Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/65

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6AZZETTA MUSICALE AN MO II. domenica N. 15.!) Aprile 1845 Si pubblica oriiì domenica. - Nel corso dell’anno i danno ni signori Associati dodici perii di scelta music classica antica c moderna, destinati a comporre un co lume in i.° di centocinquanta pagine circa, il quale ii apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà.Va DI MILANO ■ Isi tmiAii/iie.;ior îles inflexions vivn. accentuée!. et,» pour ainsi dire. parlantes, exprime tuâtes les pus• sinns. peint tons les tableaux, rend tous les objets. - soumet la nature entière à ses savantes imitations. - et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen■ liment s propres à l’émouvoir../../. Houssujr. Il prezzo deH’associazinne alla (inneità e all.-Zufo/oII <a classica musicale è dieflctt. Ausi. I,. I por semestre, ed cITctt. Ausi. I,. 11 affrancata di porto litio ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. - I.a spedizione ilei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porlo ai diversi corrispondenti dello Studio /lirordi. nel modo indicalo nel Manifesto. l.e associazioni si ricevono in Milano presso l’Dllicio della Gazzetta in casa /licordi. contraila degli Omennni 1720; all-estero presso i principali negozianti ili musica e presso gli IJlllci postali. l.e lettere, i grttp i essere mandati franchi di porto. som gatti o.. Carne» Musicìi.k. Lezioni d’armonia scritte ila Dott.,’tiico Quadri, ecc. - II. Musici Str.it». Il Salmo /.andate a due cori reali, ecc. - III. L»ltro Mo‘ z»i;t. - IV. Chonac» iikl tkatho Uh. - V. CìstkoUto. - VI. l’iKTHO VlMERCATI. - A II BlIILIOSIlAVIA Mi sic»i.k. - Vili. Notizik Musicali Divkiisk. CRITICA MUSICALE. Iie/.ioui «l’Armonia scritte «la llom:.vieo «i iiiri vicentino, per facilitaro Est studio del Coiitra]i|iiinto. Terza edizione. Stoni;» "dal tipi «li Aagki.o Aasvi. ISil. {fedi i fogli di questa Gazzetta T. 52 Jnno primo, 1, 3, à, 7 e II.-/lino secondoj òggetto della lezione medesima isono pertanto quelle note estranee alrarmonia, che oggidì più. •generalmente chiamatisi ìlitar3 più t/i. Il Quadri le chiama c nomi, cioè Dissonanze. Note ili //assaggio. Hit ardi. Prolungamenti. Sospensioni: sceglie però fra questi, per uso più abituale, quello di Dissonanze. 15 in questa scelta è stato conseguente a sé stesso, perocché probabilmente ha ragionato cosi: Le dissonanze vanno sottoposte alle tre condizioni inevitabili della preparazione, percussione e risoluzione: ina i ritardi vanno sottoposti alle medesime condizioni: dunque i ritardi si debbono chiamare dissonanze». Ed è vero che i ritardi sono dissonanze, almeno quanto lo sono le note dissonanti degli accordi di settima e di nona in generale: ma. a parer mio, qui conveniva ‘:uardo alla nomenclatura possa siachò il chiamar dissonanze i ritardi non di rado recar Confusione, atteso la denominazione comune con le dissonanze degli accordi propriamente delti: e ciò è taulo vero che il sig. Quadri medesimo trovasi costretto ad accennare una distinzione - chiamando col suo nome proprio l’accordo dissonante, e con l’equivoca circonlocuzione di dissonanza nell’accordo il ritardo. Laddove con la parola ritardo od altra equivalente avrebbe dato un nome convenientissimo a quella specie di note, perchè rappresenta appunto l’uso speciale che se ne fa, e avrebbe evitata la circonlocuzione. Del resto la teoria dei ritardi è quivi trattata come si trattava un secolo fa. Nel j libricciuolo intitolato: Regole musicali,per j quelli che vogliono suonare, coi numeri ec., j del signor maestro Fenaroli. si trova tulio j l’esposto del Quadri, ed anco qualche cosa di più, come a dire: che il ritardo ili quarta può essere preparato dalla quinta maggiore, e che quello di nona può essere risoluto in terza ed in sesta. Quivi sono dimenticati lutti "li all ri ritardi di cui si è arricchita l’armonia successivamente da più di mezzo secolo, e non si fa neppur il menomo cenno dei ritardi dal Reieha chiamali mollo acconciamente a tre accordi. In iscamhio il nostro armonista ci regala la difiiiizionc di t* una questione, che (cosi egli) sebbene ridicola per sé stessa,»• pure tiene ancora in discordia le dift’e«lenti scuole <li musica, appunto perché

