Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/32

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— SSavvertir sempre anche in mezzo alle oscurità, che la musica vuol essere affettuosa, devota,semplice e pienad unzione. Con questa regola non si può sbagliare. E quando si crede che la sacra armonia è una parola religiosa, un motto di più che si dice al cristiano, un simbolo che Io solleva alla contemplazione, allora tutto si trova facile, e chiaro. Inoltre è mestiere che il maestro sludj anche la liturgia in quei casi in cui soltanto sinfonie, mottetti, armonie senza canto accompagnano i riti. Musica stromentale insignificante disdice molto alla chiesa, dove tutto collima ad un punto solo. quale è quello di rappresentare ai scusi del fedele il mistero che è celebrato in questa o quella solennità. Una Messa es. gr. accompagnala da armonia, o pezzi concertali esige dalla musica I accordo di que sentimenti e di quel doloroso processo che il sagrifizio dell" altare va sviluppando nelle varie sue ceremonie. Tre parti bisogna sempre distinguere: dall’z/ztroito al Sanctus^ da questo alla Continuinone, poi il ringraziamento. Ciascuna di esse parti richiede diversi colori di armonia e melodia, diverso uso di stromenti, differente riimo; perchè primo sarà musica che raccoglie, concentra, ajuta a pregare, poi sarà un andante pieno d affetto, e dolore; da ultimo come un inno di grazie un pezzo d’allegria temperala. Il qual processo sarà molto più facile al suonato!’ dell’organo, come a colui che suonando a fantasia, e solo a muovere la multiplicité de’ suoni e de struménti, può di leggieri accordarsi agli ecclesiastici riti. Ilo parlato ultimamente dell’abuso di questo stromenlo, ho fatto notare le profane voci che se uè sogliono cavare; ora aggiungerò che non basta astenersi dalle profanità, non basta eseguire musica grave e devota,- ma è d’uopo che l’organista adatti alla liturgia le sue sonate. Una cosa che sopra modo debbo opporsi ai bisogni dei preganti è quando od alla Elevazione, o alla Benedizione odonsi motivi troppo spiccati ed elaborati, od un fragoroso registro urta di fronte il sentimento che in siffatte circostanze si prova. Io dico che 1 organo è il solo stromenlo degno della maestà della religione; e quando mi fa udire i suoi ripieni mi ricorda sempre o la legge del Sinai, o il fragore del Cenacolo. Ma non è mestieri ridurlo solo all’officio di scuoterci e spaventarci. Il Vangelo ora ci spaventa, e minaccia, ora ci ammonisce, ci consola, suonatori di studiar bene 1 arte loro? Mi pare che da non la bella e divina musica sia stata pochi anni in qua abbarado allo moderna © savano per modi. (1) Vedi la Bévue Musicale pubblicata dal sig. Fétis, toni. Ili, IV e V. loro note corrispondenti nella scala del tenore: pio e di base alle loro dimostrazioni, e che dopo avere così iniziati gli allievi loro ai primi principi! della musica, essi passtudio degli altri ci mescola i pili teneri affetti; il che fa pure la Chiesa colla varietà della liturgia; così che f organista ha qui innanzi un modello da seguire senza timore d’errare. Ma ripeto che bisogna studiare. E non è pur questo uno de’ presenti bisogni, la necessità che hanno i maestri ed i stanza vilipesa e profanata, e che tempo ormai sarebbe da restituirle il suo lustro e decoro, e tirarla su, e farla parlare da senno. La quale riforma ove volesse incominciare dal santuario, dall antica culla, cioè, dell arte musicale, la sarebbe non solo un esordio di buon augurio, ma la più giusta soddisfazione che si darebbe all’arte medesima. Se il buon esempio viene dalla Chiesa, saniranno quanto prima, ed in modo, che rimanderanno gli inni e le sequenze e gli organi al santuario, contenti solo ad una


musica profana che.significhi e migliori. Perchè al postutto ella è questa la conclusione che dobbiam dedurre da tutti questi articoli quali e’si sieno: La musica debbe essere significativa e migliorativa, due qualità inseparabili. Quando essa esprime il buono, il bello, il vero, il giusto, il naturale, I onesto non può a meno di migliorarci, e questo è l’effetto della espressione. Allorché la musica non ci dirà mente, ma solo ci solleticherà i timpani, sebben male alcuno non ci faccia, mai non ci potrà perfezionare nel bene, siccome quella che non ce lo farà assaporare. Il compimento della casalinga educazione, 1 assennato ed onesto sollievo de’ teatri, i religiosi affetti che debbe svegliare in chiesa, abbiam veduto essere i soli e semplici offici suoi. Chi la tira ad altro, chi la torse alla via di perdizione, chi la vitupera e la profana colle scempiaggini e le adulterine lusinghe non intende musica, non