Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/111

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di gran lunga migliore dell’altro, e indi a poco quello di Ilerz; il quale, se dal lato del portamento la cede a quello di Kalkbrenner, lo sopravanza per altro d’assai, come quello che è più completo e pili progressivo; c dove il portamento di questo metodo fosse ricondotto verso la purezza di quello di Clementi c di Kalkbrenner, [ il che riuscirebbe agevole a farsi dagli stessi maestri il nell’atto dell’insegnamento, difficilmente polrebbesi j contrapporgli un altro più adatto ai bisogni presenti. Direste forse per questo che il Colombo sia stato abbandonato? Cibò! Direi che si vende maggior numero di metodi del Colombo in un mese, che non di Kalkbrenner e di llcrz in un anno. Quando la maggior parte de’nostri dilettanti di pianoforte è in alto <li eseguire un pezzo di musica anche della massima facilità, egli è una compassione il vederli dimenare i gomiti, contorcerle mani, e far prova di grande fatica, laddove esser potrebbero in tutta la loro agiatezza. Questo difetto che, secondo alcuni, pare debba offender soltanto l’occhio di chi vede, non l’orccchio di chi sente, è assai più grave di quello che potrebbesi credere; imperciocché ci porta nell’esecuzione uno stento, un’ineguaglianza, una confusione, un tocco ruvido e ingrato, che soffocano nella musica quanto essa richiede di soavità, di calore, di espressione, di vita, per insinuarsi a destare in noi qualche alletto, ed è gran ventura se pur le ne lasciano gustare la pretta materialità. 1 quali vizi riescono inevitabili, attesoché, se è cosa indubitata chela finezza dell’esecuzione non è conseguibile senza la facoltà di mettere in azione i diti, gli uni indipendentemente dagli altri, come polrassi rii) ottenere, se piima le dila non si rendono indipendenti dalla mano c dal braccio? V’ha delle persone così ben disposte dalla natura, che con un po’ di circospczione facilmente pervengono ad acquistare questa indipendenza delle dita..Ma ella non è cosa da lutti; eppur tale sarebbe increscioso di dover abbandonare per tal causa lo studio di uno strumento da lui forse prediletto, che d’altra parte sarà fornito di tutte le doli che richiedonsi per diventar abile suonatore. 11 Kalkbrenner ha pensalo a tal uopo di ricorrere ad un mezzo meccanico, ed ha inventato il guidamani. Mercè il quale, chi sa debitamente usarlo, perviene al desiderato intento. Che perciò? Pochi maestri adottarono il guidoniani. Essi non ne hanno capito l’importanza, e non si degnano di cercar più oltre; credono buonamente che il guidetmani ad altro non serva chea sostenere il braccio nella dovuta elevazione. Anzi taluno, fermo in tale credenza, prende ragione da essa per eliminare l’uso del gttidainani, dicendo che chi si avvezza a questo strumento, (piando ne tralasci l’uso, va soggetto a lasciar abbassare le mani, e ne ritrae per tal modo danno anziché profitto. Costoro non vedono (pianto possa l’abiludinc di tenere per più anni le braccia in una posizione costantemente eguale. Ma jicr toccare finalmente il punto al quale tende soprattutto quest’articolo, v’ha uno strumento ginnastico che dovrebbe interessare lutti i suonatori, il cui istrunicnto richiede mobilità, indipendenza nei diti, c uguaglianza di forza e di elasticità in ciascuno di essi, cd in particolare i pianisti. E questo il Chiroginnasta, inventalo a Parigi or fa poco più d’un anno dal fabbricante di pianoforti Casimiro Marlin, lo non istarò a fare la descrizione di questa ingegnosissima macchina, riprodotta alla perfezione in Torino dall’abilissimo signor Bcrlinclli (1). Quanto all" utilità che se ne può ricavare, per dimostrarla, io non vo’appoggiarmi alla valevole autorità della Gazzella Musicale di Milano (2), nè tampoco alla debolissima mia; credo che di quarantacinque dei più celebri tra maestri, piafi) Il sig. Pietro Bertinotti, che per la sua abilità nelrintarsiatiira e fabbricazione di mobili non solo si è reso chiarissimo in Torino, ma ha esteso la sua fama anco fuori del Piemonte, è altresì distinto e coscienzioso dilettante di musica. Avendo egli per sè medesimo sperimentata l’utilità del Chiroginnasta, non dubitò di render un servigio all’arie musicale, costruendone un numero adequato ai bisogni jwcsiipposti dei cultori della bell’arte nella detta città. 1 suoi strumenti, che sono copie di un originale del Marlin, non sé ne divariano per l’esattezza, la solidità c la bellezza: diresti che provengono dalla fabbrica del Martin, se il nome di questo i artefice vi fosse apposto.

