Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/101

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} lilà delle modulate frasi di Chopin, della fantasia di, Weber, c dell’audacia di Liszt. Sono capricciosi, se5 ducenti, animati, fecondi di espressive melodie, di t svariata armonie, di enarmoniche transizioni e di pic! canti contrasti. A proposito di Wallzcr pianistici non 1 è da fraudarsi una speciale menzione di quelli denominali Scencs de Soiree del Pezzoli, i quali se fossero in minor numero, più agevolmente potrebbero collocarsi fra le più belle raccolte; sei o sette di questi valtzcr, compresovi il finale, hanno ben poco da invidiare alle composizioni dello stesso genere che da oltremonte ci giungono fregiate da’ più eminenti nomi. Furono editi dal Canti, che vede sempre più prosperare l’associazione alle sinfonie di Beethoven trascritte da Kalkbrcnncr, ed acquistò la proprietà di un gran duo concertante per due pianoforti di Kontski sopra il motivo - Suoni la tromba - e l’aria del secondo atto de’ Puritani. Questo giovane polacco, da molto tempo stabilito a Parigi, senza avere una riputazione di primo ordine, sa però comporre come i moderni pianisti di primo ordine, ed i suoi pezzi vengono ricercati dagli esecutori ed applauditi dal pubblico. Il duetto di Konlski, se non erriamo, per effetto può servire di riscontro al famoso sulla Norma di Tbalberg. Ci gode l’animo di qui attestare la nostra stima ad un maestro il cui nome rifulge riverito fra i cultori di musica in Lombardia. Egli scrisse una scelta partitura drammatica, favorevolmente accolta in più di un teatro, ed altre ne sta immaginando. Il maggior tempio di Cremona periodicamente risuona di quell’eletta sua musica, che mirando sempre alla ragionata espressione delle sacre parole tocca il cuore, persuade la mente e concilia la devozione. La Società filarmonica della città medesima, ha in esso una giudiziosa e solerle guida. Sui pianoforti delle primarie nostre dilettanti figurano de’capricci, notturni, c duetti col violoncello, o flauto o violino di lui che interamente alla musica si dedica. Ognuno avrà indovinato trattarsi ddl’cgregio Don Ruggero Manna, che or ora per mezzo del Lucca presentò un nuovo suo duo per pianofòrte e flauto, eccellente sotto ogni riguardo, c tale da reclamare una estesa analisi, che di buon grado tenteremmo esporre, se questo Pot-pourri non andasse già troppo per le lunghe c non temessimo ’di operare sui nostri lettori l’istcsso soporifero effetto che spesso invade gli uditori a certi dilavati pezzi istromcntali di cui meglio è tacere. A questo duetto il motto di fantasia appassionata e brillante è opportuno, meritato, e ncll’istcsso suo titolo ha il più giusto elogio. Di volo ed alla rinfusa accenneremo il giovane maestro Peri, autore dell’fìster d’Engaddi, o della Dircc, aver dato prova della sua dottrina c del suo amor per l’arte in un eloborato Quintetto a quattro tempi per due violini, viola c due violoncelli da qualche mese posto in circolazione dal Lucca; il benemerito Picchianti si innanzi nella scienza e letteratura musicale, essersi acquistato ammiratori anche al di là delle Alpi per la sua Biografia di Cherubini (*), il più onorevole tributo che in Italia siasi reso all’illustre defunto; Agostino Bclloli aver indirizzato agli alunni dell’I. R. Conservatorio due collezioni di utili studj f) per corno da caccia-, ed essersi di fresco gettato nella voragine1 musico-commerciale il divertimento (’) per flauto e pianoforte sul Nabucco di Pizzi, e Croff, atto ad aggradire nelle società; il Souvenir della Scozia f) ed il Capriccio (’) con variazioni sul tema - Là ci darem la inano - di Bcncdict, il celebre pianista dai Corretti portamenti attinti alla scuola di Kummel; il secondo libro dc’ìiO studj dell’elegante Dòhler non inferiore al primo, del quale ragionammo nel fi. 15 e che saranno la risorsa de’nostri professori poco meno di quelli di media forza di Berlini, Kalkbrenner, Hunten; le ineguali e mediocri Reminiscenze sulla Linda di L. Hall f); la brillante fantasia alla Tbalberg sulla Beulriec Tenda di Moroni (’) ed i facili pezzi (’) co’motivi della Maria Padilla, della Linda, del Don Pasquale, del Nabucco di Herz, Wolff, Chotek c Plachy. Lo Stabul Malcr di Rossini comparve ridotto per 14 stromcnti da fiato (’), per cura di Gio. André: Merendante colle più incantevoli frasi della composizione religiosa del maestro senza pari ha tessuto una sinfonia, dal Lillo trascritta per pianoforte; in ben pòchi altri pezzi a riepilogo abbiamo riscontrala più omogenea e facile unione de’ varj squarci; maggior regolarità di condotta