Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/102

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Alcuni potrebbero oppormi, che potrebbe piuttosto esservi errore nel La p de’ seconN A di violini, e che si dovesse invece leggere un Sol. Io non divido quest’opinione; poiché $ l’autore, riprendendo dopo queste due misure ancora di nuovo il semplice accordo della producente, sulla (piale poggiava già da 20 misure circa, per poi portarsi defi[ nitivamente sulla Tonica. non è naturale che. in tal modo abbia voluto interrompere c render nullo l effetto di tutta quella magnifica prolungata sospensione a crescendo. ‘ È poi è più presto supponibile lo sbaglio 1 di riiro che non quello di nota. Inoltre quella sortita applicata al corno trovasi in un centro troppo basso. che in quella circostanza nessuna intenzione speciale sembra motivare: laddove interpretata dal cla’ rin< Ito alla quinta superiore è d un effetto i marcatissimo e di bellissimo colore per le nobili note gravi, su cui poggia. Mi si potrà chiedere come 1 errore non sia stato corretto sulla partitura. Anche qui niente di più facile e comune a succedere. Il compositore, che assiste alla prima prova d un suo nuovo lavoro, non si da altra cura, se non quella di accomodare le particelle d’orchestra, senza darsi pensiero i un istante di rivedere 1 originale. La particella sarà stata corretta:, ma la partitura sarà andata nelle inani dell1 editore col; Terrore primitivo. Il Ferrara. che con lauta vigoria. con tanta previdenza e con tanto e giusto intendimento, attualmente dirige, che meglio non si può, f esecuzione di codeste monumentali sinfonie, mi fece 1 onore di approvare la mia Supposizione, e non esitò anzi un momento a praticare nelle particelle lo scambio da me proposto di codesta frase dal corno al clarinetto. E diffatti con tale scambio i ogni mistero cessò, e Tuffetto, bisogna con। venirne, sembrò d assai miglioralo. Potrebbe darsi che in siffatta mia supposizione potessi essere stato prevenuto da altri, o in Italia, ovvero oltremonte. Io noi so nel caso però che ciò mi venga fatto di sapere, non mancherò certamente di renderlo palese. Parlando però della Francia, sono indotto a ritenere il coutrau rio: poiché a Parigi, dove si eseguiscono più di sovente che in qualunque altro luogo queste sinfonie, si pubblicò pure, e non è mollo tempo, la loro riduzione dal celebre । sig. Kalkbreniier; il (piale, in questa riduzione, avrebbe rettificato per certo un tale errore, se nelle esecuzioni lo si avesse avvertito. - Ma non rade volle succede che la cieca ammirazione per gli uomini di gemo faccia si, che anche un loro involontario ed inavveduto errore venga rispettato come cosa santa ed intangibile. -Nessuno più di me, credo, offre incensi alla intuite sovrumana di Beethoven. Ma la è anzi codesla illirni— O tata venerazione che. mi inculcò la convinzione profonda che nulla di male possa uscire da quell immenso intelletto: convinzione che mi conduce alla seguente conclusione: u Esiste il male? - Sì - Dunque non è suo. - Egli è perciò che sembrami e ritengo di rendere T omaggio migliore ch’io mi possa alla sua memoria, in cercando ogni via di interpretare le sue intenzioni, laddove a cagione di qualche svista ed equivoco, esse potessero passare travisate alla posterità. Conosco imo de’ più grandi e celebri compositori del giorno, il (piale nelle partiture delle sue opere non dimentica di notare meno di quattro’ a cinquecento, tra diesis, bemolli, e bequadri. Domando io adesso, componimenti con lutti gli errori inavvertiti e non voluti che lasciò correre sbadatamente la sua penna celere e feconda? Alberto Mazzlcato. STUDJ BIOGRAFICI ionico MOXTAÀO birtoa I giornali francesi ci hanno recalo, alcune settimane fa, la dolorosa notizia della ton (ultimo avanzo d ima grande scuola e d una grande epoca), avvenuta nel giorno 22 dello scorso aprile. Berton nacque in Parigi il 17 settembre 1767. Suo padre, Pietro Montano, era già da gran tempo capo d’orchestra dopo essere stato per lunga tratta direttore dell’O/ié/77: e fu egli stesso che mise in scena i principali capolavori di Gluck, di Piccini e di Sacchini. Si può dire dunque che il giovine Berton era figlio dell armoma. All età di 15 anni egli suonava il violino alT Opera, e quattro anni dopo la morte di suo padre, avvenuta nel 1780, venne fissalo come primo violoncello al’Opéra medesimo. Ma 1 unico scopo del giovane virtuoso era la composizione, cui si sentiva dalla natura irresistibilmente chiamato: ed alla quale inclinazione non tardò ad arrendersi, eleggendosi a maestro Bey. capo d’orchestra del detto teatro. Se non che parve a Bey di non trovare che pochissime disposizioni nel suo allievo, e non esitò a dichiarare schiettamente che non