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GAZZETTA MUSICALE | ||
ANNO III. |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
SOMMARIO
I. La Musica guardata ne’bisogni presenti. - li. 1. IL
Teatro alla-ìScala. 1 Puritani di Bellini. - III.
Varietà’. I. Un cenno su alcuni cantanti, ecc. 2.
11 Cameriere di ( imarosa. - IV. Notizie musicali
diverse.
LA MUSICA
GUARDATA
AU’ RISOGA1 PRESENTI
Articolo VII.
(Vedi anno li pag. 137, 441, 1G6, 177, 197 e 202).
irnane a parlare del terzo ed ul- <
KMlimo campo della musica che è
chiesa. Tutte le arti belle dai. o ^lu le’11! pigliarouoorighie
dalla religione, o, come dicevano
gli antichi! Ab Jove principiinii
Altisfè. Ora quale danno, quale vitupero i
sarebbe se le figlie o traviate, o invereconde
contristassero la madre, e introducessero
lo scandalo nella famiglia? Io non,
so delle altre arti’ ma in quanto alla musica
sacra posso dire che da alcuni anni
in qua la cosa non va come la dovrebbe:
andare. - E la moda, signor predicatore,
non si conta per niente in questo terzo
ed ultimo campo della musica? Cosi sento
ad interrompermi. - Mi spiace d’esser cacciato
nel discorso delle mode, perchè temo
di vi far fiasco. Farò solo una domanda:
La moda di eseguir musica teatrale in
Chiesa è buona o cattiva? Se è buona, e
tale giudicata da tutti gli uomini di senno,
io mi rimetto ma se è cattiva io non
posso approvarla. Ora discorriamo un momento
delia buona. Comincierò a concedere
che le mode sono pure bisogni presenti.
e che quando son buone soddisfanno
pienamente ai medesimi. Perciò se il vezzo
di regalar musica profana alla Chiesa può
soddisfare ai bisogni della medesima, io
dico che la moda è buona e lodevole. Ma
di che cosa abbisogna la Chiesa in materia
musicale? Forse d un sollievo estraneo
al luogo? Duna distrazione non conveniente
a’suoi riti? D una musica insignificante...?
Quando questi tre bisogni siano
provati, la buona moda di cui parliamo è
bastantemente coonestata. |
Ma io temo che la dimostrazione riuscirà
difficile, salvo che qualche oratore
della moda non volesse adottare il metodo
indiretto delle prove, e dicesse p. e: In
teatro la musica non ci diverte più, perchè
la è troppo austera, pesante, trista,
difficile, forzala, lugubre sempre-, dunque
possiamo pretendere_ un qualche sorriso
musicale dal santuario. In teatro stiamo
troppo raccolti. troppo zitti, in troppo
grande sussiego ora per chi canta. ora
per chi ode a cantare; la severità del v.eremoniale
vi è molta., i riguardi al luogo
assai, misurati i fischi, regolati gli applausi,
perfino pnì rare le occhiale per il grave
peso de* doppj cannocchiali, ecc. ecc.-, dunque
un po di dissipazione in Chiesa non
anderebbe male. Quanto poi alla musica
insignificai)Ic vi siamo così avvezzi, che
sarebbe danno anzi che noja il doversi
acconciare a messa, od a vespero ad una
sacra armonia espressiva, ad un canto die
andasse lieve e dolce all anima. Ebbene un
po’di compenso, qualche piccolo scambio....
Finalmente la musica è una sola,
e P cuirais generis niusicoriun inventalo
da Nabucco non fa per noi moderni, ed
italiani - Ma questo argomentare indiretto
proverebbe troppo, e ci persuaderebbe
sempre che in ogni cosa vale pnì la confusione
che lordine, più il forzalo che il
naturale, più 1 inopportunità che l’opportunità. e va dicendo sino a che dimostri
che la Babilonia è la più ordinala cosa
di questo mondo, come h più dritta è la
torre di Pisa. Ma quelli che si vantano
d essere anti-babelici, e che trovano in
Pisa lutto essere diritto salvo il suo campanile,
non potranno mai essere persuasi,
che ciò che manca in un luogo possa surrogarsi
in un altro, cioè che la Chiesa
possa far le veci del teatro.
Infatti il luogo santo non può, anzi non
debbe divertirci. Ogni musica ivi intrusa,
teatrale o no, ma che senta del profano,
piena d una triviale allegria, rumorosa,
baccanalesca è cosa sacrilega. 11 diletto
che noi dobbiamo provare in chiesa, e
che ridonda in parte dall’ammirarvi i capo-lavori
dell’arte; della pittura, della scoltura,
deH architellura, deli’orificeria. del ricamo.
e della musica, uopo è che armonizzi
col luogo, il che fa ajutando i nostri
grossi sentimenti, la materia nostra corporea
a livellarsi, direi, collo spirituale che
vi domina. Se la religione del A angelo ha
chiamate le arti presso l’altare, e se i suoi
’ ministri le hanno promosse e prolette,
non è già perchè esse c impedissero di
levarci allo spirito, ed alla verità che for-!
mano la sostanza del Catlohcismo. ma alfine.
che coi loro simboli, col loro ideale
ci porgessero mano a passare dal matei
riale allo spirituale, dal mondo a Dio. dalla
vita attiva alla contemplali va. Ora come
I Apollo di Belvedere, e la encre de’ Medici
(mi si perdoni il paragone) sarebbero
cose sconcio in Chiesa: così musiche pro!
fane, pezzi, o centoni, od imitazioni teatrali
debbono pur farvi brutta figura. D’ali
tra parte, e parlando a proposito la inui
sica ecclesiaslica non è indirizzala al piacere.
Qual è il bisogno (giacche qui parlasi
sempre di- acconciar la musica ai bii
sogni nostri) che hanno i cristiani radunati
nel tempio? La dimenticanza (fogni
| piacere mondano. La letizia del mondo è
pur compresa in quel divieto sebbene paj
ganico: Pi qcuI este p rupi trini t e se havvi
allegria è quella che ei è intimala dal
Salmo: Elidiate pisli in Domino ma i,; giusti smi pochi, ed i più lian bisogno di
affliggersi. E come non vi ha cosa più
contraria al piacere clic 1 afflizione, lascio
considerare a chi ha fior di senno, se una
musica altamente allegra armonizzi collo
stalo, o colle necessità de’ veri credenti. j
Dunque mi si dirà, la musica sacra 1
debbe essere affliggente? Si signori; anzi
affliggeultissima che no, ne fa d’uopo di
maraviglie. Ed in primo luogo conviene
intendere cotesta afflizione nel suo significalo.
Essa non è mica i afflizione del!
mondo, non è già la ridicola malinconia i
che le arpe della scena ci vanno insinuando,
o nutrendo, ohibò. Essa è una di
quelle forinole incomprensibili agli avven- li
turati, ai gaudenti del secolo: Beati (pii.
higent... Beati quelli che piangono - Guar- I
diamo un poco, dove, dopo tante teorie h
sulla felicita, si e andata a domiciliare la
beatitudine? Nel lutto e nel pianto...! Ora,
come la musica è una delle nodrici della |
felicità, bisogna che abbia pazienza, allorché
accompagna la liturgia, di accordarsi
coi gemili de’ beati, e faccia così onorevole
ammenda delle tante dissonanze clic
va intrecciando in teatro per esprimere
l’allegria moderna. In secondo luogo bisogna
badare al complemento della forinola:
Saranno consolati. Ecco il gran divario
che passa tra 1 afflizione evangelica, yév.
e la tristezza terrena. E la musica perciò foVv
dopo la mestizia fa sentire questa spe- V