Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/169

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- 4G5 — tHfflTI BEALE ’ ANNO III. - N. 40. IW MILANO DOMENICA G Ottobre 1844. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica musicale. — Pcr quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2000 pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pozzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati gratis all’atto che si paga l’associazione annua; la meta, pcr la associazione semestrale. Veggasi I’ avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno II, 1843. La musique, par des inflexions vives,accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas» sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations» et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir.» J. J. Rousseau. 11 prezzo dell’associazionc alla Gazzetta e alla Musica è di effettive Austriache L. 12 pcr semestre, od effettive Austriache L. 14 affrancata di porto fino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per C associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’LUIicio della Gazzetta in casa Ricordi. coni rada degli Onienoni N.” 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Filici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMMARIO. I. I. R. Teatro alla Scala. Il Giuramento. - IL Esposizione dei prodot li dell’industria Lombarda. -III.Storia musicale. Secolo d" oro della musica italiana. IV. Gazzettino settimanale di Milano - V. Notizie. VI. Altre cose. I. H. TEATRO ALLA SCALA IX GIUHAWNTO del IIaestro Saverio Mercadante Riprodotto la sera del 29 scorso settembre colle signore ed Angri, e coi signori Cminni e Valente. vecc^’° saggio soleva dire ^ch’egli non evasi inai lasciato ^rincrescere di metter gli occhi ^ra nessuno de1 più cattivi i, perchè anche da questi, soggiungeva, si può apprendere qualche cosa per farli buoni. Io sarei per dire lo stesso delle melodrammatiche rappresentazioni: anche dalla più imperfetta riproduzione di uno spartito si può cavare qualche utile verità che giovi al miglioramento ed allo sviluppo dell’arte. Per me dal bellissimo lavoro di Mercadante testé rimesso sulle nostre scene con si modesta fortuna, credo aver avuto due profittevoli lezioni: una, che la sobrietà dell istrumentazionc, per cui si è tanto pugnato dai moderni novatori, è una qualità indispensabile nelle grandi opere musicali acciocché i sensi di chi ascolta non siano aggravati da soverchia stanchezza: 1 altra, che la giusta misura dei tempi è quella che sopra tutto decide del buon effetto delle immagini melodiche. Non sono cose nuove che intendo rivelare, massime in queste colonne ove tanto si è favellato dell’uno e dell’altro strumento: ma sono due nuove convinzioni di più. che sento aver ricevute, e che vennero a fortificare viemmaggiormente le opinioni che già molto innanzi aveva concepite. Ilo udito parlar molto della meschinità delle armonie italiane, e ho udito molto lodare la supremazia delle armonie straniere. Senza tutto impugnare e tutto concedere, ciò che parmi essere incontrastabile si è, che i cultori delle arti, che tendono soprattutto al diletto, debbono incessantemente aver 1 occhio a quel confine, oltre il quale il piacere degenera nel fastidio della sazietà. Chi varca quel confine, sia egli pur creatore di opere peregrine, j manca allo scopo dell’arte, e getta le perle nelle macerie.; E innegabile che ci vuole dello studio; e dell ingegno a condurre un intero melodramma collo sfoggio continuo di un’elaborata istrumentazionc j ma quando questa inclemente ricchezza di suoni, anzicchè 1 divertirvi, vi fa ritornare alle case vostre con un peso nel capo e coi sensi affati-! cali, 1 intento artistico è perduto, e quindi i! perduta ogni più studiosa fatica. Il povero ’! Belimi fu molto incolpato per la grande parsimonia con che faceva uso de’ mezzi armonici:, e mi ricordo aver letto in un articolo del Débats che la sua lìeatrice i |! ria Tenda era qualificata