Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/47

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GAZZETTA MUSICALE ANNIO II. domenica N. 11. 4 2 Marzo 4 845. Si pubblico ogni domenica. — Nel corso dell’anno s danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musici classica antica c moderna, destinati a comporre un vo lume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale ii apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà A a 1)1 MILANO SOIHAniO, I. Varietà’ Scientifiche. Le Dissonanze. - II. Cbitica Musicale. Di un libro intitolalo Lezioni d’Armonia, cc. - III. Critica Melodrammatica. Ildcgomla, Dramma lirico di N. Giannoni, ecc. - IV. Polemica. - V. CarTKG6I0. - VI. Avviso Musicale. - VII. Notizie Diverse. - Vili. Dizionario Musicale Critico-U.moriVARIETA SCIENTIFICHE r lii: dissonanti: J’oas ne ckoquez d’abord l’oreillc que potir la flutter ensuite plus agréablement. (Rousseau. Dici, de Musiquc. Art. Dissonancé). (Continuazione V. il JY. 7 di questa Gazzetta) iniasero adunque’nella musica le

V* J^dissonanze per l’influenza della

~ £»3 scuola fiamminga e per il vantaggio, o dritto uso die seppero w i,farne i ristoratori dell’arte. Vi stettero poi anclie per un altro motivo. La musica così ristorata era quasi tutta a servizio della Chiesa; l’arte era sacra, siccome in origine furono tutte le altre arti, e tale essendo, doveva di necessità assumere un carattere grave e dignitoso, tanto più che, in mezzo a quella dotta rozzezza era stata per non so quali giuochi di fantasia accusata di libertinaggio. Ora, a prendere e conservare siffatta dignità, parve acconcio il genere fugato, frutto aneli1 esso dell’orto fiammingo, ma che nelle mani del Palestrina diventò molto gustoso al palato. Alcuni Filarmonici abbrividiscono solo al nome delle fughe, non tanto per la dilli- j coltà esagerata di queste composizioni, i quanto per la paura delle dissonanze di ] cui soltanto credono essere impastate le fughe, al qual errore se alcuni composi- I tori di poco ingegno diedero luogo, sono; essi Filarmonici da compatire. Quanto poi i alla natura della composizione, se poniamo mente che colle fughe cominciarono le j buone cantilene, ossieno que’ motivi melo- J dici che rimasero a questo genere col nome! di soggetti, e controssoggetti, de1 quali! sono un fac simile le moderne cabalette,; non potranno più con tanto disprezzo giù- | dicarle. Ma appunto perchè la fuga ama i bei j motivi, le cantilene spiccate, e chiare, bi- j sognava che le dissonanze dell1 armonia | venissero a temperarle. La melodia, o sia! parto del fecondo ingegno del maestro, od un’imitazione, o rimembranza delle volgari canzonette, le quali in alcuni paesi nascono sì naturali e spontanee, quasi in sè stessa indifferente piglia colore dall’armonia, e dalle parole a cui fassi servire. Perciò gli scrittori di chiesa, allorché la prima volta innestarono nella musica concetti melodici, venuti forse dal fonte delle reminiscenze, come le cognizioni platoniche, gli temperarono con alcuni accordi dissonanti, con l’asprezza delle transizioni, sì che quelle melodie in tal modo svisale parvero degne, anzi nate fatte pel santuario, acconcio alla gravità della poesia e de’sacri riti. Allora, se non erro, le dissonanze così usate cessarono d’essere solo un avanzo scientifico dell’antica armonia, e cominciarono a trasformarsi in elemento di musicale espressione, uno de’mezzi onde l’arte tenta d’imitare il vero ed il bello. Tanto può nei progressi delle arti il giudizio degli artefici! L questo temperamento tanto piacque, non che ai maestri agli uditori de’ tempi che seguirono a quelli del Palestrina, che quando la musica sacra mandò un ruscello profano al primo melodramma, i compositori non seppero far meglio, e gli ascoltatori nulla trovarono di più naturale. E questo può essere il terzo motivo pel quale le dissonanze si stabilirono nella musica, in quella cioè che da principio non ebbe altro modello che l’ecclesiastica, che gareggiò con essa nella scienza, e nell’espressione, e dalla quale non si allontanò che dove le diverse circostanze ciò esigevano. Ma e non pare, si dirà, che mancassero di tutto que’ primi melodrammatici, i quali senza il bisogno di