  • (2) Vedi i numeri di questa Gazzetta, 9 e 41, anno

I corrente. La Red. nisli, violinisti e. flautisti che siano a’giorni nostri, i quali applaudirono pubblicamente all’invenzione del.Marlin, basti il citarne tre, c il trascrivere qui la lettera che ognuno di essi indirizzava all’inventore del Chiroginnasta. Lettera ih G. B. CRAMER. Signore, Ilo esaminato con attenzione il Chiroginnasta che m’avete mandato, e non dubito punto che coloro i quali si eserciteranno sopra i diversi ordigni ond’è composto, acquisteranno una grande estensione, cd i loro diti diverranno al tutto indipendenti gli uni dagli altri. Ciò che più mi ha colpito si è la semplicità del sistema operato nell’ordigno destinato a sviluppare la forza del quarto e del quinto dito, e specialmente del quarto, che dovrà con l’esercizio acquistare forza al pari delle altre dita. - Il Chiroginnasta sarà d’un’utilità incontestabile alle persone che vogliono acquistar forza nelle dita; e gli esercizi che sul medesimo si faranno, formeranno il complemento dell’educazione della mano. Ho l’onore, ecc. Lettera ih F. LISZT, Signore, Io sono ancor più direttamente interessato che la maggior parte de’ miei orrevoli colleghi alla buona accoglienza che si farà alla vostra ingegnosa invenzione, fi Chiroginnasta (indipendentemente dagli altri suoi vantaggi che i professori non potranno a meno di riconoscere) mi pare veramente destinato a render possibile al maggior numero dei pianisti l’esecuzione di un certo genere di composizioni inevitabili in questi tempi. Aon vi prenda meraviglia adunque se. fra poco, gli editori delle opere dei signori Chopin, Thalberg, Hcn soli, Dòhler, ccc. aggiugneranno alle nuove composizioni di questi signori, un Chiroginnasta come maniera eli servirsene. Gradite, o signore, ecc. Lettera ih S. THALBERG. Signore, Il Chiroginnasta, che ho esaminato con attenzione, mi paro uno de’più ingegnosi trovati, e destinato ad esser accolto con molto favore; io son persuaso che valendosi di questo strumento, lo studio del pianoforte diverrà meno faticoso e altresì molto meno lungo. Gradite, o signore, ccc. Sliamo ora a vedere se l’apatia di;’ nostri maestri non sarà almeno questa volta scossa dalle parole di così autorevoli persone. (Dal Messaggere Torinese.) r Luigi Rossi. cotiponiziom: musicale (ìj Presa nel senso generale, questa parola vuol significar l’arte d’inventare e di scrivere il canto, di accompagnarlo con buona armonia, in una parola, di fare uno sparlilo completo di musica con tulle le rispettive parli. Si è adunque l’invenzione, la possanza creatrice, che costituiscono il compositore originale, il compositore di genio. Abbiale delle idee nuove, adornatele di forme seducenti, trovale delle melodie semplici, graziose, tenere c passionale; offrite ai sensi, all’intelletto cd al cuore una serie brillante di quadri, d’immagini e di sentimenti; a queste condizioni voi prenderete posto fra i genj creatori, la turba ripeterà i vostri canti, ed il vostro nome diverrà popolare; ma se invece di tutte queste qualità, voi non avetea vostra disposizione che dei luoghi comuni, delle trivialità musicali, se non scolile in voi slesso il soffio poetico, quell’istintiva armonia, (pici demone musicale che fa presentire delle opere grandi c belle, credetelo a noi, non incominciate la carriera della composizione. Soyez plutôt maçon si c’est vôtre métier. Si nasce compositore come si nasce poeta. Nella musica come nella poesia, le più estese cognizioni c le combinazioni più profonde non saprebbero supplire al genio. Dna composizione musicale veramente distinta suppone Io sviluppo c l’esercizio delle più alte facoltà intellettuali: ella esige ad un tempo spirilo, anima e gusto; lo spirilo che crea ed inventa, l’anima che si commova c divenga passionata, il gusto che sceglie e dispone in un ordine conveniente le immagini e le idee. Tutti i grandi maestri hanno posseduto ad un ■ eminente grado queste diverse facoltà. ii Nondimeno non dovrassi con questo conchiuderc che! (I) Quest’articolò è estratto dal Dictionnaire de । Musique dei signori Escudier frères, comparso nel I mese di novembre. lo studio, ciò che chiamasi la scienza musicale, debba essere respinta come