in tanta abbondanza d’immagini, modulani più aggradevoli|ed insieme più magistrali: l’arte che tutto fa non vi si scopre. I. C. (•) Tutte le opere accompaguale dall’asterisco sono edita presso Ricordi. VARIETÀ. PAXARMOMCO DI LODOVICO DA VIOLI Quel valoroso artefice italiano Lodovico Gavioli, cosi | conosciuto nel ’ Bel Paese e fuori, dacché alle più a grandi città era dato ammirare un suo automa, rap» presentante l’immagine di Davitlde, che s’animava e ) respirava c volgeva al cielo la fronte, poscia stendendo le mani sull’arpa, al tocco alterno delle dita, traevano un suono pieno di celeste soavità; ora compieva in Modena sua terra natia, il Panarmonico, destinato ad essere il più eletto ornamento della famosa villa Puccini. L’amore che l’artefice poneva a questa grandiosa opera, gl’inspirò nuovi e potenti mezzi ad ottenere l’imitazione perfetta degli istromenti a fiato d’una orchestra, cd un’esecuzione più esatta di quella clic possa pretendersi dall’unione simultanea de’più abili suonatori, cd un colorito, un’espressione, un rallentare, uno stringere, che t’empie l’anima d’emozioni e di maraviglia, né sai concepire come, con mezzi meccanici, possa ottenersi tanta varietà e squisitezza di risultati, e quasi eredi la macchina viva c dotata d’ogni possibile.delicatezza di sentimento. Quegli amici, a cui fu dato accesso ali’ officina del Gavioli, c clic udirono il singolare strumento, non cessavano d’ammirare la forza con che eseguiva la sinfonia dell’lilena da Feltro, c la dolcezza dell’adagio c fuoco dell’allegro nel 5.° finale del nuovo A/osé, c’1 brio che rallegrava nei valz bellissimi di Strcbinger, e il maraviglioso colorito con che ripeteva la sinfonia del Guglielmo Teli e tant’altri sceltissimi pezzi, col mezzo due soli cilindri e di 240 tasti, cui gii stranieri chiamano chiavi. E presto la fama se ne diffondeva per la città e, sotto alle finestre del nostro artefice, venivano c fermavansi le persone ad inspirarsi al suono di quelle più clic umane armonie. E in ogni canto e da ognuno se ne favellava e i nomi del Gavioli c del Puccini erano levati a ciclo (1). E qui al generoso cavaliere Nicolò Puccini mi piace dar lode, il quale avendo riunito nella sua pistojese villa quanto a noi Italiani può essere cagione di vanto, c dando, senza risparmio di spesa, commissioni a quanti artisti si levano sopra la schiera volgare, desiderò di poter mostrare agli stranieri, che vanno a visitare le opere della sua magnificenza, come anche nella meccanica noi siamo grandi: c a loro, colpiti dalle care note e dalla costruzione ingegnosissima del Panarmonico, poter dire:» lo diedi a questo genio i mezzi di poggiare a tanta altezza di volo n. Nobile invero e degnissimo vanto! E ciò sia pur detto a rimprovero di tanti ricchi i quali volentieri sprecano inutilmente c sozzamente l’oro concesso loro dalla prové facciano cose utili alla nutria. e unloro dalla provvidenza, perchè facciano cose utili alla patria, e per Farti e per tutto ciò che nobilita, o migliora Fumana famiglia, non hanno un obolo da impiegare. Non vuoisi loro vietare di vivere sontuosamente, non vuoisi loro vietare di libare le gioie della vita, solo si chiederebbe, che invece di correre dietro pazzamente alle straniere futilità, cercassero quelle onorevoli cose, clic ingemmano il nostro suolo e che tanto sono invidiate e ricercate dagli stranieri. Questo hanno gl’Italiani diritto d’esigere da costoro, ed ove trasgrediscano un tanto dovere, condannarli al dispregio. Ma per tornare al Panarmonico, altri più capace ne descriverà il meccanismo, il quale costò all’autore ben quattro mesi di meditazione, prima che ponesse la mano ad un tanto lavoro, c poscia presso a tre anni di non interrotte fatiche: a noi basti dire eli’egli fece opera non peritura, cd augurare che i ricchi Italiani ricordino, clic nella patria loro esistono artisti ed artefici incomparabili, i quali, se non altro, possono rallegrarne, c dirò pure, santificarne gli ozii, c ingentilire gli uomini colle opere delia pittura; delio scalpello c col tocco celeste dell’armonia. Francesco Manfredini. (1) «Fino la Corte sentì vaghezza di visitare il Panarmonico del Gavioli cd ( esempio singolare fra noi ) ella medesima si recò a tal line alla casa dell’umile cittadino, non polendosi altrove trasportare la macchina a motivo della sua mole. V’andò anche una deputazione dell’Accademia nostra di Scienze, Lettere, cd Arti, e corre voce che per sua commissione sarà fatta c pubblicata una relazione sul Panarmonico, per garantire all’autore l’anteriorità delle invenzioni delle quali ha egli arricchita l’opera sua». CARTEGGIO. L’esimio