temperare le melodie come i maestri di Cappella, lasciarono mettere alle dissonanze radici nelle profane composizioni! Rispondo che quando un elemento si è incarnato coll’arte non si può più levare senza mettere sossopra l’arte medesima. Ciò videro i primi scrittori dell’opera in musica, e nello stesso tempo s’accorsero potersi fare delle dissonanze un uso più moderato e più acconcio ai loro spartiti; ed io prego i Filarmonici ad avvertir questo, od almeno a ricordarsene verso il line di questa cicalata. Il buon uso è la migliore cosa del j mondo; e per questo il genio musicale; de’ tempi andati erasi allontanato dalla barbarie fiamminga ed avvicinato alla perfezione dell1 arte. Per via di buon uso e di giudizio, fino dalla metà del secolo XVI, il Maratta, il Cornetto, il Caccini, lo Zar-. lino con Alfonso della Viola abbozzavano j| l’opera italiana, nella quale lo stile ecclesiastico, come nei cori dell’Euridice del Caccini. non trasformavasi ancora abbastanza per essere chiamato stile teatrale: perchè cotesti Susarioni, e Tespi della musica profana avevano l’ingegno un po’ i-estio, nè tutto il loro senno e buon volere bastavano a tirar quell’altro per farne una triade armoniosa. II melodramma aspettava i suoi Sofocli nel Vinci, nel Leo, nel Porpora, nel Marcello, nel Pergolesi, ed in alcuni altri posteriori che oscurarono questi, non nell’essenza della composizione, ma nella varietà del linguaggio, nella forma, ed in alcune felici mutazioni che la poesia drammatica sotto il Metastasio induceva. Ma tutti quanti colesti compositori trovarono eccellenti le dissonanze, necessarie anzi alla migliore espressione della poesia, e le trasmisero sino ai ristoratori del secolo nostro, sino a noi che domandiamo se debbano ancora starvi o no, e se farem cosa grata ai posteri eliminandole affatto. Ma nessun maestro che conosca l’arte sua e sia fornito del giudizio necessario, non che eliminare, schiverà, per compiacer qualche indiscreto orecchione dissonanze. L’evitarle sarebbe lo stesso che privare la musica d’una parte del suo linguaggio, principalmente in ciò che riguarda la pittura degli oggetti, e l’espressione delle passioni. E ragion mi facciano coloro che udirono qualche Salmo del Marcello, e notarono qualche versetto dello Stabat del Pergolesi dove parla la tenerezza dell’affetto. Essi avranno avvertite alcune note false, o dissonanze che a capello significano quanto vogliono dire senza disgustare i più delicati uditi. Io rimembro questi lavori sacri per parlare di cose conosciute, e per rallegrarmi col buon gusto de’ buoni Filarmonici; che se potessi arrecare esempli profani di composizioni a torto dimenticate, alle quali però di buon cuore poguro il multa renoscentur..., meglio trei mostrare quanto i vecchj compositori si giovassero delle dissonanze per ottenere mirabili effetti, che è quanto dire lo scopo a cui tende la musica melodrammatica. Ed in verità questi effetti possono essere molti senza aver punto del maraviglioso, quali sarebbero quelli di titillare indistintamente gli orecchi, di accordarsi coll’umore fittizio e sentimentale de’ tempi, di lasciar ne’nervi acustici una pazza allegria, mentre gli ottici sono attristati da sanguinosi i o funebri spettacoli, e va dicendo. La musica non può avere che uno scopo: espri- | mere coi suoni e colle voci i sentimenti i ■ La musique, pur des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas» s ion s. peint tous les tableaux, rend tous les objets, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen» timents propres à l’émouvoir. • J. J. Rousseju. Il prezzo dcH’associazionc alla Gazzetta c all’AnVó/olia classica musicale è «li elTutl. Aust. I.. 12 per semestre, ’il cITctt. Aust. li. 14 affrancata di porlo lino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione animile. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti Jcllo Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. - I.c associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio Iella Gazzetta in casa Ricordi. contraila degli Omenoui N." 1720; all’estero presso i principali negozianti ili musica c presso gii Uffici postuli. • Le lettere, i grup;ii, ce. vorranno essere mandati franchi di porto.