sente bontà e sublimità, ignora i più nobili affetti, e si fa reo d empietà al tribunale della Divina ineffabile bellezza. NOTIZIE STORICHE DILLI MUSICA DE’ GRECI Articolo VI. (Vedi Gazzetta Musicale Anno 1, Anno II, pag. 174. Anno HI. pag. 121, 462. pag. 1, 9. Nella musica de’ Greci vi erano cinque j modi principali: il dorico, il lidio. W frigio., Veolio^ e l’ionio li cui nomi, come può ciascuno di per sè comprendere, derivavano da quelli di alcune contrade dell’Asia; lo che mostra che le antiche cognizioni de Greci in opere di musica loro pervennero dall’Oriente. V i erano ancora modi inlermedii; alcuni autori ne stabiliscono il numero a quindici; Aristossene li ridusse a tredici, ed altri scrittori a dodici. Il modo dorico era il più grave, il frigio occupava lo spazio di mezzo, e il lidio era il più acuto. Gli altri due modi riempivano gli intervalli che si trovavano fra quelli dei quali abbiam detto testé; così il modo ionio era collocato fra il dorico e il frigio, e il modo eolio fra il frigio e il lidio. Il modo dorico era di carattere grave e veemente ed animava gli ascoltatori. L’eolio era maestoso, l’ionio duro ed austero; il frigio era dato alle cerimonie religiose; e il lidio era dolce e voluttuoso. 11 seguente esempio rappresenta 1 oltacordo di Piltagora col nome delle corde e Il sistema musicale de’ Greci comprendeva i suoni, gli intervalli.* le mutazioni^ la melopea e la ritmopea. I suoni formano la base della melodia e dell’armonia, e possono considerarsi come i primi elementi della musica. Gli intervalli contrassegnano la distanza che passa fra i differenti suoni. Il più piccolo intervallo nella musica dei (SQ ‘ Greci era il diesis enarmonico, o la quarta parte d un tuono. La parola mutazione indica il cangiamento di genere, di modo, di misura o di movimento. La melopea è l’arte della composizione del canto o più CI accuratamente parlando, comprende gli z’zztervalli e la mutazione. Il ritmo degli antichi era al tutto differente dal ritmo moderno. Esso era determinalo dalle sillabe lunghe o brevi della loro poesia. ed altra varietà non offriva che quella che potevano produrre i differenti metri poetici. Prima di Terpandro, le greche melodie, del pari che quelle dell’Egitto e della Giudea. si trasmettevano solamente per mezzo della tradizione a memoria. La nota o notazione inventata da lui e in seguito perfezionata consisteva senza più nell’uso delle lettere dell’alfabeto applicato ai suoni della musica. Una parte di queste lettere erano a rovescio, altre mozzate o tronche: ed alcune finalmente conservavano la propria forma primitiva. Questo sistema a noi pare alquanto più complicato e difficile di quello che sia la moderna notazione. Gli scrittori non sulle difficoltà del s’accordano neppure sistema di notazione dei Greci. 11 signor Perne, che ha pubblicato anni fa una memoria sulla musica de’ Greci (1), riduce a poco il numero de’ caratteri o segni di notazione che da alcuni autori era stato portato a seicentoventisei. Essi dicono che i Greci avevano composto colle ventiquattro lettere del loro alfabeto cenloquarantacinque caratteri di musica. Il sig. Perne riduce questo numero a novanta, la metà dei (inali erano consacrati alla voce, l’altra metà agli stromenti; ciò porta che solamente quarantacinque erano da conoscersi, secondo che si studia o la istrumentale o la musica vocale. Egli tenta ancora di dimostrare che per uso de’ musici in generale quarantaquattro caratteri bastavano, ventidue per la voce e ventidue per gli stromenti. Questo dotto ci assicura di più che i Greci avevano un metodo semplice ed uniforme per insegnare il loro sistema generale, il quale consisteva nello scegliere fra i loro quindici modi quello chiamato lidio nella scala diatonica, per servire d’esemOggidì non si hanno che quattro esemplari dell’anlica musica dei Greci. Tre di questi pezzi sono inni consociati a Calliope, ad Apollo e a Nemesi. Questi furono trovati fra le carte del celebre arcivescovo Usher. 11 quarto fu scoperto dal P. Rircher in un monastero presso a Messina. Esso consiste negli otto primi versi della prima oda di Pindaro, messi in musica con caratteri corrispondenti a quelli attribuiti da Alifio al modo lidio, il quale presso Platone era così particolarmente consacrato ad inspirare teneri affetti, che egli ne proibisce 1 uso nella sua Repubblica. Questi esemplari sono stati resi di pubblica ragione da Burette e dal dott. Burney. L’inno a Calliope è stato, non ha molto, tradotto dal greco, e il sig. I-F. Danneley vi ha messo un accompagnamento. Questo è stato pubblicalo nella ventinovesima parte della Enciclopedia di Londra^ artic. Musica. Il