maestro signor Cav. Pacini ci invita ad inserire la seguente lettera, che noi di buon grado reimiamo di pubblica ragione, consentendo pienamente con lui nelle verità in genere che sono in essa accennate. Caro Ricordi. Lucca, 25 Maggio 1843. Poteva io mai non aderire ai vostri desiderii, negandovi di ridurre la parte di Alberto nella mia Fidanzata Corsa per voce di mezzo-soprano, non che di baritono? a voi cui mi lega stretta e sincera amicizia, a voi si benemerito all’arte nostra? No al certo; eccovi appagato: permeltetemi però che io vi faccia un semplice sfocro_.il quale non interessa soltanto me, ma Ben anco gli altri compositori di Opere melodrammatiche. Il ridurre una parte scritta in origine per tenore, è cosa facile, ma quale ne sarà l’effetto? La distanza che passa dalla voce di tenore, a quella di mezzo-soprano, è tale, che pregiudica non poco al primitivo pensiero, non che all’effetto; e se il buon senso ha fatto già da qualche tempo bandire dalla scena le donne sotto sembianza di uomini, (tranne qualche rara eccezione) non so come si possa ora desiderare la trasformazione di una parte di tenore per soprano. Forse l’economia impresariesca? forse la penuria dei tenori? in quanto al primo caso, è da ritenersi veridico; nel secondo poi mi fo lecito rammentarvi che questa parte scritta per l’esimio Basadonna può essere sostenuta, oltre che dall’artista prenominato, da molti altri tenori che con onorevolezza calcano le scene in giornata, e fra questi non secondo figura il signor Lorenzo Bonfigli (che molto raccomando alli signori impresarii e corrispondenti teatrali) essendo detta parte scritta per la tessitura di vero tenore, e non già di tenore come suol dirsi sfogato. A voi dunque raccomando caldamente il mio amor proprio; che seppure l’avidità dei sig. impresarii è tale (parlo in genere) da porre in non cale le fatiche di un compositore, devonsi rammentare che la riuscita di un’Opera in musica, dipende totalmente dalla esecuzione, manomessa e travisata la quale, per colpa della loro tenacità, essi vengono in fine dei conti, a danneggiare loro stessi, ed a nuocere a chi sudò lunghe notti. Perdonate se io fui troppo schietto nel palesarvi la mia opinione: so bene che fra gli appaltatori teatrali ve ne sono alcuni che hanno coscienza; a questi almeno stia a cuore il bene dell’arte e l’onore dei maestri compositori. Abbiatemi presente e credetemi sempre Vostro Affezionatissimo Amico Giovanni Pàcini NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — È arrivata a Milano madamigella Teresa Ottavo, concertista di violino, allieva di lìériot favorevolmente conosciuta a Vienna, Berlino, Londra, Pietroburgo,e nello scorso febbraio applaudita eziandio al Conservatorio di Parigi. — Reggio. Sono ancor freschi gli allori ottenuti a Parma dal maestro Peri colla Ester d Engaddi che già le cento trombe della fama t i giornali ) risuonano di un novello trionfo di quest’esimio giovane. • La Birce nuova opera del Peri (cosi il signor G. in un foglio milanese) ha avuto su queste scene un incontro di fanatismo. La poesia è del signor Martini di Parma: il soggetto fu tratto dalla celebre tragedia del Monti, Aristodemo: o se le idee non sono sempre nuove, i versi snn sempre felici. La musica piacque dal primo all’ultimo pezzo. Fra i pezzi però clic più levaron la sala ad evviva c a clamori voglionsi noverare la cavatina del Ferri (Aristodemo) la cavatina della Maray (Dirce), un terzetto di squisita fattura, il duo fra i bassi nel secondo alto, il duo fra la Maray c l’egregio Moriani ed il gran linaio di quest’alto stesso. Nell’alto terzo ferirono l’attenzione pubblica una toccante preghiera della Marav, e fu l’ultima rosa a tanta ghirlanda la scena di Moriàni, del tenore del cuore. Mollo può Italia aspettare dal maestro Peri.. — Trieste. Il pianista Rliein e la cantante Ducrest diedero un’accademia che riesci gradita per la sua varietà. — Napoli. Il sommo Mercadante è stato nominalo direttore de’Reali Teatri di Napoli, ed il suo esercizio avrà principio dopo Pasqua del IS44. «Con vera gioja cittadina i cosi l’Omnibus) annunziamo questa elezione perchè il nostro teatro massimo era molto decaduto dalla sua grande rinomanza, e si aspettavano molli miglioramenti, tra cui un vero direttore, essendo in quello riposta la regola, il gusto e la gloria del teatro •. — Firenze. Domenica 21 p. p., ebbe luogo nella casa di abitazione del Cav. Giorgetli, un privato trattenimento musicale, al quale presero parte il signor Scligmann, distinto violoncellista, allievo del Conservatorio di Parigi. Furono eseguiti diversi quartetti strumentali di