sarebbe riescilo mai a qualche cosa di distinto. Questo giudici© poco incoraggiante non valse ad estinguere l’ardore nel giovine artista: il (piale anzi, seguendo l’impulso del suo genio. si procurò sollecitamente un libretto d opera, il titolo della quale era La dame invisible. e si mise bravamente a comporne la musica. Ma non appena venne a termine di questa composizione, che lo scoramento e la diffidenza di sè stesso vennero ad assalire il giovine autore: il quale, temendo (Tessersi ingannato sulla tendenza della sua vocazione, esitava se dovesse o no esporla al pubblico. In tanta peritanza egli espose i suoi timori a madamigella Maillard, una delle celebrità liriche di quell’epoca, la quale dubitando pure che T affezione ch’essa portava a! giovine compositore non le inspirasse troppo d’indulgenza pel di lui lavoro, prese il saggio partito di riportarsene interamente ad un giudice cosi imparziale che intelligente. e confidò d manoscritto di Berton a Sacchini: il quale non partecipando menomamente all opinione di Bey, desiderò di conoscere tosto il giovine autore, e dissipi» interamente tutti i suoi dubbj dichiarando eh1 egli medesimo desiderava ammaestrarlo di sue lezioni. E una cosa molto singolare che il celebre dottore Gali abbia esternata un opinione conforme a quella di Bey in un epoca in cui quest’ultimo, se avesse vissuto ancora, avrebbe cangiato di parere. Un giorno trovandosi Berton in un crocchio col celebre frenologo, che non lo conosceva punto, questi fu pregalo di esaminargli la lesta, e di dire ciò che vi si rimarcava. Il dottore dichiarò che gli trovava Tergano della Berton come poeta non ha scritto che dei versi meno che mediocri: laddove come compositore di musica scrisse Montano, Le Delire, ed Miine. All eta di 19 anni espose al Concerto spirituale qualche Oratori i o Cantate o ben tosto diede di sua composizione, alla Commedia Italiana la prima sua opera intitolata Les Promesses’de Mariape. Questo suo primo esperimento fu seguito da numerosi capi-d opera, fra i quali i più rimarchevoli sono: Montano et Stéphanie. e Le Delire nei 1799: - Le Fais seau amirai nel 1805^ - Dèlia, et Ferdikan, (’ Les Maris patrons nel 1806: - Minori chez madame de Sèri a nè nel 1807: - Françoise de Foi.fi nel 1809; - lìoper de Sicile nel 1817; -Miine. teine de Golconde nel 1825; - Les Mousquetaires nel 1824. Parlando dell’opera Le Délire. essa non solamente incontrò il gusto del pubblico, ma destò un vero entusiasmo per non dire una decisa frenesia. Bisogna però notare ad onore degli attori, che 1 opera era stata rifiutata cinque o sei volte, e che non sarebbe stata rappresentata, se Gavaudan sdegnato ed incollerito non avesse dichiarato di voler abbandonare il teatro se non si rappresentava quell’opera. Ebbene! (dissero i suoi compagni ad una sola voce) rappresentala, e prenditi i fischi! - Successe allora ciò che avviene di frequente anche ai nostri giorni in fallo di teatro, che invece di una preveduta e rovinosa caduta, lo spartito ebbe esito colossale e gli applausi che si fecero sentire al suo inconiiuciamento si riilo— varono sino all’ultimo pezzo dell Opera. Compose inoltre molte messe e pezzi religiosi; varii pezzi di musica islrumentale. delle marcio militari, delle cantate’, delle romanze, e molte raccolte di canoni: pubblicò pure un Trattato d’armonia., un Dizionario deph accordpeH altre Opere teoriche. Nel 1776 Berton entrava come maestro di composizioni* nel nascente Istituto del Conservatorio: nel 1807. fu chiamato a Direttore dell’Opera-buffa; nel 1811 capo di Canto all’Accademia reale di musica: e nel 1815 venne decorato dell’ordine della Légion d’Onore e chiamato all Istituto come professore ih Composizione, il qual posto venne da lui occupalo fino agli ultimi momenti della sua vita. Non sono forse ancora trascorsi tre anni che Berton celebrò il cinquanlcsim’anno del suo matrimonio colla moglie sua amatissima, la quale era presso a poco della sua età, e che non lo ha mai abbandonalo un solo istante, ed il di cui attaccamento fu in alcune circostanze spinto fino al sublime. Nelle varie vicende che travagliarono T esistenza di questo illustre uomo, ebbe egli almeno questa grande consolazione di avere continuamente dappresso questa tenera e dolcissima compagna, questo tesoro di bontà, che volle seco lui dividere le gioje e le amarezze della vita. e che fu il suo angelo tutelare lino all’ultimo sospiro. Nelle diverse lotte che ebbe a sostenere contro l’avversità. Berton dimostrò una singolare fermezza d’animo, sopportando con una maravigliosa e veramente magnanima rassegnazione la durissima perdita di tulli i suoi figli, i quali f uno dopo 1 altro gli aveva molto tempo innanzi la morte rapiti, privandolo delle più care speranze che ■ — — —