come una mu’I sica assolutamente cattiva perchè non l I fabbricata sulle ridondanze dei rumorosi armonisti d oltremente. Verrà giorno che ’ i si penserà altrimenti, e sarà chiaro forse j anche al di là delle Alpi die l’uso, ch’egli faceva moderato dell orchestra, era il gran segreto che ci faceva escire dal teatro col1 l’anima piena delle più soavi commozioni, coi sensi inebbriati da una dolcezza ine- | splicabihg mentre dopo le troppo pertinaci risuonanze di certi capolavori moderni si lascia il luogo del divertimento portando con se il tedio d una grande fatica sostenuta. Consento che certi popoli possono aver 1 udito più resistente di un altro, e che I ad alcuni possa far piacere ciò che ad altri è positivamente fastidioso, come ad i un sordo bastano appena quei suoni che | molestano d’ordinario un udito ben formato: ma ciò non proverebbe che un orecchio duro sia nella musica da ante- । porsi ad un orecchio delicato. Quando alcuno arrivi a sostenere una simile sentenza concederò che i suoni delli officleidi e il tuono della gran cassa siano da preferirsi alle soavi melodie di un flauto. In; un epoca come la nostra, in cui si fa tanto abuso di enti romoreggianti d’ogni natura, > queste considerazioni possono per avventura riescire non intempestive, e potrebbero servir di richiamo ad alcuni validi ingegni che lasciarono la buona via per la falsa, correndo dietro alla foga del tempo. Con questo non intendo io disconoscere i pregi grandissimi che fecero assai lodalo questo esimio lavoro di Mercadante, la cui rinomanza e a quest’ora si solidamente stabilita che nessun danno potrebbe fargli una parola di censura. Vorrei nondimeno significare a qualcuno che s’avvisasse prenderlo ad esempio che alquanto meno d abbondanza di suoni potrebbe per avventura far crescere il diletto risparmiando la stanchezza dei sensi. Il compopositore non dee dimenticarsi che l’opera sua dura di consueto circa tre ore’, e che il far sentire per tre ore la pienezza di cento parti d’orchestra è veramente troppo sfarzo d arle. Mercadante è quello dei maestri odierni che più d’ogni altro si è dimenticato del tanto prezioso modus in rebus. Con una dottrina che può dirsi non seconda a nessuna, e con un ingegno quasi eguale alla dottrina, egli non ha sempre trovato quella ammirazione che pure sarebbesi meritata unicamente perchè troppo sovente fu dimentico della virtù della moderazione, conservatrici* massima d ogni diletto. Volendo egli fare deifi armonia. ne fece troppa ■, volendo fare della musica grandiosa, fece delle opere troppo lunghe} volendo fare dei pezzi ben architettali, li costruì quasi lutti conformi e spesse volte prolissi } volendo apparir sapiente, cadde sovente in freddezze. Peccato che un solo difetto di gusto abbia tanto pregiudicato un ingegno eminente chi; doveva essere de’primi tra i primi! J] mondo che non è artista, e soprattutto nella musica giudica solo dalle sensazioni, non conobbe donde veniva il male, e lasciò incompreso tanto bene che gli avrebbe guadagnato una fama che sarebbe stata invidiata da molti, pareggiala da pochissimi. Della seconda poi delle convinzioni che ho meco recato dalla riproduzione del sullodato spartito non credo dover altro afeiunsrére dopo le cose che tanto di recento luron dette m proposito, se non che la necessità di porre un rimedio ad un male che si fa ogni giorno maggiore va crescendo col crescere del male. Certo, bisogna ripeterlo: da (pii a qualche anno molle musiche non si sapranno più cantare. Col perdersi degli artisti per cui furono scritte. si perderà la memoria del come voglion essere eseguile.. Ogni movimento dei cantabili verrà alla cieca alteralo dal1 inesperienza degli artisti, e le opere le più pregiate parranno meschine per sola colpa di chi non le saprà interpretare. Ad ogni nuova rappresentazione d un vecchio melodramma questa verità si fa sempreppiù manifesta. Siane prova, l’esito sì languido ch’ebbero, la sera di domenica, i più bei tratti del Giuramento, i quali, perchè cans