oltremonte,
per la colpevole nostra trascuranza
dei capolavori dell’arte? (’) I. C.
(1) La seconda parte di questo articolo si darà in altro
foglio, ad uno dei prossimi numeri si unirà parimente
un pezzo delle Due Giornale.
POLEMICA MUSICALE.
Nell’Appendice della Gazzetta p ri Aleggiata
di Milano N. 93, il signor G. R.
Menini offre un cenno storico della così
detta Riforma Musicale del sig. E. Gambale,
dal qual cènno parrebbe doversi inferire
che il pubblico tutto fu ingiusto e
scortese in accogliere con assoluto disfavore
la proposta innovazione, e che 1 periti
della scienza, tranne alcune poche eccezioni,
ebbero gravissimo torto a non degnarla
cb.e di scherni e di celie. Lodiamo
lo zelo del signor Menini, il quale, per
essere semplicemente letterato e quindi non
atto a giudicare da sé medesimo del reale valore
della Rifórma Gambale, dedicò passivamente
la sua penna a redigere le ispi- jHL
razioni di persona troppo parziale alla Hi- | V
forma stessa; ma ad un tempo non possiamo
a meno di fargli osservare alcune ine- fìSSI
sàttezze del suo Cenno storico. Egli avrebbe