inutile. Tuli’altro; la profonda cognizione delle regole dettale dall’esperienza e dal raziocinio, sviluppa le idee del compositore a cui fu più larga natura, ed aumenta le risorse del di lui genio, abituandolo a servirsi senza sforzo delle più complicale combinazioni. Ma se un’intelligenza, anco supcriore, ha duopo del soccorso di una forte e solida educazione per fecondare, le sue buone qualità, devesi aver grande attenzione a non cadere nel fatale eccesso in cui alcuni moderni compositori si sono lasciali strascinare, sacrificando l’inspirazione alla scienza del contrapunto. Funesto errore che fu fecondo d’inganni. La scienza non saprebbe commovere se non vivificala dall immaginazione e dal cuore. Si osserverà che il maggior numero dei compositori, le di cui opere hanno acquistato una giusta popolarità, sembra non abbia spiegalo che un’erudizione estremamente limitata. Nelle loro produzioni 1 aridità della scienza scompare sotto i fiori della poesia. 1 teorici distinguono nella musica due sorta di composizioni: le composizioni ideali e le composizioni rigorose. Nelle prime il compositore abbandonandosi intieramente alla propria immaginazione, non ravvisa generalmente che una parte principale, in cui tutte le idee non sono fra loro legate che secondo le regole del gusto c dell’ordine, regole alle (piali si può anco derogare, sia per l’espressione e pei* l’effetto, in cui tulle le parli sono meramente accessorie. Tali sono un’aria d’opera, un a solo di concerto, ecc. Nelle coniposizioni rigorose il maestro tratta, giusta leggi precisissime, tutte le parti della composizione, le (piali, ancorché tendenti a produrre un effetto unico e generale, possono trovarsi disposte in guisa che ciascuna presenti un particolare interesse. Ed è ciò che costituisce l’arte di scrivere in diverse parti reali. La composizione si fa in diversi numeri di parti. Si specifica ordinariamente questo numeri) coi termini ili composizione a due, tre e (piatirò parli. Ma si comprende generalmente sotto il nome, di composizione a gran numero quella formata di più di (pialtro parti. I ra le composizioni di gran numero si ritiene come la più perfetta quella di nove parti reali. E quasi impossibile di far muovere un maggior ninnerò di parti senza raddoppiare la cantilena dell’una odi diverse di esse. Ogni composizione è vocale od islrumentale. Nella musica vocale devesi in primo luogo aver riguardo all estensione dello voci. Nello stile severo, nelle fughe, nei cori, (piesla estensione non deve eecc■ derc la decima, mentre al di là di questo limile il । corista grida nell’acuto c non si lascia udire nel basso. Nelle grandi arie o altre composizioni libero è permesso di estendere la scala dello melodii’, avendo peri) cura di circonscrivere le frasi principali nel diapason naturale delle voci c di non salire ai suoni acuti che accidentalmente. Nella musica islrumentale, l’cslension dello parli si regola sull’estensione degli islromcnti. L’Alemagna primeggia soprattutto nella musica islrumentale. Haydn, Mozart e Beethoven hanno portata la sinfonia agli estremi limili. La composizione musicale si divide anco in composizione religiosa, composizione drammatica, composizione di concerto o di sala. Le composizioni religiose devono avere un aspctlo 1 grave, severo, imponente, adallato ai sentimenti che esprimono, alla maestà degli edilizi in cui vengono eseguite. Ritrovasi tal carattere, nei canoni e nelle fughe del decimoterzo e decimoqua rio secolo; ma principalmente si fu all’epoca della renaissance che la musica religiosa prese un grande sviluppo. Palesi lina ne fu in tal ’epoca il rappresentante più sublime. Più tardi Pergolesc impresse in lai genere di composizione quella tinta di tenerezza c malinconia che formava il carattere distintivo del suo talento. In Germania Gian-Sebastiano Bach, il più illustre 1 membro di questa famiglia sì feconda di grandi maestri, comparve nel secolo dccimoltavo, c ci ha lasciato nel genere severo delle opere che serviranno eternamente di modello. Ai nostri giorni, Rossini nel suo Slabat ha saputo collegarc. i sentimenti religiosi alle forme graziose della musica moderna; c Donizelli ha provato nel suo Miserere che lo stile severo di chiesa