  • non si è mai voluto impiegare un poco

«di filosofia nell’insegnamento della composizione». E prosiegue: «Ecco la quell stione: Si domanda se la quarta giusta «sia consonanza o dissonanza????» Io non entrerò a cercare il dritto o il torto della difinizionc: solo avvertirò, esser falso che tale questionò sia ridicola per se stessa, poiché la quarta giusta e un colai in(ervailo che. usato senza circospezione, produce talvolta un cattivo effetto} epperciò merita l’attenzione dei compositori. Falso che la detta questione tenga in discordia le differenti scuole di musica, poiché le tre scuole principali d Italia, cioè la napoletana, la bolognese e la milanese convengono tutte, essere la quarta una dissonanza quando è ritardo, una consonanza quando fa parte integrante di un accordo. Quanto alla scuola napoletana, non avendo ella una teoria scritta di recente, io, come di lei alunno, faccio fede che, in massima, • entra nella detta convenzione} quanto alle ultre due, veggasi la teoria premessa ai bassi numerati del P. Malici, pag. G. e il Trattato d’Armonia di 15. Asioli, pag. 50 e 55. Falso infine che la filosofia nell’insegnamento della composizione sia bandita dalle nostre scuole di musica. Piacesse a Dio che il sig. Quadri avesse tanta filosofia nell’insegnare, quanta ne aveano Ziugarelli, Raimondi, Mattei, Pilotti, Asioli, Basiiv, senza parlare dei valentissimi che succedettero a questi gloriosi! E forse filosofia il tralasciare interamente la teoria delle! Note di passaggio, delle Appoggiature, delle Anticipazioni e del Pedale? E forse J filosofia nell’insegnamento della storia lo stabilire l’epoca primitiva della nostra musica quattro secoli addietro ’! l’assegnare una data anco posteriore all’unione; della poesia con la musica, e all’invenzione della figura delle note? E forse filosofia! nella dottrina del ritmo l’insegnare che un: pensiero melodico vuol essere seguito da;| un altro eguale a quello, quanto al numero ili battuta, o almeno composto t/i tante che diano un numero pari con quello: cosicché, dopo un ritmo di cinque battute. potrà seguire sem/tre, per esempio quello di Ire, perchè uè risultano otto.’ 15 forse filosofia il pretendere ili metter un alunno in grado di comporre da sé stesso i parti menti, col solò presentargli l’analisi di un parlimento ili sei battute del P..Maltei, esclamando per conclusione in tuono vittorioso: «Ecco, svelato il segreto del Parlimento?» Ebbene questo e tutto ciò che ho notato nel corso di questo scritto formano la grande filosofia del sig. Quadri. VI. Esaminale -a parte a parte le Lezioni d‘Armonia, siegue a dare 1111 colpo d’occhio sul complesso dell’opera, per avere, come a dire, un quadro sinottico di ciò che il di lui autore si è proposto di fare. 1 di ciò che dovea fare, e di ciò che ha fallii.! Quale è stato adunque il suo scopo? 1 1/insegnare l’Armonia, e gli accessori! che. l’accompagnano. A tale effetto è nocessaÌ rio istruire dapprima l’alunno in tutto ciò 1 che concerne gl intervalli, i tuoni. i modi, ’ e il ritmo} quindi dar una teoria degli | accordi e della loro successione: in terzo luogo esporre le leggi della.modulazione, riguardata sotto il duplice aspetto ili aggirarsi in un sol tuono e modo, e ili passare da uno agli altri tuoni, e dall’uno all’altro modo} per ultimo spiegare l’essenza e l’uso delle note che s introducono ad aggiugnerc varietà e vaghezza all’armonia, benché ad essa estranee. Nè tanto basta per un’opera didascalica. Dappoich’ella è specialmente destinala ad istruire, dee contenere, nè più nè meno, tutte le nozioni che si richiedono per conseguire pienamente Io scopo prefisso, e tali nozioni vogliono essere conformi al vero, ed esposte con chiarezza. La quale importa ordine nella classificazione delle materie, sana logica nel mostrar la ragione delle cose, e nel far vedere il nesso che mette in relazione le diverse materie fra di loro, ed infine 111l’elocuzione chiara, evidente, di stile adattato al soggetto, e al possibile in buona lingua. Ora che fu il sig. Quadri? Descrive la scala dei due modi in maniera da mostrare ch’egli non conosce la natura uè della C scala, nè del modo minore} espone la leo- ft ria degl’intervalli, senza parlare di quelli B che eccedono la settima, espone la teoria degli accordi, omettendone tre; indicando fé